Non una
valigia come tante altre, sgualcita e usurata ai bordi e con la lampo mal
funzionante e maledettamente incastrata in un lembo sottile di tessuto. Non una
valigia come tante altre, destinata ad un viaggio tanto desiderato in terre
remote o tropicali, dalle quali porteremo a casa preziosi souvenir da donare a
conoscenti per sfoggiare palesemente l’affetto provato. Non una valigia come
tante altre, colma di vestiti che conservano ancora straordinariamente l’odore
di costosi profumi che inebriano l’aria circostante, permettendoci di essere
diversi e contraddistinguibili. Una valigia diversa, soprattutto per il
contenuto custodito al suo interno, la Vita di un bambino. La mano salda di un
uomo sembra afferrare e avvinghiare completamente il manico, manifestando
esplicitamente il timore e l’angoscia che susseguendosi rapidamente non
lasciano tregua. Una creatura sembra riposare tranquillamente, assaporando
poche ore di sonno mentre l’uomo incede con un passo cadenzato e scandito.
Cerca di conferire stabilità ed equilibro all’oggetto che impugna. Dicono che
da piccoli ci si addormenti ovunque. Nonostante il cielo stesse profondando,
nonostante il ricordo del fischio delle bombe lanciate e scagliate contro la
loro terra fosse ancora inesorabilmente vivo e presente nella loro memoria,
nonostante il tempo sembrava essersi definitivamente fermato, nonostante la
vita sembrava non avesse più un senso, quel bambino era riuscito ad
addormentarsi. La foto è stata scattata alla periferia di Damasco e documenta
l’esodo da un quartiere di nome Ghouta, dove sono morte cento persone
sotto le bombe di Assad. Un padre e un figlio. Soli, senza fissa dimora, senza
cibo, senza certezze, senza speranza, senza una parte della loro famiglia che
non è riuscita a sopravvivere a quel conflitto bellico rimanendo sommersa e
incastrata nelle macerie delle loro stesse abitazioni che, sprofondando,
avevano sepolto le loro vite. La crudeltà, la brutalità dell’uomo si trasforma
in immagini che appaiono ai nostri occhi con una marcata dose di violenza in
grado di scalfire le nostre anime e il nostro sentimento. Aylan, Omran, questi
sono solo alcuni dei nomi di persone divenute parte integrante della nostra condizione esistenziale in seguito a eventi catastrofici che hanno mutato le nostre coscienze, costringendoci
a fare i conti con il nostro sistema di pensiero, costringendoci ad assumere e
adottare una posizione maggiormente comprensiva nei confronti dei profughi,
costringendoci a specchiarci negli occhi di chi perde la vita fuggendo dalla
propria terra natia, costringendoci a essere uomini e donne in grado di far
fronte a problematiche che ciclicamente si ripresentano nel tempo. Domani
probabilmente ci scorderemo di questa immagine, domani tutto ritornerà come
prima. Probabilmente penseremo a noi stessi, alle nostre preoccupazioni, alla
nostra volontà di realizzarci spegnendo i sogni degli altri, al nostro infinito
desiderio di essere persone celebri. Domani tutto ritornerà all'assoluta
monotonia che solo una vita vissuta senza emozioni, sentimenti e passioni
possiede. Ci sveglieremo e trascorreremo la
Domenica insieme ai nostri famigliari, guardando la nostra fiction televisiva
preferita. In Siria domani un bambino si sveglierà, si accorgerà forse di aver
dormito in una scomoda valigia utilizzata in modo improvvisato come una culla
di modeste dimensioni, vedrà suo padre con il volto rigato dalle lacrime e
penserà che da quel momento la sua vita non sarà mai più la stessa.
Per Sempre.
Francesco
Pivetta
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