giovedì 22 marzo 2018

Prefazione del progetto editoriale “Il Tuo Riflesso"




Fare memoria, lasciare parlare la Storia, imparare dal passato

“Post Fata Resurgo”, questo il motto della Fenice, il quale tradotto in italiano assumerebbe il seguente significato: dopo la morte torno ad alzarmi.
La Fenice, dunque, risorge dalle sue stesse ceneri, trasmettendo simbolicamente un messaggio di forte speranza e di crescita. Riemergere dalle proprie ceneri significa elaborare interiormente le avversità che sopraggiungono quotidianamente, trasformandole e applicando l’esito di queste mutazioni ai principi sui quali si ergono modelli di vita personali, con l’intento di migliorare la propria condizione esistenziale. Attraverso gli ostacoli presenti sul cammino della nostra vita infatti, si possono fabbricare dei piccoli mattoncini, proprio come facevano i nostri antenati, edificando un castello imponente, una vita degna di essere vissuta come quella di Giuseppe Pivetta. La cenere, la sofferenza, i cocci del nostro cuore, i residui delle nostre delusioni, anche se non ci crediamo subito, diverranno la base della nostra forza. Il volo della Fenice, che dalle sue ceneri si ricrea con quel fuoco vitale che la avvolge, diviene un’immagine straordinaria di positività e di vita.
“Nel cuore di questa civile Europa – scriveva Primo Levi nella Testimonianza per Eichmann – è stato sognato un sogno demenziale, quello di edificare un impero su milioni di cadaveri e di schiavi. Il verbo è stato bandito sulle piazze: pochissimi hanno rifiutato, e sono stati stroncati, tutti gli altri hanno acconsentito, parte con ribrezzo, parte con indifferenza, parte con entusiasmo. Non è stato solo un sogno, l'impero, un effimero impero, è stato edificato; i cadaveri e gli schiavi ci sono stati”.
Uno degli obiettivi fissati da chi scrive questo genere letterario è riscontrabile nell'impegno attivo per tramandare alle giovani generazioni la memoria storica e umana attraverso la scrittura e la cultura.
Si tratta di un obiettivo fondamentale che diviene sempre più importante di fronte alla distanza temporale crescente che ci separa da quei fatti, alla scomparsa dei testimoni e della loro memoria vivente, di fronte al tentativo di cancellazione della memoria e della storia operata attraverso le tesi revisioniste o negazioniste.
L'obiettivo è quello di rinnovare la memoria e, partendo da una pagina tragica della storia del Novecento, richiamare la riflessione dei giovani sulla lotta al razzismo anche nella società contemporanea per contribuire alla costruzione dei valori comuni nell'Europa di domani.
Non bisogna confondere la memoria con il ricordo.
Il ricordo è un pezzo del passato isolato dal suo contesto, messo in una cornice. La memoria è invece il senso, il significato profondo di una vicenda passata e lo sforzo di raccordarla al presente. La memoria comporta sempre una fatica, spesso dolorosa, il ricordo no, il ricordo è passività. La memoria è uno sforzo ed un passaggio essenziale per capire, per mettere a confronto la forza della propria coscienza e dei propri valori di fronte ai fatti della Storia, di fronte alla terribile banalità del male e all'indifferenza che allora fu di milioni di uomini in Italia ed in Europa e che ha rischiato di riproporsi di fronte ad eccidi o a genocidi che si sono perpetrati ancora nel mondo, dopo la fine di quella tragedia che si è inverata per un lungo arco temporale.
Conoscere e capire sino in fondo ciò che accadde negli anni della discriminazione e dell'indifferenza, approfondire le riflessioni sulle responsabilità, capire le ragioni della rimozione di questi eventi dalla memoria costituiscono gli elementi indispensabili per la costruzione di un nucleo di valori comuni attorno ai quali far crescere e rafforzare l'identità di un popolo, che sia da tutti condivisa, perché il nostro Paese possa avere più forza umana e civile.
Questo libro sulla storia personale di Giuseppe Pivetta è un'iniziativa che si affianca all'importante contributo delle comunità di sopravvissuti alle guerre italiane ed europee con lo scopo di diffondere le singole storie personali, in particolare attraverso la letteratura e la proposta di visite nei luoghi della grande guerra.
Conoscere i fatti e i luoghi di questa pagina della nostra Storia significa anche offrire alla riflessione delle giovani generazioni un elemento fondamentale per comprendere la storia di questo secolo.
Il confronto diretto con i “monumenti” silenziosi ed agghiaccianti dello sterminio – dalle carte dei censimenti agli edifici dell'annientamento fisico degli ebrei, dei prigionieri politici, degli zingari, dei portatori di handicap fisici e psichici, degli omosessuali – insegnano ai giovani la necessità di “entrare nel nuovo secolo” forti di una “ragione” moderna, che non può essere più la razionalità assolutistica, cui affidarsi ciecamente, ma una ragione guidata dal principio di responsabilità dell'uomo di fronte a se stesso e di fronte agli altri umani.
Io credo che questo libro sia il modo concreto con cui la nostra generazione fa propria la considerazione di Gershom Scholem che, alcuni anni fa, dichiarò: “Per quanto sublime possa essere l'arte del dimenticare noi non possiamo praticarla” (Ebrei e tedeschi, 1966).
Sui lager si è scritto più che altro sul principio di discriminazione. Eppure Auschwitz non sarebbe esistito senza quel principio. Auschwitz nel suo universo di dolore pianificato e indicibile ci sembra non possa mai più tornare. Ma la discriminazione che è alla sua radice, invece sì; a volte la vediamo sulle strade, negli stadi di calcio, qualche volta persino nelle scuole e allora anche la fiducia nella non ripetibilità di Auschwitz si incrina.
Il razzismo, infatti, è forse proprio l'aspetto del fascismo e del nazismo che può ritornare e che può diventare lo scoglio più duro perché il futuro sarà sempre più improntato alla multietnicità.
Uno dei caratteri fondamentali dell'umanità nei prossimi decenni infatti sarà il fenomeno migratorio.
All'emigrazione “povera”, fatta di persone che sfuggono alla fame, alla miseria, alla persecuzione, si sommerà un'emigrazione “ricca”, costituita da masse di professionisti capaci che sceglieranno nel mondo i lavori più soddisfacenti e più retribuiti. Per queste ragioni la multietnicità è il futuro del mondo ed i Paesi più forti nell'economia, nella scienza e nella cultura saranno e sono già oggi i Paesi con un più alto coefficiente di multietnicità. Ma non tutti comprendono che questo è il futuro e che questo futuro, che dev'essere affrontato con serenità e fermezza, deve essere governato e non respinto.
È una consapevolezza che dobbiamo contribuire insieme a far crescere nel Paese.
Sicurezza delle città e l’integrazione dei cittadini non comunitari nel nostro Paese, non sono obiettivi contrapposti, sono entrambi parte fondamentale di una politica dell'immigrazione moderna, che affronta i problemi con senso della realtà ed è capace di risolverli.
Chi ha paura o non capisce può diventare razzista.
Nel mondo di oggi ciascuno di noi può diventare improvvisamente minoranza, per il suo aspetto fisico, per le sue scelte sessuali, per la sua fede religiosa o per l'assenza di fede religiosa, per il suo stile di vita. Apparteniamo tutti in realtà ad una somma di minoranze o, meglio, apparteniamo a maggioranze o minoranze fluide che possono improvvisamente cambiare di segno, a seconda del momento, delle condizioni sociali e culturali.
Più che mai oggi è attuale, per dare concretezza alla democrazia, il richiamo alla lotta contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione.
Non si tratta di riaffermare il vecchio concetto di tolleranza, che presuppone la divisione in tollerati e tolleranti. Occorre costruire il concetto ed il costume della convivenza tra diversi che si rispettano reciprocamente.
Dobbiamo conquistare il valore della convivenza e del rispetto reciproco anche di chi, invece, è convinto di difendersi con il rifiuto e la diffidenza verso coloro che ritiene essere diversi da sé. Non dobbiamo essere razzisti contro i razzisti.
In questo modo possiamo concretamente sperare che non si costruiscano, ancora, dei nemici. Insieme dobbiamo condividere l'impegno affinché nel presente e nel futuro essere diversi non significhi mai più essere discriminati.
La capacità di lottare contro la discriminazione che costituisce la più grave forma di iniquità sociale è uno dei capisaldi della dignità di un popolo che ha memoria del suo passato.
Sta al nostro impegno comune far divenire la memoria uno dei cardini nella formazione culturale ed umana delle generazioni che non hanno conosciuto direttamente le due guerre mondiali, il totalitarismo nelle sue varie sfumature e colori attraverso quella trasmissione di valori, sentimenti, ideali che danno un senso alla vita e permettono che la vita abbia un senso.

Don Mussie Zerai



Sinossi del progetto editoriale:

Un’avvincente testimonianza offertaci dall’inaspettato e sorprendente ritrovamento, e dall’inedita pubblicazione, di un diario di guerra redatto da un militare italiano deportato nel campo di prigionia nazista di Neuengamme e un dialogo tra un Internato Militare Italiano (I.M.I.), miracolosamente sopravvissuto allo sterminio nazista, e suo nipote, in cui le atrocità e le barbarie commesse nei lager nazisti nei confronti dell’intera umanità vengono rappresentate attraverso l’utilizzo di un linguaggio metaforico: questi sono gli elementi caratterizzanti de “Il Tuo Riflesso”. Dopo settant’anni, nei quali il diario di guerra fu segretamente conservato, la scoperta di una narrazione storiografica così fluida e scorrevole ci permette di immedesimarci all’interno del quadro storico, sociale, culturale e politico del tempo, prendendo indirettamente parte al racconto, permeato di sentimenti individuali fusi con gli eventi storici narrati. Questo libro si prefigge l’intento di divulgare alcune Pagine e Parole di Vita sperando che possano giungere all’interesse delle nuove generazioni, alle quali è affidata la difesa della libertà collettiva e della democrazia, affinché si possa definitivamente scongiurare la possibilità che, nel nome di un’ideologia errata si verifichino, ripresentandosi, catastrofici eventi e comportamenti inumani come quelli perpetrati dal Terzo Reich per sterminare, annientare e sopprimere innocenti.

Francesco Pivetta

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