Quello di
Don Mussie Zerai, Padre Mosè, non è un numero di telefono qualsiasi.
È l'appiglio
estremo, l'ultima traccia di umanità alla quale aggrapparsi per i molti che
affrontano il Viaggio della Speranza.
Dalle "carrette" del mare, dai container arroventati nel cuore del deserto del Sahara,
dalla straziante realtà dei lager libici, dalle carceri egiziane in cui vige un
sistema di violenza che sfocia nella pura omertà o dagli isolati campi profughi
del Sudan nei quali il tempo sembra essersi definitivamente fermato, i migranti
chiamano e Don Mussie Zerai risponde.
Sempre.
Allerta la
Marina Militare perché soccorra i barconi, si mette in contatto con le famiglie
per ritrovare le tracce perdute, conforta e raccoglie le invocazioni.
Migrante tra
i migranti, ha compiuto il suo Viaggio da Asmara a Roma nel 1992 e da quel
preciso istante il suo prezioso impegno nel sociale non si è più arrestato,
divenendo di rilevante e notevole entità.
Il suo
legame con emarginati e immigrati è cominciato alla stazione Termini, dove in
tanti cercavano soccorso e rifugio e dove Mussie Zerai ha trovato la sua strada,
facendosi aiutare e aiutando a sua volta gli altri.
In questi
anni sofferti e turbolenti in cui l'Italia da porto di partenza si è
trasformata in punto di approdo, il suo nome è diventato sempre più noto.
Soprannominato ''L'Angelo dei Profughi'', candidato al Premio Nobel per la Pace nel
2015, definito ''Pioniere'' dal "Time", autore insieme a Giuseppe Carrisi del progetto editoriale "Padre Mosè. Nel Viaggio della Disperazione il suo numero di telefono è l'ultima speranza" pubblicato dalla nota casa editrice "Giunti Editore" e inserito in seguito a ricerche condotte
da differenti agenzie d'informazione tra le cento personalità più influenti del
2016, Mussie Zerai ormai non è più solo.
Ogni giorno
è concretamente e attivamente presente all'interno del tessuto sociale: offre
aiuto e denuncia, portando alla luce tragedie e drammi dimenticati, ma anche
responsabilità, silenzi e omissioni.
La sua voce,
come la sua volontà, è sempre ferma: ''È una sfida da accettare senza
esitazioni, perché è in gioco il modo stesso dello 'stare insieme' che si è
data la democrazia. Se non si accetta questa sfida, si rischia di imboccare una
strada in ripida discesa, alla fine della quale vi è il buco nero della
negazione dei diritti fondamentali dell'uomo. Perché oggi tocca ai profughi e
ai migranti. E domani?''.
Uomo di
straordinaria e profonda cultura e di spiccata sensibilità relativa i problemi
che duramente attanagliano e affliggono la nostra società contemporanea nel
corso dell'incedere del tempo, Don Mussie Zerai ha rilasciato un'intervista
televisiva alle telecamere della redazione giornalistica "Fanpage.it",
nella quale la vita privata de "L'Angelo dei Profughi" si fonde in
perfetto connubio con i progetti umanitari promossi e supportati dall'Agenzia
Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, istituita il 31 Marzo 2006 con
l'obiettivo di svolgere attività di volontariato esclusivamente per fini di
solidarietà in favore di richiedenti asilo, rifugiati, beneficiari di
protezione umanitaria presenti in Italia senza alcuno scopo di lucro e di
remunerazione.
L'Agenzia
realizza iniziative sociali, culturali ed educative volte a favorire
l’integrazione degli immigrati sul territorio nazionale e specifiche attività
di sostegno a progetti volti al rimpatrio, assicurando ai migranti, ai profughi e ai rifugiati assistenza
amministrativa, legale, di formazione specialistica e servizi in sintonia con
lo scopo associativo.
L'Organizzazione Non Governativa ha
altresì lo scopo di sviluppare e partecipare ad attività di solidarietà e di
lotta contro il razzismo, le discriminazioni e l’emarginazione sociale,
tutelando i principi fondamentali sanciti dalle convenzioni internazionali, in
particolare la "Convenzione Europea per i Diritti Umani e la salvaguardia delle Libertà Fondamentali".
"Dove
non c'è rispetto per i diritti umani - dico i diritti inalienabili, inerenti
all'uomo in quanto uomo -, non ci può essere pace, perché ogni violazione della
dignità personale favorisce il rancore e lo spirito di vendetta."
- Cit. Papa Giovanni Paolo II
- Cit. Papa Giovanni Paolo II
Link
dell'intervista: https://www.youtube.com/watch?v=mFnZQt7b5sk
Francesco
Pivetta
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