giovedì 29 gennaio 2009

IMMIGRATI, SCONTRI IN PIAZZA A TORINO FERITI AGENTI E UN GIOVANE DEI CENTRI SOCIALI

Cariche della Polizia, ieri sera in piazza Castello, il cuore di Torino, contro un centinaio di dimostranti, italiani e profughi africani, che spingevano, scandendo slogan minacciosi, tentando di entrare in Prefettura. Sei agenti e un giovane dei centri sociali sono rimasti feriti, i manifestanti sono poi stati dispersi con l'uso di lacrimogeni. Gli incidenti sono scoppiati dopo un corteo partito dal Municipio di Torino, al quale ha partecipato un centinaio di persone, immigrati africani e giovani dell'area antagonista che chiedono «aiuti concreti ai rifugiati politici» che da mesi occupano due edifici di Torino, uno comunale e un altro di proprietà privata. Nel pomeriggio di ieri due assessori comunali avevano ricevuto una delegazione dei dimostranti, senza, tuttavia, riuscire a soddisfare le loro richieste. Negli scontri sei agenti di polizia, cinque del reparto mobile e uno delle volanti, sono stati colpiti con pietre e bastoni e medicati al pronto soccorso per ferite lacero contuse alle gambe e contusioni. Ferito anche un dimostrante. Contro gli uffici della Prefettura sono stati scagliati un cassonetto dei rifiuti, lanciati cubetti di porfido e blocchi di neve ghiacciata. I manifestanti accusano la polizia: «Il nostro corteo - dice un esponente del Comitato di solidarietà profughi e migranti - è stato aggredito selvaggiamente. C'è un unico filo che unisce quello che è successo a Massa e a Lampedusa con l'aggressione a Torino. E nessuno vuole sentire le ragioni dei rifugiati politici, stufi di vivere nell'isolamento totale». Stando al racconto degli agenti in servizio alla Prefettura, si è trattato invece di un vero assalto respinto dalle forze dell'ordine intervenute in gran numero. La Digos ha sequestrato cubetti di porfido, pezzi di legno e metallo, un tombino, una pala e altri oggetti che i manifestanti hanno scagliato contro le forze dell'ordine, dopo avere distrutto alcune panchine e rovesciato cassonetti e cartelli stradali. La situazione è tornata alla piena normalità nella tarda serata: i manifestanti sono tornati negli edifici occupati, in via Bologna e corso Peschiera, dove vivono, complessivamente, circa 300 immigrati da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. Le indagini sono coordinate dalla Digos

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