domenica 24 ottobre 2010
Case schedate per controllare gli immigrati il prefetto dice stop al censimento razzista
Il sindaco di Gavardo, nel Bresciano, costretto a tornare sui sui passi e a resettare l'ordinanza
Tempo fa aveva imposto ai dipendenti comunali l'attenti militare di fronte a qualsiasi autorità dal nostro inviato PAOLO BERIZZI
GAVARDO (BRESCIA) - E il sindaco, alla fine, fece retromarcia. Basta con la schedatura delle case degli immigrati. Basta censimento mirato nelle zone del paese dove abitano gli stranieri, e stop anche ai questionari "invasivi" sui locatari (o proprietari) e i loro ospiti. C'è voluto l'intervento della Prefettura di Brescia per convincere Emanuele Vezzola, primo cittadino di Gavardo, 11 mila abitanti in Val Sabbia, a ritornare sui suoi passi e a resettare l'ordinanza con la quale si era inventato un modo tutto suo per controllare gli immigrati e scoraggiare la residenza straniera.
La trovata anagrafica del Comune - denunciata da Repubblica - consisteva in un'interpretazione a dir poco creativa delle norme "in materia di iscrizione anagrafica nel registro della popolazione". E cioè: obbligare gli abitanti vecchi e nuovi di alcune zone del paese (quelle dove si concentra la popolazione immigrata) a sottoporsi a controlli da parte dei vigili sulla "idoneità abitativa" e le "condizioni igienicosanitarie" dell'immobile. La stessa cosa avrebbero dovuto fare, in base al provvedimento adottato dall'amministrazione, se e quando avessero ospitato qualche straniero. In quel caso non si sarebbero dovuti limitare a darne comunicazione entro 48 ore (come prevede la legge). Ma per far felice il sindaco avrebbero dovuto persino specificare la durata e il termine dell'ospitalità, il numero e il tipo di persone accolte in base alla capienza dell'alloggio, e i dati catastali dell'immobile.
Un po' troppo, insomma. Per stigmatizzare l'ordinanza del sindaco pdl Vezzola (già noto per avere imposto ai dipendenti comunali l'attenti militare di fronte a qualsiasi autorità di passaggio in municipio) si era mosso l'Unar, l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero della pari opportunità. Che in una lettera (nella quale si invitava il primo cittadino a correggere il tiro) aveva definito il provvedimento discriminatorio e in grave conflitto con il "principio di parità di trattamento". Soprattutto nella parte riguardante l'ospitalità.
Di fronte alle lettere arrivate dal ministero della Carfagna, Vezzola sembrava voler tirare dritto. Ma una settimana fa è intervenuta la Prefettura. Che ha chiesto al sindaco di Gavardo di rivedere l'ordinanza adeguandola alle disposizioni contenute nel testo unico sull'immigrazione. E così è stato.
Il Comune fa sapere che "le disposizioni in oggetto cesseranno i loro effetti il 10 novembre 2010". E che "in sede di eventuale reiterazione, saranno apportate le necessarie modifiche eliminando eventuali criticità". Soddisfatta la Cgil bresciana, che aveva segnalato il caso. "Era l'ennesima operazione politica tesa a rendere impossibile la vita agli immigrati - dice il segretario della Camera del lavoro, Damiano Galletti - per fortuna è stata stoppata. Nel nostro territorio c'è una regia del centrodestra, in particolare della Lega, per la quale gli stranieri non devono avere gli stessi diritti degli italiani".
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