martedì 19 ottobre 2010
A Rosarno le arance sono mature ma non ci saranno i migranti a raccoglierle
Un anno dopo gli scontri nel centro calabrese, la polizia è in allerta per combattere il lavoro nero, ma questo non aiuta chi un lavoro non lo trova. Oltre tutto l'agricoltura non va benissimo. Ancora non si riesce a capire se la frutta verrà raccolta o no. Nessun progetto del governo in vista. Le iniziative del volontariato
di GIULIA CERINO
ROSARNO - E' passato quasi un anno. E a Rosarno non è cambiato nulla. Anzi. "La situazione è peggiorata- dice Don Pino De Masi, responsabile dell'associazione Libera - i ghetti non ci sono più, quindi non ci sarà nemmeno un tetto dove i migranti potranno ripararsi dalla pioggia o prendere l'acqua potabile. La polizia è in allerta perché deve evitare in ogni modo il lavoro nero, il che è bene ma non aiuta di certo chi un lavoro non lo trova e in più l'agricoltura non va benissimo. Per quest'anno - dice ancora il sacerdote - non siamo ancora riusciti a capire se le arance si raccoglieranno o no. Insomma, siamo al punto di partenza".
"L'inverno fa paura". Don Pino conosce bene la Piana di Gioia Tauro e si ricorda dell'anno scorso, quando i lavoratori stranieri impiegati nella raccolta degli agrumi hanno ribaltato la città, bruciando macchine e cassonetti, hanno protestato contro l'indifferenza che aleggiava intorno alla loro posizione di braccianti-schiavi, sfruttati nella raccolta delle arance dai caporali calabresi. Era guerra civile. E per Libera, in vista del prossimo inverno, c'è il rischio che le cose si metteranno anche peggio. Forse non ci saranno uomini feriti e disordini nelle strade. Ma questa volta, come l'altra volta,"l'emergenza è soprattutto umanitaria".
Ne arriveranno solo 500. E aggiunge: "Infatti, l'unica cosa che è cambiata dall'anno scorso è il numero degli immigrati attesi per la raccolta. Saranno 500 circa e non più 2500". L'arrivo della stagione fredda a Rosarno fa paura. E anche dalla politica cominciano ad alzarsi alcune voci, isolate. Ignazio Messina, deputato e commissario calabrese per l'Idv, ha parlato in una riunione presieduta dal prefetto di Reggio Calabria dove erano presenti alcuni sindaci della piana di Gioia Tauro e le forze dell'ordine, per "mettere in evidenza quello che è un rischio concreto che si può verificare anche quest'anno". Alla riunione c'era anche Don Pino. Lui sa che ogni anno nella Piana di Gioia Tauro arrivano circa duemila immigrati, mentre pare che il lavoro disponibile oggi sia soltanto per poche centinaia di lavoratori.
Rosarno, nessun progetto in vista. E c'è di più. A far temere una Rosarno bis, ci si mette anche il fallimento di vecchi progetti sociali iniziati, mai finiti, naufragati o dai risultati irrisori. Come quello inaugurato nel 2007, con il quale, con un solenne protocollo alla Prefettura di Reggio Calabria, si decise di trasformare la "Cartiera", una delle fabbriche in disuso dove vivevano gli immigrati, in un centro d'aggregazione sociale. Non se ne fece nulla e per anni gli africani passarono gli inverni dormendo tra i cartoni. O come l'appalto pubblico vinto da una ditta privata per costruire container che accogliessero gli immigrati senza tetto. Il progetto naufragò dopo meno di due mesi a causa del ricorso dell'impresa arrivata seconda.
I box doccia di Maroni. Poi, fu il momento del ministro Maroni che stanziò 200 mila euro per i box doccia dell'Opera Sila, l'altro lager-accampamento di Rosarno. Per le associazioni di volontariato si trattò di una spesa "irrisoria", per nulla paragonabile a quella investita nell'ultimo progetto sociale inaugurato pochi mesi fa dal ministero dell'Interno nell'ambito del Pon Sicurezza. Il progetto Obiettivo 2.5 1 è l'unica iniziativa sponsorizzata dallo Stato italiano, da quando si è scatenata la protesta, nel dicembre-gennaio dell'anno scorso. Il piano prevede che la Beton Medma di Rosarno, il cementificio confiscato al clan dei Bellocco, venga smantellato per fare posto ad un edificio da 60 posti letto con uno spazio dedicato all'intrattenimento e supporto scolastico dei bambini, uno sportello sociale ed uno per la formazione professionale. Per un costo di 2 milioni di euro stanziati da Stato e Unione europea. Il cantiere è già stato aperto. Peccato però che l'inverno sia già alle porte mentre, per completare i lavori - spiega il Pon - ci vorrà più di un anno.
Il volontariato in allerta. Ecco perché a nella Piana si teme il peggio. Ed ecco perché il mondo del volontariato ha già iniziato a rimboccarsi le maniche. Caritas, Tenda di Abramo, Rete antirazzista romana, DaSud e Action sono solo alcune delle associazioni e onlus che per quest'inverno hanno avuto un'idea: fare rete e monitorare le zone "a rischio" della Piana, seguendo gli immigrati da vicino, verificando le condizioni abitative e lavorative affinché, pur senza un tetto dove ripararsi, non subiscano sfruttamenti. L'associazione DaSud, per esempio, oltre alla sede romana dove ha aperto una sorta di assemblea permanente (con associazioni, partiti, movimenti, centri sociali, artisti) per tenere alta l'attenzione su Rosarno lavora attivamente nella Piana, combatte il lavoro nero e, attraverso il web, si muove per valorizzare le vertenze dei migranti, trovare gli alloggi e lavori dignitosi. Ma DaSud non è sola.
Lontano dai riflettori. Ma conosciutissimo in terra calabrese, l'Osservatorio migranti africalabria 2 è il movimento di volontari che nella Piana ha sempre fatto il lavoro sporco. "Facciamo quello che dovrebbe fare lo Stato - spiega Giuseppe Pugliese - rappresentante dell'associazione a Rosarno. Portiamo la corrente elettrica nelle case-accampamenti degli immigrati, li andiamo a prendere con le macchine, forniamo acqua potabile, andiamo al discount e cerchiamo di fornirgli tutto il necessario. L'abbiamo fatto l'anno scorso e lo rifaremo ma non solo in caso di scontri e guerriglia. Noi lo facciamo sempre". I primi migranti africani in cerca di lavoro sono già arrivati. Ora dormono nelle macchine. A Rosarno invece, quest'anno, tutto è ancora fermo.
Gli africani salveranno Rosarno. "I prefetti se ne andranno perché a novembre il comune, sciolto per mafia dal 10 dicembre 2008 per due volte consecutive, tornarà al voto. Medici senza frontiere - conclude Pugliese - ha comunicato che non verrà. Contiamo invece di contattare Emergency". Intanto su Facebook l'Osservatorio ha aperto da ormai quasi un anno un gruppo che sta registrando un boom di iscritti: "Gli africani salveranno Rosarno" si propone soprattutto di combattere il razzismo. Online, infatti, sono tanti i "post" di solidarietà. Ma tra un messaggio e l'altro, compare anche qualche testimonianza diretta. Come questa: "L'anno scorso ero lì. Io c'ero. Se potessi me ne andrei in Francia. Ho il permesso di soggiorno ma non ho i soldi per il biglietto. Per questo, quest'anno forse tornerò a raccogliere mandarini. Ma davvero per mangiare devo essere trattato da animale? Forse allora preferisco morire di fame".
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