giovedì 29 gennaio 2009
INTERVIEW-Djibouti will resist war with Eritrea - president
Djibouti will not be drawn into war with Eritrea
* President wants to use legal means to settle border row
* Says Eritrea's problems are with Ethiopia, not Djibouti
By David Clarke
DJIBOUTI, Jan 29 (Reuters) - Djibouti will not be pushed into war with its Horn of Africa neighbour Eritrea and will exhaust all legal means to settle a long-running border row, the Djibouti president said in an interview.
The two nations, on a crucial shipping lane linking Europe to Asia, clashed in June after Djibouti accused Eritrea of moving troops across the border. Eritrea denies the accusations. A dozen Djiboutian soldiers were killed in the fighting.
The United Nations' Security Council passed a resolution on Jan. 14 giving Eritrea five weeks to withdraw its forces from the Red Sea coastal area of Ras Doumeira and Doumeira Island -- a demand quickly rejected by Asmara.
"They want to lure us into war. But we will not do it. We will exhaust all the legal solutions," Djibouti's President Ismail Omar Guelleh, 61, told Reuters in an interview at the colonial-era presidential palace on Wednesday.
Djibouti hosts France's largest military base in Africa and also a major U.S. base. The country's modern port is used by foreign navies patrolling the busy shipping lanes off the coast of Somalia to fight piracy.
The former French colony of some 800,000 people, which also borders Somalia, is the main route to the sea for Ethiopia -- Eritrea's arch enemy and Washington's chief regional ally.
Guelleh said Eritrean President Isaias Afwerki would most likely try and block a U.N. team from visiting the disputed area to compile a report for Secretary General Ban Ki-moon once the five-week deadline was up.
"Because what interests him is Ethiopia. It's not working. He has problems with Ethiopia, but not us. Why is he making us the hostages?" said Guelleh.
He said Eritrea was now trying to court Iran by sending ministerial delegations to the Islamic Republic, perhaps with a view to sending Washington a warning message.
"But they are not listening. He's going to lose there as well. You don't win by threatening people," said Guelleh.
Critics say Eritrea has isolated itself, is a danger to security in the Horn of Africa and is acting as a destabilising force in both Ethiopia and Somalia.
But Asmara says it has long been the victim of pro-Ethiopian prejudice and unfair meddling by the international community, particularly in its border dispute with Addis Ababa.
Djibouti has been Ethiopia's main gateway for imports and exports since it lost the ports of Assab and Masawa when Eritrea won its independence in the early 1990s after a 30-year war.
The U.N. Security Council demanded in its resolution earlier this month that Eritrea acknowledge its border dispute with Djibouti and participate in diplomatic efforts to resolve it.
Asmara accuses Security Council members of ignoring what it called breaches of international law by Ethiopia, with which it fought a 1998-2000 border war that killed 70,000 people.
IMMIGRATI, SCONTRI IN PIAZZA A TORINO FERITI AGENTI E UN GIOVANE DEI CENTRI SOCIALI
Cariche della Polizia, ieri sera in piazza Castello, il cuore di Torino, contro un centinaio di dimostranti, italiani e profughi africani, che spingevano, scandendo slogan minacciosi, tentando di entrare in Prefettura. Sei agenti e un giovane dei centri sociali sono rimasti feriti, i manifestanti sono poi stati dispersi con l'uso di lacrimogeni. Gli incidenti sono scoppiati dopo un corteo partito dal Municipio di Torino, al quale ha partecipato un centinaio di persone, immigrati africani e giovani dell'area antagonista che chiedono «aiuti concreti ai rifugiati politici» che da mesi occupano due edifici di Torino, uno comunale e un altro di proprietà privata. Nel pomeriggio di ieri due assessori comunali avevano ricevuto una delegazione dei dimostranti, senza, tuttavia, riuscire a soddisfare le loro richieste. Negli scontri sei agenti di polizia, cinque del reparto mobile e uno delle volanti, sono stati colpiti con pietre e bastoni e medicati al pronto soccorso per ferite lacero contuse alle gambe e contusioni. Ferito anche un dimostrante. Contro gli uffici della Prefettura sono stati scagliati un cassonetto dei rifiuti, lanciati cubetti di porfido e blocchi di neve ghiacciata. I manifestanti accusano la polizia: «Il nostro corteo - dice un esponente del Comitato di solidarietà profughi e migranti - è stato aggredito selvaggiamente. C'è un unico filo che unisce quello che è successo a Massa e a Lampedusa con l'aggressione a Torino. E nessuno vuole sentire le ragioni dei rifugiati politici, stufi di vivere nell'isolamento totale». Stando al racconto degli agenti in servizio alla Prefettura, si è trattato invece di un vero assalto respinto dalle forze dell'ordine intervenute in gran numero. La Digos ha sequestrato cubetti di porfido, pezzi di legno e metallo, un tombino, una pala e altri oggetti che i manifestanti hanno scagliato contro le forze dell'ordine, dopo avere distrutto alcune panchine e rovesciato cassonetti e cartelli stradali. La situazione è tornata alla piena normalità nella tarda serata: i manifestanti sono tornati negli edifici occupati, in via Bologna e corso Peschiera, dove vivono, complessivamente, circa 300 immigrati da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. Le indagini sono coordinate dalla Digos
Lampedusa, Stc: 2.646 minori ospitati nel centro accoglienza
Roma, 27 gen (Velino) - Un dossier di Save the Children fa il punto sulla tutela e accoglienza dei minori migranti a Lampedusa, e dice no a espulsioni prima che sia accertato che il migrante non sia minorenne. Nonostante ...
In base al documento è emerso che sui migranti giunti nel centro nel 2008, l’8,4 per cento (2.646) è costituito da minori, provenienti spesso da aree afflitte da guerre o teatro di gravi violazioni...
Secondo il dossier sul totale dei migranti adulti, l’86 per cento è costituito da uomini e il 14 per cento da donne e provengono in prevalenza da Tunisia (24 per cento), Nigeria (21), Eritrea (12) ...
Per quanto riguarda i paesi di provenienza dei minori, Egitto (25 per cento), Eritrea (15), Nigeria (13), Territori palestinesi (11) e Somalia (9) sono le nazionalità più rappresentate; ma non manc...
Secondo il dossier, nel corso del 2008 le condizioni di accoglienza del centro di Lampedusa si sono rivelate spesso critiche. Il centro, che ha un numero massimo di 804 posti è arrivato ad ospitare...
“Secondo Save the Children è importante che vengano utilizzati più metodi combinati per l’accertamento dell’età, che l’accertamento venga realizzato solo in caso di dubbio fondato, che venga sempre...
Somali ed eritrei occupano l'Aurelia a Massa tafferugli con la polizia
Il traffico è andato in tilt, carica degli agenti per togliere il gruppo dalla strada
In cinquanta tra somali ed eritrei ieri mattina hanno bloccato l´Aurelia dentro Massa. Mentre il traffico della cittadina andava in tilt, polizia e carabinieri invitavano gli immigrati a farsi da parte, a interrompere la manifestazione non autorizzata. Dopo tre richieste ufficiali inascoltate le forze dell´ordine sono intervenute per disperdere il gruppetto. «Non si è trattato di una carica», sottolinea il questore di Massa Paul Nash. Qualche immigrato si è allontanato, altri si sono presi per mano per non essere spostati. «Hanno tirato calci e pugni. Un poliziotto è svenuto per un colpo al basso ventre. Un altro si è preso un pugno in faccia». Sono volate alcune manganellate. Una immigrata si è fatta curare al pronto soccorso, dove le hanno dato tre giorni di prognosi. Alla fine 28 persone sono state portate in questura e denunciate per la manifestazione non autorizzata e per non aver rispettato la richiesta di sciogliere il presidio. Alcuni sono stati denunciati anche per resistenza e lesioni, reati contestati anche ad un immigrato che è stato arrestato.
I profughi che ieri hanno manifestato sono circa la metà degli ospiti del centro della Croce Rossa di Marina di Massa. Sono arrivati ad agosto da Lampedusa, quando la grande quantità di sbarchi di richiedenti asilo spinse il governo ad aprire strutture di emergenza in mezza Italia. Aspettano un permesso di asilo che gli permetterebbe di andarsene, qualcuno di loro intente riunirsi a parenti che vivono in altri paesi europei. Proprio la gran quantità di arrivi degli ultimi mesi allunga i tempi, dando vita al malumore degli extracomunitari. A Massa con la manifestazione di ieri volevano sollecitare le autorità ad esaminare le loro richieste di permesso di soggiorno velocemente. E´ stato anche annunciato uno sciopero della fame. Ieri mattina, per mediare tra le forze dell´ordine e i richiedenti asilo sono arrivati anche il vicesindaco di Massa, Martina Nardi, e il prefetto Carlo Striccoli che ha proposto un incontro immediato con una delegazione dei manifestanti per discutere del problema. Gli immigrati però volevano un rappresentante dell´Onu.
La protesta di Massa è stata liquidata dal ministro dell´interno Roberto Maroni come «una manifestazione non autorizzata come tante in Italia». Il ministro dell´interno ci ha tenuto a precisare che vengono «garantiti al 200% i diritti di chi chiede asilo. Chi ha i requisiti viene accolto come prevedono le convenzioni internazionali». Da Lampedusa, ha spiegato, vengono trasferiti i minori e i rifugiati.
Solidarietà agli immigrati viene espressa da Ornella De Zordo di Unaltracittà. «La protesta dei richiedenti asilo somali ed eritrei in atto in queste ore a Massa mostra ancora una volta come le istituzioni italiane siano culturalmente e politicamente inadeguate ad affrontare temi come i diritti umani e la dignità della persona. Chi fugge da una guerra, e la Somalia e l´Eritrea sono due paesi considerati ad alto rischio dallo stesso ministero degli esteri italiano non può essere considerato come un delinquente e recluso per mesi in strutture fatiscenti, sovraffollate, che più volte gli organismi internazionali hanno bollato come disumane». La struttura di Marina di Massa non è un Cpt, ma un centro da cui gli immigrati che aspettano l´asilo possono entrare ed uscire quando vogliono rispettando gli orari dei pasti e di chiusura notturna, spiegano dalla questura. «Gli scontri di Massa sono la triste conseguenza di quanto già accaduto a Lampedusa», sostiene Fabio Evangelisti dell´Idv.
Immigrazione: medici, no 'emendamento-spie'
ROMA - Poche volte si sono sentiti cosi' uniti e in sintonia i medici di tutte le associazioni, orientamenti e schieramenti. E' un "no" forte e deciso quello che rivolgono all'emendamento, che sarà votato martedì 3 febbraio al Senato, e che vuole eliminare il divieto di segnalazione alle autorità degli immigrati che si rivolgono alle strutture sanitarie. Perché, come recita lo slogan della campagna lanciata oggi da Medici senza frontiere (Msf) con altre associazioni, "siamo medici e infermieri, non siamo spie".
Medici, infermieri, ostetriche, giuristi e associazioni hanno deciso di muoversi e lanciare un appello ai senatori che martedì dovranno votare l'emendamento, che era stato prima presentato in commissione Affari costituzionali e Giustizia al Senato, poi ritirato al momento del voto e in seguito stralciato in due per l'esame dell'aula di Palazzo Madama.
"Questo emendamento, se passerà - ha detto Kostas Moschochoritis, presidente di Msf Italia - rischia di creare un clima di paura e diffidenza, riducendo l'accesso alle strutture sanitarie". Tanti i motivi per dire no al provvedimento, come hanno spiegato i vari esponenti di questo 'fronte del no'. Può tramutarsi in un "boomerang per la tutela della salute collettiva", dice Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), che ricorda come "in una società moderna, civile e in pace, l'accesso alle cure deve costituire ovunque e sempre un'area protetta di solidarietà e umanità".
Gli immigrati arriveranno in ospedale quando sarà troppo tardi, avverte Salvatore Geraci della Società italiana di medicina di migrazione, "e la patologia ormai grave, con costi e assistenza senz'altro maggiori per il Ssn e pericoli di diffusione di infezioni anche per la sanità pubblica".
Intanto, lo spauracchio di questo provvedimento ha già colpito, visto che da novembre fino a oggi c'é stato un calo del 30% circa di tutti i migranti che si recano nelle strutture ospedaliere e nei vari ambulatori, come segnala l'Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi). La campagna 'Divieto di segnalazione' si concluderà lunedì 2 febbraio, prima del voto in Senato, e prevede anche una fiaccolata davanti a Montecitorio dalle 17.30 alle 20. Chi volesse aderire all'appello potrà farlo sul sito www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it.
Già 86 tra associazioni e rappresentanti della società civile lo hanno fatto, tra cui i collegi delle ostetriche, l'istituto di Igiene della Cattolica di Roma, i Collegi degli infermieri, Medicina democratica, Arci, Stefano Rodotà, Cuamm-Medici per l'Africa, Cisp-Sviluppo dei popoli, la Comunità di S.Egidio.
lunedì 19 gennaio 2009
Eritrea/ Asmara respinge ultimatum Onu su Gibuti
Risoluzione chiede ritiro truppe entro 5 settimane
16 gen. (Apcom) - L'Eritrea ha respinto la risoluzione 1862 dell'Onu che chiede ad Asmara di ritirare le sue truppe entro cinque settimane da una zona di confine contesa con la Repubblica di Gibuti.
Sotto pesanti pressioni di potenze egoiste, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato contro l'Eritrea una risoluzione poco riflettuta, ingiusta e inutile", afferma il testo del ministero degli Esteri. L'Eritrea "non può evidentemente accettare una risoluzione che gli chiede di ritirare le sue forze dal suo territorio", continua il testo.
Due giorni fa, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha concesso cinque settimane di tempo all'Eritrea per ritirare le sue truppe dalla zona di Ras Doumeira e dell'isola di Doumeira, al confine con Gibuti, un'area strategica alle porte del Mar Rosso teatro da oltre un decennio di tensioni e scontri tra i due paesi. Lo riferisce l'agenzia Misna. Gli ultimi combattimenti, preceduti da denunce di sconfinamenti da parte dei militari eritrei, si erano verificati nel giugno dello scorso anno, con diverse vittime e feriti.
ERITREA: RISOLUZIONE ONU, ASMARA SI RITIRI DA CONFINE CON GIBUTI
(ASCA-AFP) - New York, 14 gen - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha dato all'Eritrea cinque settimane per ritirare le proprie forze da un'area contestata lungo il confine con Gibuti e ha chiesto che Asmara inizi a discutere con il suo vicino per una soluzione della disputa.
L'organismo di 15 membri ha addottato all'unanimita' una risoluzione che chiede all'Eritrea di ''ritirare le sue forze e tutto il loro armamento nelle posizioni dello status quo precedente e di garantire che non ci sia alcuna presenza o attivita' militare nell'area dell'isola di Ras Doumeira dove si e' verificato il conflitto'' lo scorso giugno.
Ras Doumeira e' una zona di Gibuti al confine con l'Eritrea che si affaccia su un tratto di mare di notevole importanza strategica: l'imboccatura meridionale del Mar Rosso, passaggio obbligato per tutte le navi da e per Suez.
IMMIGRAZIONE: ISMU, OLTRE 4 MLN, RADDOPPIATI GLI IRREGOLARI (2)
(AGI) - Milano, 19 gen. - Il rapporto conferma la supremazia delle regioni del Centro-Nord, dove si concentra il 90% delle presenze immigrate, ma la novita' del 2008 e' un significativo flusso netto in uscita dalle grandi citta': tra i 45 comuni con oltre 100mila abitanti, i due terzi circa presentano saldi negativi rispetto ai movimenti interni del territorio nazionale. Con l'aumento degli immigrati, mostrano incrementi anche i trend su imprenditorialita' e criminalita': tra il 2000 e il 2007 nelle aziende italiane le cariche sociali ricoperte da nati in Paesi non comunitari sono passate da circa 156mila a 384mila, l'incremento e' del 145,6%; per quanto rigurda, invece, i dati sulla criminalita', nel 2007 il 35% delle segnalazioni di reati riguarda stranieri. Al 30 giugno 2008 su 55.057 carcerati, 20.617 erano stranieri (37,4): e' il dato piu' alto di tutti i tempi. "Questa edizione del rapporto - ha spiegato Gian Carlo Blangiardo dell'Universita' Bicocca di Milano - da un lato conferma la velocita' di crescita degli immigrati, dall'altro da' la sensazione che sia ora di cominciare a pensare che si debba entrare negli aspetti qualitativi del fenomento. Bisogna mettere in discussione l'assioma della convenienza: gli immigrati non possono risolvere i problemi dell'Italia, ne' da un punto di vista lavorativo, ne' demografico di natalita', ne' rispetto alle questioni di welfare. Per quanto riguarda i numeri, secondo dati Istat, nel 2030 presumibilmente gli immigrati presenti in Italia saranno circa 8 milioni: in vista di questo scenario bisgona impegnarsi per cercare di favorire i processi di integrazione fin dall'origine, intervenendo, ad esempio, su un minimo di conoscenza della societa' che sta accolgiendo. C'e' un principio generale - ha concluso Blangiardo - ed e' quello dell'accoglienza razionale: aperti si' ma con buonsenso".
favorire pacifica convivenza etnie, culture e religioni
CITTA' DEL VATICANO, 18 GEN. 2009 (VIS). Oggi, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato, durante la recita dell'Angelus di mezzogiorno con i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, la figura di San Paolo "migrante, Apostolo delle genti".
A San Paolo "grande missionario itinerante del Vangelo", ha detto il Papa è dedicata quest'anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. "Quando si convertì da persecutore dei cristiani in apostolo del Vangelo" - ha detto il Santo Padre - "Paolo divenne 'ambasciatore' di Cristo risorto per farlo conoscere a tutti, nella convinzione che in Lui tutti i popoli sono chiamati a formare la grande famiglia dei figli di Dio".
"Questa è anche la missione della Chiesa, più che mai in questo nostro tempo di globalizzazione. Come cristiani, non possiamo non avvertire il bisogno di trasmettere il messaggio d'amore di Gesù specialmente a quanti non lo conoscono, oppure si trovano in situazioni difficili e dolorose. Oggi penso particolarmente ai migranti. (...) Vorrei assicurare che la comunità cristiana guarda ad ogni persona e ad ogni famiglia con attenzione, e chiede a San Paolo la forza di un rinnovato slancio per favorire, in ogni parte del mondo, la pacifica convivenza tra uomini e donne di etnie, culture e religioni diverse".
"Ognuno di noi" - ha proseguito il Pontefice - " secondo la propria vocazione e là dove vive e lavora, è chiamato a testimoniare il Vangelo, con una cura più grande per quei fratelli e sorelle che da altri Paesi, per diversi motivi, sono venuti a vivere in mezzo a noi, valorizzando così il fenomeno delle migrazioni come occasione di incontro tra civiltà. Preghiamo ed agiamo perché questo avvenga sempre in modo pacifico e costruttivo, nel rispetto e nel dialogo, prevenendo ogni tentazione di conflitto e di sopraffazione".
"Desidero aggiungere una parola speciale per i marittimi e i pescatori" - ha detto infine il Santo Padre - "che vivono da qualche tempo maggiori disagi. Oltre alle abituali difficoltà, essi subiscono restrizioni per scendere a terra e accogliere a bordo i cappellani, come pure affrontano i rischi della pirateria e i danni della pesca illegale. Esprimo ad essi la mia vicinanza e l'augurio che la loro generosità, nelle attività di soccorso in mare, sia ricompensata da maggiore considerazione".
"Penso infine all'Incontro Mondiale delle Famiglie" - ha detto infine il Pontefice - "che si conclude oggi a Città del Messico, e alla Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani che inizia proprio oggi. Cari fratelli e sorelle, per tutte queste intenzioni vi invito a pregare, invocando la materna intercessione della Vergine Maria".
sabato 17 gennaio 2009
APPELLO PER LA COSTRUZIONE DI UNA MOBILITAZIONE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA IL 19 ED IL 31 GENNAIO
E’ in corso al Senato la discussione del “Pacchetto sicurezza” (DdL 733), che provocherà una grande trasformazione del quadro normativo italiano, già fortemente repressivo e discrezionale nel suo impianto. Le norme contenute nel Pacchetto, infatti, prevedono una politica esplicitamente fondata su misure segregazioniste e razziste per le persone migranti, con o senza permesso di soggiorno, le prime ad essere additate come figure pericolose e causa di “allarme sociale”, e su nuove ed ancora più drastiche misure repressive contro chiunque produca conflitto e non rientri dentro le strette maglie del controllo.
Questo è solo l’ultimo passo di un disegno politico che, attraverso una serie di leggi, ha portato ad crescente restringimento delle libertà di tutte e tutti, tramite la criminalizzazione del dissenso e degli stili di vita.
Dietro la loro sicurezza si nasconde la volontà di non affrontare la precarietà di vita che coinvolge tutte e tutti noi: il razzismo e la paura vengono usati per farci rassegnare a queste condizioni e farci restare chiuse e chiusi in casa e nei nostri luoghi di lavoro. Usare il razzismo e la paura come strumento di pacificazione sociale ha portato alla proposta di legalizzare le ronde dirette a reprimere i comportamenti giudicati “non conformi” ed alla reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
L’obbligo di dimostrare l’idoneità alloggiativa per ottenere l’iscrizione anagrafica colpisce migranti, senzatetto, occupanti di casa e chiunque non possa permettersi un’abitazione “idonea”. Le norme anti-graffito e l’inasprimento delle norme per il reato di danneggiamento, colpiscono tutti i cittadini e le cittadine che non si adeguano alla retorica del “decoro urbano”.
Questo delirio securitario esplode mentre i governi decidono di sostenere le aziende e le banche in difficoltà, invece di pensare a nuove poltiche sociali di sostegno alla cittadinanza colpita dalla crisi. Scaricando, tra l’altro, tutto il lavoro di cura sulle donne: in quest’ottica, l’unica immigrazione che sembra piacere è quella delle “badanti”. Ai sindaci ed ai prefetti sceriffo si attribuiscono nuovi poteri, mentre il Ddl Carfagna criminalizza e stigmatizza le persone prostituite, imponendo norme di comportamento a tutte e tutti. La loro soluzione alla crisi è il governo della paura. La risposta, in Italia come in Europa, da Milano a Castelvolturno, da Atene a Malmöe…è stata un grido di rabbia e libertà:
NON ACCETTIAMO LA SOCIETA’ DEL RAZZISMO, DELLO SFRUTTAMENTO E DEL CONTROLLO!
Crediamo sia importante continuare a stare in piazza oggi per rifiutare questo stati di cose e rivendicare libertà, diritti ed autodeterminazione.
-Contro il Pacchetto sicurezza ed i modello di società che propone
-Per l’abolizione immediata della legge Bossi-Fini, perché perdere il lavoro a causa della crisi rappresenta per le persone migranti una condanna alla clandestinità
-per la regolarizzazione di tutte e tutti
-Contro il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, dispositivo di controllo che imprigiona le persone migranti e rende precaria la vita di tutte e tutti
-Contro la criminalizzazione di chi fugge da guerre e persecuzioni
-Contro le classi separate per i bambini e le bambine stranier@
-Contro la militarizzazione dei confini, delle città e delle strade
-Contro l’ansia e la paura in cui vorrebbero farci vivere
-Per ripensare insieme un’idea di cittadinanza che garantisca a tutt@ i diritti fondamentali e la libertà di scelta e di movimento…
LUNEDI’ 19 GENNAIO,
DALLE ORE 10:00,SIT-IN SOTTO IL SENATO
ore 12:00 CONFERENZA STAMPA
VENERDI' 23 GENNAIO
ASSEMBLEA CITTADINA
ore 19:00 Occupazione di Via Volturno
SABATO 31 GENNAIO
CORTEO CITTADINO A ROMA,
appuntamento alle 14:30 in
Piazza di Porta Maggiore
Il percorso autorganizzato di costruzione delle mobilitazioni ha visto la crescente partecipazione di numerose realtà: dai e dalle migranti di Castelvolturno, agli studenti ed alle studentesse, alle scuole in mobilitazione, ai movimenti di donne, femministe e lesbiche, ai comitati di cittadini e cittadine, di lavoratori e lavoratrici, ad artiste ed artisti, ai/alle rifugiat@ ed ai/alle richiedenti asilo.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare, a moltiplicare le iniziative anche nelle altre città ed a coordinarci per dare più voce alla nostra rabbia.
NOI NON ABBIAMO PAURA!
Rete contro il pacchetto sicurezza
giovedì 15 gennaio 2009
Nel 2008 arrivati sulle nostre coste 37 mila immigrati senza un visto
Gli approdi in quattro regioni sono stati 665 contro i 614 dell’anno precedente
Immigrazione, le rotte del record
Nel 2008 arrivati sulle nostre coste 37 mila clandestini Non solo Lampedusa, la Sardegna è la nuova meta
Doveva essere l’anno della svolta con la politica che annuncia misure drastiche e i trafficanti di uomini che scelgono rotte alternative. E invece il 2008 ha segnato il record di sbarchi di clandestini con barconi carichi di persone approdati sulle nostre coste addirittura in pieno inverno. Migliaia di disperati che hanno sfidato il tempo brutto e il mare grosso pur di lasciarsi alle spalle la miseria e le privazioni che erano costretti a subire nelle loro terre.
Sono i numeri a dimostrare che senza un accordo vero con la Libia l’Italia rischia di andare in emergenza per accogliere chi — pur non avendo i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno — intraprende questi viaggi al limite della sopportazione pur di provare a sognare una vita migliore. Uomini, donne e soprattutto tantissimi bambini. Minori che partono anche senza genitori, affidati allo scafista di turno da chi sa di non poter assicurare loro alcun futuro e compie un ultimo tentativo per sottrarli a una vita di stenti. Lampedusa si conferma punto di approdo privilegiato, ma una nuova strada si è aperta. Un tragitto che dall’Africa porta direttamente in Sardegna dove negli ultimi dodici mesi, su un totale di 665 sbarchi in tutta la penisola, se ne sono registrati ben 110.
L’arrivo da Stati in guerra
Sono 36.952 gli stranieri giunti in Italia nel 2008: 30.314 sono uomini, 3.939 donne e 2.708 hanno meno di 18 anni. Per avere la percezione dell’aumento basti pensare che lo scorso anno erano stati 20.455 di cui 16.993 uomini, 1.282 donne e 2.180 minori. La maggior parte proviene dalla Tunisia (7.503 persone) poi ci sono i nigeriani (6.362), i somali (5.258) e gli eritrei (3.942). Nessuno di questi Paesi ha firmato trattati di riammissione con il governo, dunque non è possibile pianificare i rimpatri. In ogni caso si tratta di Stati dove ci sono guerre civili e bisogna valutare di concedere l’asilo politico a chi fugge. Rapporti ben diversi esistono con l’Egitto da dove sono partiti 2.257 clandestini: le autorità del Cairo accettano il rientro in patria di chi ha varcato i confini italiani senza permesso. A Lampedusa ci sono stati 397 sbarchi per un totale di 30.657 persone. Una cifra record se rapportata al resto dell’Italia, ma anche allo scorso anno quando gli arrivi furono molto meno della metà: 11.749. In realtà a leggere le tabelle si scopre che durante il 2007 la gestione delle politiche dell’immigrazione ha portato a un flusso di arrivi costante ma molto contenuto, con una cifra minima rispetto a quella registrata nel 2005 e nel 2006. Adesso a preoccupare gli esperti è appunto la Sardegna, perché i numeri sono ancora bassi, ma l’apertura della rotta può rappresentare una nuova emergenza per il futuro. Sono 1.621 i clandestini approdati sull’isola negli ultimi dodici mesi: 1.621 uomini, 1.566 donne e 33 minori. In Calabria ne sono sbarcati la metà, 663, e in Puglia appena 127.
La novità: i viaggi d’inverno
Durante la sua visita in Sicilia di qualche giorno fa il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha assicurato che nel 2009 «a Lampedusa arriveranno soltanto turisti». Al momento le strutture sono in emergenza perché la maggior parte degli stranieri giunti nelle ultime settimane hanno chiesto lo status di rifugiati. E soprattutto perché, sulla base dell’esperienza degli anni precedenti, nessuno aveva previsto un flusso così massiccio nell’ultima parte dell’anno quando sono arrivati sull’isola dai 400 ai 600 immigrati ogni settimana. Agli inizi di dicembre scorso è stato lo stesso responsabile del dipartimento Immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone, a lanciare l’allarme. «Per la prima volta — ha sottolineato — abbiamo un "boom" di sbarchi invernali e la situazione è molto pesante perché continuano nonostante le avverse condizioni climatiche. Abbiamo 1.000 persone ospitate, mentre gli altri anni nello stesso periodo il Centro era quasi vuoto. Questo dimostra che siamo in forte difficoltà, anche perché tutte le strutture sono piene ed è impossibile pure predisporre le necessarie misure di manutenzione degli immobili per far fronte ai prevedibili, nuovi sbarchi della prossima stagione estiva ».
Il nodo libico
Gli spiragli che sembrano essersi aperti nelle ultime ore nel rapporto con la Libia non rendono comunque tranquilli i responsabili del settore. Perché da anni le autorità di Tripoli manifestano buona volontà, ma prendono tempo appena si chiede di avviare i pattugliamenti congiunti davanti alle loro coste e adesso si attende di sapere se davvero sarà rispettata la nuova scadenza fissata agli inizi di marzo. Gli esperti sono convinti che soltanto controlli rigorosi sulle partenze possono consentire di regolare i flussi e limitare l’ingresso dei clandestini. Di fronte a questi numeri la gestione dell’accoglienza rischia infatti di arrivare al collasso, anche perché bisogna provvedere alle procedure per chi richiede asilo politico. Tra gennaio e novembre 2008 sono state presentate 26.892 istanze.
Fiorenza Sarzanini
15 gennaio 2009
Chi paga? Qua Nessuno è Clandestino!
Un provvedimento veramente inutile! sanzione che non pagherà mai nessuno, per che non ne hanno 5 o 10 mila euro da dare alla Lega, quando gli immigrati arrivano in condizioni disperate. Trane che la Lega non voglia introdurre nella leggislazione di questo paese i lavori forzati per rifarsi del mancato pagamento delle sanzione da parte dei immigrati che sbarcano nelle coste Italiane.
Perché il senato spreca il tempo e il denaro pubblico per fare provvedimenti che non servono a nulla, utili solo per fini di propaganda a sua volta utile solo a fomentare intolleranza e razzismo a danno dei migranti.
Il reato di immigrazione "clandestina" a messo che esista un essere umano clandestino sulla terra, la dove ce libertà di movimento delle persone non esiste clandestinità.
Ma l'Italia con leggi di questa spcie vuole negare la libertà di movimento ad alcuni esseri umani che appartengo a determinate condizioni sociali. Il diritto ad asilo politico che fine farà? il richiedente deve prima essere considerato criminale quindi pagare la sanzione per poi presentare la sua richiesta di asilo, come funziona? La solidarietà tra esseri umani non ha bisogno di permessi o visti di ingresso. Un cittadino deve essere libero di aiutare una persona in difficoltà, come nel caso dei pescatori che vedono persone che rischiano la vita in mare non possono aiutarle perché lo stato li punisce per favoreggiamento al immigrazione clandestina, questo e disumano. Assistiamo ad una regressione civica e giuridica dell'Italia.
Mosè
"La norma, contenuta nel ddl, prevede una sanzione da 5mila a 10mila euro
per gli stranieri che entrano e soggiornano illegalmente nel nostro Paese
Sicurezza, il Senato approva il reato
di immigrazione clandestina
La Lega esulta. L'opposizione: "Provvedimento inutile e dannoso"
Sicurezza, il Senato approva il reato di immigrazione clandestina
Un barcone carico di immigrati sbarca a Lampedusa
ROMA - L'immigrazione clandestina diventa reato. L'aula del Senato ha approvato l'articolo 19 del disegno di legge sulla sicurezza che considera reato l'ingresso e il soggiorno illegale in Italia. Secondo la norma, lo straniero che entra e risiede senza permesso di soggiorno nel nostro Paese non rischia il carcere, come previsto inizialmente, ma va incontro a una sanzione amministrativa, compresa tra i 5mila e i 10mila euro.
Dopo il voto la Lega ha esultato: "Rivoluzione culturale". Dal centrosinistra, invece, sono arrivati duri attacchi a un testo definito "una norma inutile e dannosa per il Paese". Il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti ha spiegato che "i processi che si dovranno fare a questi clandestini costeranno, secondo i dati messi da disposizione dal Ministero, oltre 400 milioni di euro". In teoria, non appena gli immigrati sbarcheranno dai barconi a Lampedusa, dovrebbe partire l'iter legale con l'obiettivo di arrivare alla riscossione della multa a danno di persone dall'identià incerta e che a stento sono riuscite a raggiungere l'Italia.
Il reato di clandestinità, inserito nel maggio scorso nel pacchetto sicurezza, aveva subito destato critiche da parte dell'Unione Europea, del Vaticano, dell'Associazione nazionale magistrati e dell'opposizione. Nella stesura iniziale del testo si prevedeva "la reclusione da sei mesi a quattro anni". Si poneva, tra gli altri problemi, il rischio del sovraffollamento delle carceri, oltre a quello della mole di processi da tenere. Il ministro dell'Interno Maroni aveva strenuamente difeso il provvedimento ("Non cederemo alle pressioni Ue", aveva detto), mentre il premier Berlusconi era intervenuto con uno dei suoi "stop and go", prima frenando sulla norma e poi negando una marcia indietro. Di fatto, però, il premier sosteneva implicitamente la sua inapplicabilità.
Stasera, dopo l'approvazione, i lavori del Senato sul pacchetto sicurezza si sono interrotti perché è mancato il numero legale. Riprenderanno domani."
martedì 13 gennaio 2009
Gaza: cessate il fuoco e ripresa negoziati
Nel pomeriggio di ieri è stato reso pubblico il testo dell'intervento dell'Arcivescovo Silvano Tomasi, C.S., Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, nel quadro del dibattito in corso nella Nona Sessione Speciale del Consiglio dei Diritti Umani sulla situazione nei Territori Occupati palestinesi e nella Striscia di Gaza.
Il discorso, tenuto il 9 gennaio scorso, ha avuto per tema: "Solidarietà con le popolazioni vittime di una violenza inaudita. Appello per il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati". L'Arcivescovo esprime "la solidarietà della Santa Sede sia alle gente di Gaza, che muore e soffre a causa dell'offensiva militare da parte delle Forze di Difesa Israeliane, sia alla gente di Sderot, Ashkelon ed altre città israeliane che vivono nel costante terrore di attacchi di missili lanciati dai militanti palestinesi dalla Striscia di Gaza, che hanno causato morti e numerosi feriti".
Il Presule ricorda l'iniziativa dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme che hanno dichiarato domenica 4 gennaio, giornata di preghiera per "la fine del conflitto nella Striscia di Gaza e per ristabilire la pace e la giustizia in Terra Santa", e cita anche gli interventi del Papa nell'Angelus della stessa domenica e l'incontro con i rappresentanti del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede dell'8 gennaio scorso, quando Benedetto XVI ha affermato che: "l'opzione militare non una soluzione le a violenza, da qualunque parte provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente".
"E' evidente" - afferma l'Osservatore Permanente della Santa Sede - "che le parti in conflitto non sono in grado di uscire dal circolo vizioso della violenza senza l'aiuto della comunità internazionale che deve perciò assumere le proprie responsabilità, intervenire attivamente per far cessare lo spargimento di sangue, deve provvedere l'accesso all'assistenza umanitaria di emergenza e deve far cessare ogni forma di conflitto".
"Allo stesso tempo, la comunità internazionale deve impegnarsi a rimuovere le cause alla base del conflitto la cui risoluzione si trova soltanto nel quadro di una soluzione duratura del più ampio conflitto fra israeliani e palestinesi, che si fonda sulle risoluzioni internazionali adottate nel corso degli anni".
sabato 10 gennaio 2009
Tasse? Noi Immigrati li paghiamo già!
Forse quelli della Lega non sano o non vogliono sapere. Già oggi un immigrato per avre un permesso di soggiorno o per rinovare il permesso di soggiorno deve sborsa circa 200 euro, cose che non fa nessun cittadino italiano.
Noi immigrati lavoratori già peghiamo le tasse come tutti cittadini di questo paese. Cose che pretende la Lega oggi? La costituzione di questo paese garantisce uguali diritti e doveri a tutti cittadini che vivono dentro i confini nazionali come si puo concigliare allora queste diferenze di trattamento?
La storia ci ha insegnato queste forme di discriminazione, come accadeva ieri a gli Ebrie, Zingari, oggi si vuole colpire l'immigrati con provedimenti e leggi apparentemente innocenti. Queste proposte della Lega o di altri in passato nascondono una volonta di marcare le distanze come se fossimo in un a società divisa per caste.
Un parlamento di un paese civile non puo accogliere proposte indecenti di questo tipo. Fa bene il presidente della camera On. Fini ad invitare la maggioranza a riflettere prima di leggiferare.
Siamo nel 2009 non nel medioevo quando si faceva pagare una tassa per lo straniero o per chi aveva una fede diversa da quella professata dalla maggioranza, per avere la libertà di praticare la propria fede pagavi una tassa. Accade anche oggi in certi paesi islamici nei confronti di cristiani o di altre religioni.
La Lega ci vuole riportarci a queste pessime situazioni di degrado giuridico culturale, con le sue proposte sempre più incivili.
Basta strumentalizzare gli immigrati per propri fini politici miseri. La digità delle persone ha ben altro valore in una socità civile come quella Italiana.
Quelli della lega dovrebbero leggere bene la dichiarazione universale su diritto dell'uomo, la costituzione italiana, anche la carta europea sul diritto dell'uomo.
Noi confidiamo nel parlameto che sapia rigettare queste proposte indegne, si lavori piutosto pre migliorare gli istrumenti di integrazioni per immigrati che vogliono vivere in questo paese rispettando le sue leggi.
Siamo in un paese sedicente cattolico, la maggioranza della popolazione e bene, invitiamo i parlametari della Lega ed altri loro simpatisanti a leggere la dotrina sociale della chiesa, tutti gli isegnamento della chiesa dal concilio vaticano II in qua, sulla dignità umana.
In questo paese oggi l'immigrati sono i veri martiri della pazzienza! non si vede in nessuna altro paese europeo che un immigrato debba attendere un anno di tempo per vedere rinovato il suo permesso di soggiorno, lo stesso vale per rifugiati che già pagano circa 40,00 euro per ogni anno di permesso, oltre che le spese di spedizioni varie alle poste che paga 30,00 euro, più la marca da bolo di 14,00 euro e altri 2,00 per la questura tutto questo per avere in cambbio solo diservizi, perdità di tempo e file interminabili nelle questure con dei trattamenti pessimi da parte della polizia che trovi nei sporteli.
Il ministero dell'interno dovrebbe penssare a come migliorare i servizi offerti per immigrati in vece che di incassare altri soldi dalla povera gente. Quetsa gente già paga il più alto prezzo, sotto tutti punti di vista.
Mosè
Immigrati/ Fava: L'Italia va verso societa' per caste
E a chi è costretto a pagare per dignità spetta ultimo gradino
Roma, 9 gen. (Apcom) - "Con la vergognosa proposta della Lega, accolta con favore dal governo Berlusconi, l'Italia va verso una società per caste. E agli immigrati, costretti a pagare per il diritto alla dignità e all'accoglienza, viene riservato l'ultimo gradino sociale. Si pensa davvero che così si combatte l'immigrazione clandestina? Non scherziamo con la pelle della gente". E' il commento di Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra Democratica alla misura proposta dalla Lega e dalla maggioranza di centrodestra.
Tassa per gli immigrati, Abbiamo gia dato.
«Noi andiamo avanti, il Pdl ha ceduto a provocazioni esterne». Il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Roberto Cota, difende la proposta del Carroccio di chiedere agli immigrati 50 euro per il permesso di soggiorno e una fidejussione di 10 mila euro per aprire una partita Iva. Il deputato leghista ribadisce che si tratta di una scelta «di buon senso» dal momento che per rilasciare i permessi di soggiorno lo Stato «deve mettere in piedi una serie di attività che costano». Cota sostiene che sull'emendamento la maggioranza era d'accordo, «poi sono venute fuori strumentalizzazioni serali». «Il presidente della Camera ha espresso la sua opinione - afferma il capogruppo -, noi continueremo a sostenere le nostre».
L'emendamento della Lega (a firma Claudio D'Amico) fa parte del decreto legge anticrisi. «A decorrere dall'anno 2009 - si legge nel testo - è istituita una tassa di concessione governativa, nella misura di 50 euro, per il rilascio di permessi di soggiorno ai cittadini stranieri e sui rinnovi dei medesimi.
Le relative risorse sono assegnate ad apposito Fondo istituito presso lo Stato di previsione del ministero dell'interno e devolute ai Comuni di residenza dello straniero richiedente il permesso. Le suddette risorse devono essere utilizzate in via prioritaria dai comuni per l'attuazione di politiche sociali di sostegno alle famiglie e per la vigilanza e il controllo del territorio». E dopo che si era parlato del parere favorevole del governo in serata arriva il dietrofront del sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, che in una nota precisa che «non c'è nessun parere favorevole del governo sull'emendamento che prevede l'introduzione di una tassa di 50 euro sul permesso di soggiorno e una fidejussione di 10mila euro per aprire una partita Iva per i cittadini extracomunitari. E ciò per il semplice motivo che il governo stesso è contrario all'aumento delle tasse e non ha alcuna intenzione di scoraggiare la libera intrapresa da parte di chiunque nel territorio nazionale, tanto più in questo difficile momento economico».
Questo dopo una pioggia di critiche sull'ipotesi, a cominciare da quella del presidente della Camera Gianfranco Fini interviene criticando l'emendamento: «Mi auguro che la maggioranza rifletta prima di varare norme che nulla hanno a che vedere con la doverosa lotta all'immigrazione clandestina, e che sono oggettivamente discriminatorie nei confronti dei lavoratori stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale».
E il segretario del Pd, Walter Veltroni, esprime apprezzamento per la presa di posizione del presidente della Camera: «Stiamo nell'ambito di misure ampiamente discriminatorie e con venature razziste». «Per l'emendamento sugli immigrati - ha detto Veltroni parlando nella sede del Pd a Cinecittà - vale esattamente quello che ha detto il presidente Fini. Si tratta evidentemente di una misura discriminatoria».
«È una delle tante stranezze - ha aggiunto Veltroni - di una politica che la destra sta conducendo, che va avanti senza alcun disegno razionale volto creare una società integrata e sicura».
Anche la capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali della Camera, Livia Turco esprime totale dissenso: «Sono norme razziste, discriminatorie e prive di buon senso, che fanno pagare agli immigrati la crisi e che avranno l'effetto di alimentare la clandestinità e l'insicurezza. Il risultato è che avremo un paese più povero e meno civile».
E sottolinea: «Colpisce questo centro destra sempre più subalterno alla cultura leghista della paura che per il timore di essere scavalcato politicamente innesca una guerra tra poveri. Gli emendamenti - sottolinea - non sono altro che una partita di giro tra le fasce più deboli della società. Inoltre - conclude - è pazzesco che si introduca una tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno quando gli immigrati sono già soggetti a enormi costi burocratici e ad attendere tempi lunghissimi che superano i due anni».
domenica 4 gennaio 2009
Il sindaco: "Presenze straniere in calo" Immigrazione e sicurezza, Campoli è ottimista
Sezze (03/01/2009) - Criminalità e immigrazione, questioni e fenomeni non solo in calo, ma che vanno distinti e che comunque non debbono indurre le autorità competenti ad abbassare la guardia. La conferenza stampa di fine anno del sindaco di Sezze, Andrea Campoli, è stata anche l'occasione per tracciare un bilancio e analizzare i due temi, soprattuto il caso criminalità in città dopo i recenti e i nuovi furti registrati a Sezze scalo e in alcune abitazioni nella conca di Suso. Il primo cittadino invita la comunità a non parlare di allarmismo perché i furti avvenuti in questo periodo non corrisponderebbero alle denunce fatte presso la caserma locale dei Carabinieri di Sezze, dove risulterebbe addirittura una sola denuncia. La situazione in materia di sicurezza pubblica sarebbe migliorata e il sindaco ha detto a chiare lettere che "non c'è una particolare emergenza legata a fenomeni di criminalità". Anzi, per essere più precisi, Campoli ha riferito che dall'analisi dai dati in possesso "Sezze è uno dei paesi più tranquilli dell'intera Provincia di Latina". A detta del sindaco, quindi, non deve nascere nessuna psicosi furti perché il fenomeno criminalità se c'è stato in passato è stato comunque ridimensionato grazie alle sinergie messe in atto tra il Comune, tutte le forze dell'ordine della città e la Prefettura. Il tema delle legalità d'altronde resterà centrale nell'agenda dell'attuale amministrazione comunale. Per quanto riguarda i dati sull'immigrazione il sindaco ha comunicato che ad oggi in città risiedono 2400 immigrati regolari di cui 1500 rumeni. La regolarizzazione degli stranieri sta avendo effetti positivi sulla clandestinità, in materia di sfruttamento del lavoro e sugli affitti anche se siamo, in realtà, ben lungi da una stima reale e completa della situazione setina che, da voci insistenti, sarebbe caratterizzata da un mondo sommerso di immigrati irregolari che sfiorerebbe le oltre 6 mila unità, la maggior parte delle quali residenti nel centro storico setino. E proprio sull'ingresso di immigrati in città il sindaco Campoli ha detto che l'ultimo anno è stato caratterizzato da una sorta di inversione di tendenza. Gli immigrati, e soprattutto i rumeni presenti a Sezze, starebbero rientrando in patria, dopo l'immigrazione massiccia degli ultimi anni e ci sarebbe in atto una specie di esodo generale. Difficile e ancora lontana l'integrazione dei soggetti residenti in città con la comunità setina. Rumeni, albanesi e altri stranieri - il più delle volte - preferiscono ritagliarsi un piccolo spazio all'interno della comunità locale, creando così una sorta di microcosmo autonomo e indipendente dalle abitudini e dalle usanze dei sezzesi. In questo l'attuale amministrazione deve fare ancora molto, non bastano sporadici episodi di connivenza e partecipazione agli eventi locali. Serve una politica dell'integrazione che purtroppo ancora non c'è poiché difficile da realizzare.
A.M.
venerdì 2 gennaio 2009
È deceduto l'inglese che nel '40 divenne eroe nazionale dopo la presunta morte
LONDRA (30 dicembre) - Nel 1940 fu dato per morto in Somalia durante un attacco italiano e ricevette, postuma, una delle più alte decorazioni britanniche al valor militare ma in realtà era stato fatto prigioniero e portato in Eritrea.
L'uomo si stupì alquanto quando seppe che in patria era diventato un eroe: protagonista di questa vicenda è un soldato britannico deceduto ora all'età di 97 anni, Eric Wilson, al quale il Times ha reso oggi omaggio con un editoriale, un articolo e un necrologio.
L'eroico capitano Wilson è presto raccontata: era al comando di un'unità di artiglieria (la Somaliland Camel Corps Machingun Company) che l'11 agosto del 1940 fu attaccata dalle truppe italiane vicino a Tug Argan Gap. Il primo giorno dell'offensiva fu ferito ad una spalla e ad un'occhio e quattro giorni dopo cadde nelle mani del nemico. Il comando britannico lo diede per morto, informò della sua “tragica fine” la famiglia e propose con successo che gli fosse assegnata la Victoria Cross per il coraggio mostrato.
Mal in arnese anche perché colpito dalla malaria, il capitano fu portato in Eritrea nel campo di prigionia di Adi Ugri da un'unità di italiani che contribuì non poco all'equivoco perché non informò della sua cattura la Croce Rossa. In prigionia il capitano Wilson rimase esterrefatto quando qualche mese più tardi seppe da un pilota della Royal Air Force appena abbattuto che in patria era stato elevato al rango di eroe.
Il capitano ritornò ufficialmente in vita soltanto nell'aprile del 1941 quando il campo di prigionia in Eritrea - mentre si apprestava a partecipare ad una fuga di massa grazie allo scavo di una galleria - fu occupato dalle forze britanniche. La liberazione gli permise di ritornare al fronte: prima in Africa, dove si trattava di rintuzzare i tedeschi guidati dalla “Volpe del Deserto” Rommel, e poi in Birmania. La fine della seconda guerra mondiale lo sorprese in Uganda.
Tra i pochi decorati con la Victoria Cross (basti pensare che rimangono in vita soltanto nove ex-soldati con quella decorazione), il capitano Wilson lasciò nel 1949 le forze armate e fino al 1961 lavorò nell'amministrazione coloniale britannica in Africa.
Forum giovanile organizza pranzo sociale per disabili
SOLIDARIETÀ | S.Nicola L.S. – Anche durante le vacanze natalizie il Forum Giovanile di San Nicola la Strada non si ferma, anzi ancora una volta dà prova di avere molto da donare. In questi giorni di festa i ragazzi non si sono dimenticati di chi ha davvero bisogno. Infatti, in collaborazione con i volontari dell'Associazione Girasole il direttivo ha organizzato un pranzo sociale per regalare un giorno speciale ai disabili del nostro territorio. In un clima piacevole e allegro i ragazzi hanno espresso la loro volontà di dare una mano e collaborare con questa associazione, che da 4 anni in maniera del tutto gratuita svolge un lavoro straordinario. " Il lavoro dei volontari è molto importante per queste persone – afferma il presidente Raffaele Della Peruta – ed è per questo che noi del Forum siamo intenzionati a cooperare, non bisogna dimenticare chi è stato meno fortunato di noi e non solo durante questo periodo, vogliamo fornire un aiuto costante, partendo dalla sensibilizzazione fino al lavoro pratico". La giornata si è conclusa con la toccante testimonianza del padre vincenziano Teclemicael Tekeste che ha illustrato i numerosissimi progetti di solidarietà attuati dai missionari in Eritrea: spedizioni di volontari, donazioni di viveri e adozioni a distanza. A tal proposito, in quella stessa sede, il direttivo del Forum ha deciso di adottare dei bambini eritrei. " Vedere le foto di questi bambini, i loro occhi e i loro sorrisi mi ha fatto un effetto particolarissimo – racconta il segretario Antonio Norcia - è bastato scambiare uno sguardo con gli altri membri del direttivo e abbiamo preso questa decisione, sono veramente molto contento". I problemi da affrontare sono tantissimi sia in terre lontane che qui vicino casa nostra ed è per questo che il Forum Giovanile sannicolese continua a darsi da fare. "Voi ragazzi siete il nostro futuro - sottolinea il signor Mario, fondatore dell'associazione – per me è una gioia vedervi qui così numerosi"
Celebrazioni Sant’Egidio ricorda i Paesi in guerra
Come negli ultimi sette anni, anche questo 1° gennaio si è tenuta, in piazzetta San Carlo, la consueta iniziativa per la pace nel mondo, organizzata, in contemporanea con altri settanta paesi, dalla Comunità di Sant’Egidio. Durante l’iniziativa è stato sistemato sotto il portico della basilica romana di San Carlo uno striscione con scritto: «Pace in tutte le terre». Intorno alla piazza sono stati disposti 34 cartelli con i nomi dei Paesi nel mondo in cui è in corso un conflitto, poi elencati uno per uno. Due giovani donne, una georgiana e una eritrea, hanno poi raccontato la loro storia: fuggite dai loro paesi in guerra si sono rifugiate in Italia.
Ulderico Maggi, della comunità, dopo aver citato la frase del Papa «combattere la povertà per costruire la pace», ha spiegato che «è sempre più importante parlare e spendersi per la pace», ma anche che «lavorare per la pace può significare tante cose». «È importante parlarne - ha spiegato - per informare, per far conoscere conflitti che in molti non conoscono». Maggi ha poi ricordato che «sentire le voci di due giovani donne parlare di loro stesse aiuta a capire meglio». I partecipanti si sono poi spostati in Duomo, per prendere parte alla messa del cardinale Dionigi Tettamanzi.
La manifestazione milanese è stata la versione ambrosiana di quella che si è svolta a Roma, in piazza san Pietro, dove decine di migliaia di persone hanno sfilato per via della Conciliazione e raggiunto la Basilica per la preghiera dell’Angelus del Papa a mezzogiorno.
Immigrazione: rimpatriati 1199 stranieri nel 2008
ROMA - Sono stati 1199 gli stranieri rimapatriati dall'Italia nel 2008. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno in seguito al rimpatrio, avvenuto nella notte, di un gruppo di cittadini di origine egiziana, partiti da Lampedusa o imbarcati con scalo tecnico a Catania, e diretti al Cairo. L'operazione si inquadra all'interno di un accordo di cooperazione tra Italia ed Egitto. (Agr)
Immigrazione, Maroni:"Nel 2009 cesseranno gli sbarchi, è il mio impegno"
"Nel 2009 gli sbarchi dalla Libia verso Lampedusa cesseranno. Non è una promessa, è un impegno". Ad assicurarlo è il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, intervistato da 'Libero'.
Secondo Maroni la soluzione sta nell'accordo siglato un anno fa con la Libia "che prevedeva il pattugliamento delle coste libiche con sei motovedette italiane condotte da personale libico"; "ecco perché - aggiunge - dobbiamo attuare l'accordo alla svelta e mettere a disposizione dei militari libici le sei motovedette. Direi che stavolta ci siamo: entro la fine di gennaio il pattugliamento partirà e noi avremo risolto il problema. E anche la comunità di Lampedusa avrà finito di soffrire".
Ai cittadini dell'isola lo spiegherà lo stesso Maroni, che sarà a Lampedusa il 5 gennaio, mentre il 13 incontrerà i suoi colleghi di Malta, Cipro e Grecia, "per stilare un documento comune da discutere in Europa, alternativo al programma Frontex". Passando dal traffico di esseri umani a quello di droga, Maroni sottolinea che "una delle principali porte d'accesso" della cocaina in Italia dal Sudamerica è "il porto di Gioia Tauro, un colabrodo che metteremo presto in sicurezza con un massiccio intervento di sorveglianza".
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