mercoledì 7 ottobre 2009
Opinioni del giorno: Litizzetto è Comunione o Liberazione Pubblicato da Paolo De Gregorio
-Luciana Litizzetto, nota per fare i soldi con l’anticlericalismo da strapazzo, alternato alle ossessive battute e allusioni sulla lunghezza del pene, dimostra la sua femminile coerenza iscrivendo il figlio dodicenne al prestigioso istituto privato salesiano Valselice sulla collina torinese, dopo averlo ritirato dalla scuola pubblica Foscolo. Frequentando il “pretino” Fazio, maestro nel fare miliardi con l’equilibrismo e dando ragione a tutti, si è convinta che è meglio predicare bene e razzolare male. Mi ricorda il signor Veltroni, che fino a ieri aveva l’impudenza di rappresentare la “sinistra sparita” (pur avendo dichiarato di non essere mai stato comunista), che volava a New York per acquistare una casa per la figlia a Manhattan, dopo essersela comprata lui a Roma ai Parioli. E poi gli operai votano Lega, chissà perché?
-Un altro episodio di cristallina coerenza emerge da quel misterioso sottobosco dell’intreccio fra affari e politica, dove è protagonista “comunione e liberazione”, che utilizza la sua facciata di organizzazione cattolica per inserirsi in affari a dir poco loschi. La questione riguarda l’Eritrea, paese sotto dittatura militare, presidente dal 1993 Isaias Afewerki, specialista in atrocità verso gli oppositori, oggi in ottimi rapporti con il governo Berlusconi, che sta preparando il terreno allo sbarco in Eritrea di industriali del Nord, attirati dal costo della manodopera quasi a zero, visto che in questo paese si utilizzano i lavori forzati, e dal fatto che vi sono molti chilometri di spiagge incantevoli sul Mar Rosso dove si pensa di fare villaggi turistici.
Strana la politica: in Afghanistan l’Italia ci sta per rafforzare la democrazia. In Eritrea fa programmi per rafforzare la dittatura. Ma veniamo a “comunione e liberazione”, che la gente normale pensa sia una organizzazione di carattere religioso e sensibile ai diritti umani. A Milano, il 9 luglio, avviene un incontro tra un responsabile politico eritreo inviato dal dittatore, e Robi Ronza, fondatore di “comunione e
liberazione”, praticamente il ministro degli esteri del governatore della Lombardia, Formigoni (anche esso di “comunione e liberazione”), con il mandato di trattare sulla prospettiva di investimenti delle imprese lombarde nel paese, dove peraltro già operano diversi industriali italiani. Qualcuno mi dovrebbe spiegare a che serve una identità religiosa se poi, di fronte agli affari, i valori di riferimento si sciolgono all’istante, come neve al sole, e prevale il nuovo colonialismo che ha bisogno proprio di questi dittatori, apertissimi alla corruzione di noi occidentali che gli riempiamo i conti segreti in Svizzera, per ottenere concessioni, licenze, insediamenti turistici e industriali.
Ricordiamo che Formigoni milita nel partito di Berlusconi e “comunione e liberazione” è una organizzazione che fiancheggia sempre la destra, ed egli come capo della regione Lombardia rappresenta il potere reale più forte che vi sia in Italia.
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