giovedì 1 ottobre 2009
Mondo Cartoon i fumetti dei rifugiati
La mostra sarà al Paolo Toschi fino al 10 ottobre. Tra le molte vicnde raccontate da tavole e disegni viè quella del "parmigiano" Binjamin Kebedom, arrivato nella città, dall'Eritrea, in fuga dalla guerra, dopo un viaggio di sei mesi
di Raffaele Castagno
Il viaggio è in genere un’esperienza di piacere. Le preoccupazioni riguardano cosa mettere in valigia, quando prendere l’aereo, sperare di arrivare in orario. Si fantastica sulla meta da raggiungere, si organizza cosa fare, dove alloggiare, mangiare, passare la serata. Nel mondo “fortunato” la normalità è questa.
Ci sono però altri viaggi, che durano mesi, attraverso il deserto, dominati dall’incertezza, in fuga dalla propria terra. Sono quelli dei rifugiati che arrivano in Italia, come Binjamin Kebedom, 26 anni, che dall’Eritrea è arrivato nel nostro paese, dopo sei mesi, spesi attraversando il Sudan, il deserto del Sahara fino in Libia e da lì, dopo un giorno di navigazione, finalmente a Lampedusa, quindi a Crotone, nel centro di accoglienza. Ora è a Parma, dove è arrivato sperando in un lavoro, ma la crisi ha colpito anche lui.
La sua vicenda è raccontata a "Mondo Cartoon", mostra di disegni e fumetti realizzati da rifugiati di tutto il mondo, organizzata dal Consiglio italiano per i rifugiati, con sede a Roma, ed ospitata all’interno del isituto d’arte Paolo Toschi. "Un modo per sensiblizzare i ragazzi della scuole" spiega Alberto Marzucchi della rete “Dormire fuori”, che ha curato l’esposizione qui a Parma. I fumetti e i disegni affrontano temi quali i diritti civili, la partià delle donne, la battaglia per la libertà in Iran, l'integrazione nei paesi di adozione, la salvaguadia dell'ambiente. Rappresentati con durezzaa volte, ma più spesso riccorrendo all'ironia.
Tra i molti disegni vi sono quelli di Binjamin e della sua lunga odissea. Ha dovuto abbandonare il suo paese, travolto dall’ennesima puntata del conflitto contro l’Etiopia, perché non voleva combattere. “Non può tornare” spiega , “perché è renitente alla leva, rischia di essere arrestato”.
Un viaggio il suo scandito da momenti difficili, alcuni drammatici, come quando una donna in cinta, creduta morta dai passeur è stata abbandonata nel deserto, come se fosse una cosa da buttare via. Per sua fortuna, un altro carico “della speranza”, che percorreva le stesse rotte, raccontano i disegni, l’ha raccolta, salvandola.
Per Binjamin si tratta di una prima assoluta: “non avevo mai disegnato i fumetti” dice, anche se pare sia un ottimo ritrattista. E’ in Italia da quasi tre anni, con lo status di rufigiato “appena rinnovato” racconta. Ha scelto Parma con la speranza di trovare un lavoro, ma le cose non sono semplici, specie con la crisi. Una condizione che condivide con altri rifugiati, che “rappresenta un forte ostacolo all’integrazione” dice Marzucchi.
In Eritrea ha lasciato sua madre: “La chiamo una volta al mese” racconta davanti ai suoi disegni. Non sa se e quando riuscirà a tornare nel suo paese “forse è più facile che mia madre venga qui” afferma scherzando.
La sua storia è simile alle tante altre affidate ai disegni. Esuli afgani, iraniani, cinesi, algerini, albanesi. Alla ricerca di un lavoro, di libertà, di pace, più semplicemente di una vaga speranza.
Nell’ultima tavola del suo singolare “racconto di viaggio” una delle figura esclama con soddisfazione: “In Italia finalmente troveremo la libertà, la pace, la nostra dignità di persone”.
(01 ottobre 2009)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento