giovedì 22 ottobre 2009
Un nuovo binario per l'immigrazione
Un gruppo trasversale di parlamentari (PdL, Pd, Udc, IdV) appare decisamente intenzionato a rimettere in moto il treno dell’integrazione. La linea su cui il treno è avviato è chiara: ai doveri, ai comportamenti virtuosi che esigiamo dagli immigrati, devono corrispondere anche meritati diritti. Riparte quindi la proposta di fare uno sconto sui tempi di attesa per ottenere la cittadinanza italiana: uno sconto riservato a quegli immigrati regolari che dimostrino di conoscere sufficientemente la nostra lingua, la vita civile e i valori costituzionali del nostro Paese. Torna sul tappeto l’idea di favorire i bambini nati in Italia o che, arrivati da piccoli, vi abbiano studiato e quindi siano qui presumibilmente bene inseriti. Di nuovo, si profila la possibilità di concedere, a certe condizioni, il voto locale anche agli immigrati non comunitari. I comunitari, romeni in primis - come si sa - godono già di questo diritto. Il vice-ministro Urso vorrebbe anche mettere un mattone nella costruzione di un Islam italiano; propone, infatti, di sottrarre l’insegnamento religioso dei bambini musulmani dall’influenza di possibili cattivi maestri per consegnarlo ad insegnanti affidabili, nelle rassicuranti mura della nostra scuola pubblica. Questo è un vagone più isolato, sia per motivi tecnici che per ragioni culturali. È difficile trovare un interlocutore unitario in un ambiente complesso e conflittuale come quello dei musulmani in Italia ed è un problema trovare oggi insegnanti adeguati. C’è poi un arroccamento difensivo da parte di una sezione del mondo cattolico. E però va detto che a simili ostacoli in alcuni Laender tedeschi una soluzione si è trovata, e che la costruzione di un Islam europeo è da tempo un’ispirazione di fondo in diversi Paesi dell’Unione.
Comunque, nell’insieme, tira proprio un’aria nuova nelle politiche migratorie italiane. E non solo e non tanto per i contenuti delle proposte: si tratta, infatti, di misure ampiamente sperimentate in Europa e che, seppure con diverse sfumature, sono già state presentate in passato nel Parlamento italiano. La grossa novità sta nel modo, nell’evidente unione trasversale dei proponenti. Sta nel timing, nel momento, nel clima politico in cui cadono queste proposte. La recente politica italiana si è infatti caratterizzata per un severo contrasto dell’immigrazione irregolare. È un contrasto che prevede la classica mistura di «slittamento» e «sovrapposizione» delle frontiere. Da una parte, si fa «slittare» la nostra frontiera al di fuori dei confini, in particolare attraverso il rafforzamento degli accordi con la Libia che dovrebbero bloccare la principale rotta via mare, e lo si fa anche a rischio di ledere diritti umani. Dall’altra, si «sovrappongono» alle barriere agli ingressi le barriere ai diritti: il reato di immigrazione clandestina e di permanenza irregolare, l’attestazione di regolarità per la fruizione di servizi e diritti servono a sbarrare l’accesso a prestazioni sociali e al compimento di atti civili. E anche quando - come nel caso della sanità - la nuova legge sulla sicurezza non ha annullato il divieto per medici e operatori sanitari di denunciare i pazienti non in regola con il permesso di soggiorno, la paura diffusa opera come potente dissuasore. Insomma, mentre gli ultimi provvedimenti legislativi avevano aumentato la repressione sugli irregolari, non si profilava nessun bilanciamento a favore dei regolari.
Anzi, troppe volte abbiamo ascoltato leader di maggioranza dichiarare di non volere che l’Italia diventasse un Paese multietnico, detto altrimenti, un Paese di immigrazione, quale peraltro l’Italia è già ed è destinata ad essere in futuro. Né sono mancate offese gratuite alle comunità immigrate, in particolare a quella musulmana. Ora il bilanciamento finalmente si profila, e il treno guidato dal gruppo politicamente trasversale appare instradato su un binario decisamente nuovo. C’è il rischio che si riveli un binario morto? In modo più o meno brusco, qualcuno sta già manovrando sugli scambi ferroviari, ma sarebbe un peccato per il Paese. In ogni caso, dovunque vada a finire, il nuovo treno costituisce un evento positivo. Dimostra sia che c’è una parte del centro-destra italiano che vuole essere europeo, alla Merkel e alla Sarkozy, sia che c’è una parte del centro-sinistra che non si limita a contrastare, ma che è disposto a collaborare per costruire.
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