domenica 4 luglio 2010
Livia Turco: «Maroni intervenga su Tripoli»
di u.d.g.tutti gli articoli dell'autore
«Ho contattato personalmente il ministro Maroni. Ho sollecitato un suo intervento immediato sulle autorità libiche perché pongano fine a questa drammatica vicenda. C’è bisogno di un atto umanitario straordinario perché in gioco è l’esistenza di 245 persone, tra le quali molte donne e bambini». A parlare è Livia Turco, capogruppo Pd in Commissione affari sociali della Camera e responsabile del forum immigrazione.
Le notizie che continuano a giungere dalla Libia sono drammatiche. E chiamano in causa l’Italia. Come intervenire?
«Visti i buoni rapporti che il ministro e il Governo hanno con le autorità libiche, ho chiesto a Maroni di intervenire su Tripoli per acquisire tutte le informazioni e per risolvere un dramma che ha la sua base la negazione di diritti fondamentali. Ho fatto presente al ministro che le notizie non provengono da persone estremiste ma da giornalisti che fanno bene il loro lavoro, da Ong presenti sul campo, dalla Chiesa. Ho riscontrato in Maroni disponibilità ad agire. L’attendiamo alla prova».
Su che basi dovrebbe agire l’Italia?
«Sarebbe importante, e l’ho ribadito a Maroni, che il Governo prendesse in considerazione la richiesta che il Cir (Consiglio dei rifugiati italiano, ndr) ha fatto pervenire sia al Governo che al presidente della Repubblica chiedendo che il nostro Paese si faccia subito carico di queste persone che, se avessero potuto raggiungere le nostre coste, avrebbero ottenuto certamente qualche forma di protezione offrendo alle autorità libiche il loro immediato trasferimento e reinsediamento in Italia».
Restano le polemiche sull’Accordo Italia-Libia...
«Il 30 agosto 2008 si è siglato l’Accordo di cooperazione Italia-Libia, frutto di un lungo percorso che vide protagonisti Governi di centrosinistra. Sarebbe importante che dopo due anni, insieme - Governo, opposizione, volontariato, Ong, l’Unhcr - si facesse il punto. Insieme, lo sottolineo, perché credo che di fronte alle tragedie che noi vediamo e alle notizie che noi abbiamo, tutto possiamo consentirci tranne che rimpallarci le responsabilità... ».
Fare il punto. In concreto?
«Significa, ad esempio, che il ministro Maroni non può limitarsi a dire che siamo contenti perché abbiamo azzerato gli sbarchi, ma dia una risposta su come mai si sono ridotte così drasticamente le domande di asilo nel nostro Paese e, soprattutto, cosa succede in Libia e nel Continente africano. Verifichiamo con serietà se l’Accordo è stato davvero applicato in tutte le sue parti. Se lo facciamo, scopriremmo che nell’articolo 19 - “Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina - c’è un punto 3 che recita: “Le due parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell’immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori”. Questo significa che c’è bisogno di una politica attiva dell’Italia e della Libia verso questi Paesi. Cosa ne è di questo punto cruciale? Non si tratta solo di esigere il rispetto dei diritti umani; significa che l’ottica del nostro Paese e, soprattutto, della Libia dei confronti dei Paesi da cui provengono i flussi migratori, non è solo quello di fare il gendarme. Questo comma 3 dell’Accordo apre una prospettiva fino ad oggi assolutamente inesplorata. Inoltre, va ricordato al Governo che il rispetto del diritto di asilo non è una petizione di principio ma è l’attivazione di una procedura. Noi lo facevamo, garantendo alle persone di sbarcare nel nostro Paese. Vediamo dove e come fare gli accertamenti. Ma deve essere chiaro che il diritto d’asilo e la Convezione di Ginevra non possono essere vanificate».
04 luglio 2010
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