venerdì 13 agosto 2010
Immigrazione: LA VERGOGNOSA POLITICA DEL GOVERNO TRA OMISSIONI E DIRITTI NEGATI
di Fabio Evangelisti (IdV)
Bookmark and ShareOnorevole Evangelisti, il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il governo affermano di aver ridotto a zero gli sbarchi in Sicilia e di aver praticamente risolto il problema dell’immigrazione clandestina. La Caritas invece afferma che gli sbarchi sono ripresi su altre rotte. Chi ha ragione?
Hanno ragione entrambi, ma quella del Ministro Maroni è una ragione di cui vergognarsi. La riduzione degli sbarchi in Sicilia in effetti c’è stata, ma è costata all’Italia un’oscena trattativa con il dittatore Gheddafi, costata qualcosa come 5 (cinque) miliardi di euro (euro, non lire) – da pagarsi in vent’anni con strade ed altre opere pubbliche, oltre a motovedette per il pattugliamento in mare, aerei da ricognizione (soltanto?) ed altri armamenti – non potendo conteggiare il dolore e la negazione di ogni diritto umano ai tanti profughi ora detenuti nei terribili campi nel deserto. Cito da il Fatto Quotidiano del 6 Luglio: “Ci torturano a tutte le ore, ci insultano e ci picchiano. Stiamo morendo nel deserto”. E’ il racconto drammatico dei 245 rifugiati eritrei dal centro di detenzione di Braq, vicino a Sebah, nel sud della Libia. Storie nerissime di torture (e violenze) ripetute anche su donne e bambini. La vicenda è emersa grazie all’intervento del Consiglio italiano rifugiati (Cir) e di Amnesty International che (invano) hanno chiesto al nostro Governo di intervenire, ma i nostri ministri son più sensibili alla propaganda che alla pietà umana.
Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, boccia la politica dei respingimenti, definendola inutile e dannosa perché si concentra solo sugli sbarchi, mentre non contrasta affatto gli irregolari che entrano nel nostro Paese come regolari…
E qui c’è la seconda vergogna del Ministro Maroni che vanta i ‘successi’ nel canale di Sicilia ma tace sulla vera entità e sulle modalità degli ingressi irregolari nel nostro Paese. Il 90% dei clandestini, infatti, entra nel nostro paese via terra o in aereo, con un permesso provvisorio o un visto turistico, e poi si ferma sul territorio nazionale. Ma vuoi mettere l’effetto che fa l’immagine di un barcone stracolmo rispetto al flusso continuo e silenzioso ai nostri confini di terra!? E’ come per gli incidenti. Cade un aereo, muoiono 200 persone e (giustamente) l’Italia intera s’interroga e s’addolora. Poi le statistiche ci dicono che ogni anno, in Italia, si verificano incidenti stradali che provocano la morte di circa 5.000 (cinquemila) persone e il ferimento di altre 300.000, ma in pochi se ne curano…
Poi c’è la questione della violazione dei diritti umani, in relazione soprattutto alle richieste d’asilo che con i respingimenti sono calate drasticamente…
Qui, davvero, la Caritas dovrebbe essere più netta nei confronti del Viminale perché c’è davvero poca carità cristiana nella cultura e nella pratica dei respingimenti e del governo dei flussi migratori. I respingimenti in mare (non quelli alla frontiera di Gorizia o di Ventimiglia) mettono in pericolo la vita delle persone. Spesso, poi, rappresentano anche una violazione dei diritti umani e di asilo, perché al Ministero tutti sanno che una percentuale altissima di quelli ai quali viene impedito di mettere piede in Italia sono uomini (e donne e bambini) che verrebbero certamente riconosciuti meritevoli di diritto di asilo politico. Non è un visione buonista ma una tutela garantita per legge. Ripeto: impedirne l’arrivo in Italia significa spesso ledere e negare i diritti fondamentali di persone meritevoli di protezione, in fuga da guerre e persecuzioni.
Stando così le cose, come prevede si evolverà la situazione, e come si dovrebbe intervenire sul fenomeno?
I flussi migratori rappresentano, al tempo stesso, un problema ed una opportunità. Il problema è rappresentato dall’aumento di una criminalità diffusa e dall’incontro fra questa e le nostre grandi organizzazioni criminali che spesso son dietro il traffico degli esseri umani (si pensi alla droga e alla prostituzione). Una opportunità per la nostra economia (le nostre pensioni, i lavori che noi non facciamo più, l’assistenza e la cura ai nostri anziani). Il rischio è che si continui a confondere sicurezza con ostilità allo straniero. Per questo anche l’Italia dei Valori deve avere una posizione netta: tutti devono rispettare la legge, indipendentemente dal colore della pelle o dalla lingua parlata. In chiave politica, per il futuro immediato, è necessario creare un fronte per la difesa della legalità e per spazzare via il luogo comune che la sicurezza è messa a repentaglio dagli stranieri, mentre ce l’abbiamo in casa, anche tra chi siede sui banchi del governo. L’immigrazione non è e non sarà un fenomeno passeggero, ma caratterizzerà sempre più l’economia globalizzata. Va dunque affrontata in chiave positiva, anche in termini di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, poi come integrazione, apertura, rispetto dei diritti e, senza dubbio, difesa della legalità. Senza mai dimenticare, insisto, che l’illegalità non ha né colore né razza.
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