domenica 29 agosto 2010
Italia-Libia/ Unhcr: in attesa chiarimenti su missione a Tripoli
Boldrini: da fine giugno siamo in sospeso
Roma, 29 ago. (Apcom) - Mentre Muammar Gheddafi è sbarcato a Roma per una visita ricca di folclore, affari e politica, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati auspica che si possa presto giungere a una definizione della sua missione a Tripoli, attualmente in attesa di chiarimenti. "Il nostro auspicio" commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr, "è che alla fine del Ramadan si possa concludere la trattativa e firmare un vero e proprio 'accordo di sede' per la nostra presenza in Libia". L'Unhcr lavora in Libia da 19 anni ma il suo ufficio è stato chiuso a inizio giugno proprio per l'assenza di un 'accordo di sede', e riaperto, a fine giugno, con forti limitazioni; al personale è stato chiesto di occuparsi solo dei casi di richiesta d'asilo già avviate, senza aprire nuove pratiche. Tuttavia, ricorda Boldrini, in vari Paesi e su richiesta del governo locale l'Unhcr opera anche senza accordo di sede, come avvenne in Siria dopo l'arrivo massiccio dei rifugiati iracheni. La presenza dell'Alto commissariato in Libia è divenuta cruciale per i richiedenti asilo dopo l'accordo fra Tripoli e Roma che sancisce il controllo dei flussi migratori da parte libica, e dopo l'avvio da parte italiana della politica dei 'respingimenti in mare' per i barconi che giungono dalle coste libiche. La strategia, come ricorda spesso il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha portato a un crollo verticale degli sbarchi di immigrati sulle coste italiane, ma anche delle domande di asilo. Boldrini ricorda infatti che "prima della politica dei respingimenti, il 75% di coloro che arrivavano in Italia partendo dalle coste libiche faceva richiesta di asilo nel nostro Paese, che al 50% di queste persone riconosceva una forma di protezione". In prevalenza si trattava di africani: somali, eritrei, sudanesi, nigeriani. Prima della chiusura del 2 giugno, "operavamo con dei limiti perché non ci era consentito l'accesso in tutti i centri di detenzione, e perché non c'è una legge sull'asilo in Libia, ma eravamo un riferimento per chi giungeva bisognoso di protezione", ricorda Boldrini. Dopo la riapertura a fine giugno, "fisicamente siamo in ufficio ma solo per occuparci dei vecchi casi. E' una riapertura parziale che deve essere finalizzata, e siamo in attesa per capire che raggio d'azione potremo avere". L'auspicio, ribadisce Boldrini, è che "dopo la festa dell'Eid al Fithr, per la fine del Ramadan, potremo firmare questo accordo di sede che servirà a istituzionalizzare la nostra presenza".
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