venerdì 8 aprile 2011
APPELLO PER LA DIFESA DEI PRINCIPI DEL SOCCORSO IN MARE E DELLA CONDIVISIONE DEGLI ONERI
UNHCR
COMUNICATO STAMPA
8 aprile 2011
APPELLO PER LA DIFESA DEI PRINCIPI DEL SOCCORSO IN MARE E DELLA
CONDIVISIONE DEGLI ONERI
GINEVRA - In seguito alla sciagura che questa settimana ha coinvolto
un’imbarcazione carica di rifugiati nel Mediterraneo, causando
un’ingente perdita di vite umane, l’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) chiede all’Unione Europea di
mettere in atto meccanismi più affidabili ed efficaci per il soccorso in
mare. Nelle prime ore di mercoledì più di 220 somali, eritrei ed
ivoriani sono annegati quando la loro imbarcazione si è rovesciata a 39
miglia a sud di Lampedusa. Si tratta del peggior incidente nel
Mediterraneo degli ultimi anni.
“E’ difficile comprendere come, in un momento in cui decine di
migliaia di persone fuggono dal conflitto in Libia attraversando le
frontiere terrestri con Tunisia ed Egitto - dove trovano sicurezza e
ricevono accoglienza e aiuti - la protezione di chi fugge dalla Libia
via mare non sembra avere la stessa priorità” ha affermato Erika
Feller, Assistant High Commissioner for Protection dell’UNHCR.
Oltre 450,000 persone sono già fuggite dalla Libia per riversarsi nei
paesi vicini, in Tunisia, Egitto, Niger, Algeria, Ciad, Sudan, Italia e
Malta. Ma molti si trovano ancora bloccati in Libia a causa del
conflitto in corso. L’UNHCR è particolarmente preoccupato per i
rifugiati e richiedenti asilo a Misurata e nelle altre città libiche.
Con il deteriorarsi della situazione in Libia, per molte persone la fuga
via mare potrebbe rimanere l’unica soluzione.
Le acque antistanti la costa libica sono tra le più trafficate del
Mediterraneo e al momento ci sono molte navi, anche militari.
“L’antica tradizione del salvataggio in mare potrebbe essere
compromessa se gli stati iniziano a fare questioni di competenza. E’
per questo motivo che c’è bisogno di meccanismi di ricerca e soccorso
più efficienti ed operativi,” ha detto la Feller. “Chiediamo inoltre
ai capitani delle navi di continuare a fornire assistenza a chi si trova
in pericolo in mare. Qualunque imbarcazione sovraffollata partita dalla
Libia dovrebbe essere considerata in pericolo.”
Nell’UE, Italia e Malta sono i due stati che si sono maggiormente
fatti carico del flusso di persone originato dagli eventi in nord Africa
ed è probabile che ci saranno altri arrivi. Proprio in vista di
eventuali nuovi arrivi di persone con bisogni di protezione
internazionale dalla Libia, l’UNHCR chiede di prendere in seria
considerazione misure concrete di suddivisione degli oneri e delle
responsabilità, soprattutto fra gli stati membri dell’UE.
Fra queste misure si potrebbe considerare un sostegno tecnico e
finanziario, nonché l’utilizzo della Direttiva UE sulla Protezione
Temporanea che mira ad armonizzare la concessione della protezione
temporanea a chi fugge, in tutti i casi di “afflusso di massa”,
sulla base della solidarietà fra stati membri.
“Sebbene i meccanismi di protezione temporanea stabiliti dalla
Direttiva non siano ancora stati utilizzati, è fondamentale che gli
stati membri dell’UE, in questo caso Italia e Malta, ricevano
rassicurazioni sul supporto e la solidarietà previsti nei casi in cui le
circostanze lo richiedano” ha aggiunto la Feller.
L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati chiede inoltre agli stati membri
dell’UE e ad altri stati di reinsediamento di offrire quote
addizionali per i rifugiati in nord Africa, essendo il reinsediamento
l’unica soluzione possibile per alcuni di loro. Gli appelli
precedenti dell’UNHCR su questo tema sono stati finora presi in
considerazione soltanto parzialmente.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa -- 06 80212318 -- 06 80212315
Portavoce: Laura Boldrini -- 06 80212315 -- 335 5403194
www.unhcr.it
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