Profughi, "Quel gommone senza benzina e con 72 persone, ma nessuno s'è fermato"
La denuncia di padre Moses Zerai, dell'agenzia eritrea Habeshia: "Ne sono morti 63, 61 in mare e 2 nelle carceri libiche. Le correnti marine li hanno riportati sulle rive della Libia, dove sono stati anche arrestati". Dei 9 superstiti, 8 sono etiopi (dei quali una donna) e un eritreo
ROMA - "Sono stupito - dice padre Moses Zerai, presidente dell'agenzia eritrea Habeshia, Cooperazione per lo Sviluppo - perché il 90% della stampa ha scelto il silenzio di fronte ad un atto così grave, crudele e disumano che stiamo denunciando. Cioè quello del gommone partito da Tripoli il 25 marzo con 72 persone a bordo, di cui si sono perse le tracce dal tardo pomeriggio del 26 marzo scorso. Sono stati localizzati per l'ultima volta a circa 60 miglia da Tripoli e poi il nulla - aggiunge Zerai - noi, più volte, abbiamo segnalato la loro scomparsa, ci è stato detto che non sono stati trovati".
Due superstiti morti in carcere.
La testimonianza del presidente dell'agenzia Habeshia prosegue: "In questi giorni siamo stati contattati da 9 persone che, dopo due settimane in mare, sono tornate a Tripoli. Raccontano di essere sopravvissuti in 11, due donne e 9 uomini. La corrente del mare li ha portati a Zelatien (non lontano dal confine con la Tunisia) dove i militari di Ghedafi li hanno presi e messi in carcere. Due di loro, un ragazzo e una ragazza, sono morti in galera perché non sono stati soccorsi e curati. Dopo qualche giorno 7 dei sopravvissuti sono stati trasferiti nel carcere di Tuweshia, a Tripoli, mentre due sono stati portati in ospedale a Zelatien".
"Abbandonati da navi italiane". Il racconto di Zerai prosegue con un'accusa: "I profughi sono stati abbandonati da diversi navi militari, una di queste era italiana, ma anche da pescherecci e da un elicottero che si è avvicinato lanciando loro da bere, ma poi lasciandoli morire. Un atto disumano", ha aggiunto ancora il sacerdote. "Queste nove persone sono testimoni della tragedia. Ho parlato con uno che ha perso la moglie, morta per la fame e la sete". Poi un particolare drammatico del racconto riguarda "il loro gommone rimasto fermo senza carburante. Lo conduceva uno dei migranti, un ragazzo del Ghana che non sapeva utilizzare il GPS del telefono satellitare. Ha chiesto aiuto, tentando di parlare anche con la Guardia Costiera italiana, ma non si sono capiti".
Le domande. "Chiediamo che la Nato faccia piena luce su questa vicenda conclude Zerai - perché queste 63 persone sono state lasciate morire? Di chi era l'elicottero che si è limitato a fornire acqua ai profughi senza poi mandare i soccorsi? Quali sono le navi militari che hanno avvistato il gommone nei giorni tra il 25 - 30 marzo?. Queste persone sono morte perché qualcuno ha deciso di non soccorrerli. Vogliamo sapere di chi e stata questa scelta.
(14 aprile 2011)
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