sabato 21 marzo 2009
Addio Eritrea
I saluti
Il gruppo prima della partenza
Bimbo nato con un parto cesareo
Venerdi 20 Marzo 2009 16:07
Si è conclusa da qualche giorno l’esperienza di 23 missionari dell’AMI (Associazione Missionari Internazionale) di cui fa parte anche il medico chirurgo pattese Antonietta Zampino. Con lei, nel gruppo italiano Teresa Graceffa e Rosa Antonucci. Prima sono stati espulsi 20 volontari, adesso è toccato agli altri 3. Tutti sono dovuti rientrare in Italia per il mancato rinnovo del permesso di lavoro in Eritrea.
Inutili sono stati gli interventi di diversi enti ed associazioni. Il governo eritreo, infatti, ha deciso di far andar via gli operatori.
L’Associazione Missionaria Internazionale è stata chiamata in Eritrea nel 1992 da Abuna Zakarias, allora Eparca (Vescovo) di tutto il Paese. Il Vescovo conosceva già alcune missionarie che avevano servito in un progetto sanitario della Caritas Italiana durante la guerra con l’Etiopia e la grande carestia, nell’85-86. Era amico del Vescovo Bertozzi, allora incaricato dalla Caritas nazionale del monitoraggio di questi progetti. Le missionarie dell’AMI, sempre aiutate dagli altri membri dell’Associazione e da volontari, erano in Eritrea dal 13 agosto 1993. Vi hanno costruito un ospedale, centro di un progetto socio sanitario in un’area di 13 villaggi, meta di pazienti provenienti da tutto il Paese.
Questa la toccante lettera inviata ad Am Notizie da Antonietta Zampino con la quale ringrazia amici e collaboratori e saluta il popolo eiritreo che l’ha ospitata in questi anni.
Carissimi amici
E’ una realtà : siamo state espulse dal paese che abbiamo servito per 15 anni. Fino all’ultimo giorno non potevo crederci. Ho lavorato fino a pochi minuti di partire facendo l’ultima ecografia e poi l’ultimo paziente cui cambiare terapia e poi…. Non riuscivo a staccarmi. Poi di corsa a casa a cambiarmi e prepararmi alla partenza con la Toyota che per quindici anni ci aveva visti andare su e giù per le infinite cose da fare, volontari da portare ..medicine da comprare ….Non riesco a guidare. Mara ci accompagna all’aeroporto che ci porterà lontane da questa gente così amata di cui ormai conosco quasi tutto. Prima però gli abbracci prolungati, i pianti condivisi con i malati soprattutto i malati di AIDS, quelli ricoverati che nell’abbraccio ci benedicevano e si raccomandavano: non dimenticatevi di noi….e la mia risposta: come potrei, vi porto dentro non posso dimenticare 15 anni di vita con voi, i volti dei bambini degli anziani del nostro staff con cui eravamo diventati amici…Mi infilo in macchina per non far notare le lacrime che ormai non posso più trattenere. Un addio faticoso pieno di ricordi: pietra su pietra una costruzione che vale per le fatiche nostre, ma anche di tutti i volontari e i benefattori che ci hanno dato una mano a far fiorire il deserto. A far spuntare un luogo di speranza per tante persone per tanti fratelli malati poveri stanchi di oppressioni secolari. Digsa Community Hospital una realtà per tutta l’Eritrea, un porto sicuro dove trovavi competenza medicine e se non altro il calore umano delle persone che accoglievano anche coloro per cui non c’era più niente da fare. Un addio con un grazie nel cuore per tutto quello che sono stati per me e per noi le persone con cui abbiamo vissuto: il loro esempio la loro fiducia la loro fede, il loro saper aspettare con pazienza infinita, la gioia l’allegria dei bambini, la saggezza e il silenzio degli anziani, l’amicizia dei collaboratori, la generosità nonostante la povertà, la sofferenza sempre dignitosa vissuta per anni…Un saluto con il pensiero di affidare tutti e tutto nelle mani di Dio che ha permesso chissà per quale disegno, che tutto ciò si avverasse.Un saluto con l’augurio e la speranza che tutte le sofferenze di questo momento per questo popolo possano finire presto, che un'altra realtà possa baciare queste persone per renderle serene in pace, con la possibilità di poter avere davvero quei diritti che in questo momento vengono negati. Non più fame, non più guerra, non più oppressione e mancanza di libertà di pensiero, non più fuga, ma la possibilità di vivere come ogni uomo libero deve vivere nel proprio paese.
Dal finestrino vedo sfumare le immagine di questa terra arida senza acqua con gli aratri che arano contro ogni previsione sempre pronti ad accogliere il verde quando piove….dei cammelli semi addormentati che quando si svegliano non li fermi più…degli asini che non si muovono anche se gli vai addosso….dei bambini che quando passi ti salutano sorridendo….
Adesso sono qui a Faenza dove incalzano altri impegni, ma già Teresa è andata a Ferrara a portare delle medicine da mandare a Digsa. Come promesso non ci dimentichiamo di Digsa: ci siamo impegnati con la Chiesa locale a continuare a sostenere l’ospedale e le varie attività, facendo tutto quello che era abituale quando c’eravamo noi fisicamente. Abbiamo appena spedito la quota di farmaci per sei mesi e stiamo preparando l’invio di viveri, come prima. Anche dagli amici e dalla Diocesi di Patti contiamo sull’impegno solito per il sostegno dell’ospedale. Sarebbe ben triste se la nostra partenza penalizzasse i malati che già si sentono orfani anche dal punto di vista materiale.La Chiesa ha affidato alle Suore figlie di S Anna la direzione dell’ospedale e siamo contenti perché i malati potranno ancora farsi curare a Digsa. L’ospedale sarà come prima un punto di riferimento per tutta quella zona. Il Vescovo quando ci ha salutate ha detto: questo non è un addio ma un arrivederci perché desideriamo che torniate presto.Anche noi speriamo di poterlo fare. Per ora il gruppo mese di agosto si farà a Digsa e qualcuno di noi li accompagnerà. Poi vedremo. Intanto ci stringiamo in preghiera per implorare il Signore perché il popolo eritreo trovi al più presto la pace e possa godere dei diritti di ogni essere umano. ..poi il resto è nelle mani di Dio. Noi da parte nostra vogliamo darGli tutto il nostro contributo.
Domani parto per la Romania con Alba e Isa per una missione di studio di un progetto di pastorale missionaria al servizio del Centro Missionario di Iasci. Rientro a Faenza il 7 aprile e vi starò fino al 7 maggio per seguire i lavori dell’assemblea. Avrò poi bisogno di un po’ di riposo per recuperare energie fisiche e spirituali, ma ancora non ho fatto un programma preciso. A proposito siete tutti invitati per domenica 19 aprile, giorno di incontro nell’assemblea con tutti gli amici e collaboratori. Adesso un grande abbraccio e Buona quaresima. Antonietta.
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