venerdì 6 marzo 2009

IMMIGRAZIONE: TRATTA DI ESSERI UMANI DALLA LIBIA, 8 ARRESTI

BARI - Organizzavano viaggi di clandestini dai Paesi africani sfruttando il porto libico di Zouara, ma una volta giunti nell'Italia meridionale alcuni immigrati venivano aiutati a fuggire dai Centri di accoglienza per essere poi sequestrati e rilasciati dietro il pagamento di un riscatto da parte dei loro famigliari. La tratta di esseri umani, scoperta dai carabinieri del Ros di Bari, era resa più odiosa dalla circostanza che tra i clandestini spesso c'erano minorenni. Otto le persone sino ad ora arrestate, cinque quelle sfuggite alla cattura, dopo anni d'indagine della Dda di Bari. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, che riguarda 13 persone (otto sudanesi, un tunisino, una donna marocchina, un ugandese, un iracheno e un eritreo) disseminate tra Sicilia, Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna, è stata firmata dal gip di Bari Anna Polemio su richiesta dei pm Eugenia Pontassuglia e Renato Nitti. Agli imputati i magistrati contestano a vario titolo 36 capi d'imputazione. L'accusa principale è quella di associazione per delinquere, con carattere transnazionale, finalizzata al sequestro di persona a scopo d'estorsione, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla falsificazione di documenti. Per ogni clandestino trasportato l'organizzazione incassava dai 1.500 ai 4.000 euro (2.000 euro se erano minorenni). Con un solo viaggio si poteva arrivare ad incassare 40.000 euro. Al telefono i trafficanti chiamavano 'tonni' o 'cassette di pomodoro' la merce umana da trasportare; se minorenni, si trattava di 'valigie per la scuola'. L'inchiesta è partita da una precedente indagine avviata dal Ros nel 2005 su un gruppo di stranieri in contatto con persone indagate per terrorismo internazionale. Dagli accertamenti non sono emersi episodi di terrorismo, ma si è scoperta l'esistenza di una vasta organizzazione di trafficanti di esseri umani, strutturata in cellule collegate tra loro. Ciascun gruppo reclutava i connazionali in Marocco, Egitto, Tunisia, Algeria e Sudan, trasferendoli via terra a Zouara. I referenti libici procuravano le imbarcazioni per il trasporto dei clandestini sulle coste italiane, in particolare a Lampedusa. La gestione degli immigrati, una volta arrivati in Italia e sistemati nei centri di accoglienza o di permanenza di Crotone, Agrigento e Caltanissetta, era affidata ad un trafficante sudanese, la cui cellula organizzava la fuga dei clandestini per portarli nel nord Italia. Ma a questo punto per gli immigrati, anche se minorenni, iniziava un nuovo calvario. I carabinieri hanno accertato almeno una ventina di casi in cui i clandestini sono stati sequestrati e tenuti segregati in ricoveri di fortuna o addirittura all'aperto, per poi essere liberati dietro il pagamento di un riscatto (in media 500 euro) da parte dei loro congiunti. Tutto ricostruito attraverso le voci dei protagonisti, nel bene e nel male, di questa tratta, le cui conversazioni telefoniche sono state intercettate dagli investigatori e tradotte dalla lingua madre, l'unica precauzione con la quale i trafficanti pensavano di poterla fare franca sempre.

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