sabato 28 marzo 2009
Bashir in Eritrea, sfida all'Onu Fatwa contro il viaggio a Doha
Il presidente sudanese lascia il Paese nonostante il mandato di cattura internazionale.
Ma le autorità islamiche "sconsigliano" la partecipazione al summit arabo in Qatar
Per la prima volta il presidente del Sudan sfida la Corte penale internazionale e varca i confini del suo paese per una visita ufficiale in Eritrea. Invitato dal presidente Isaias Afeworki per una serie di colloqui che dovrebbero durare un giorno, Omar al-Bashir tasta il terreno internazionale in vista del viaggio di fine mese a Doha, in Qatar, in occasione del summit annuale dei paesi arabi. Viaggio che si annuncia carico di incognite e ora messo in discussione da un pronunciamento, dal sapore di una vera e propria fatwa, delle autorità religiose più importanti del Sudan.
Colpito da un mandato di cattura emesso dalla Cpi de l'Aja il 4 marzo scorso, per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, Omar al-Bashir gioca la sua battaglia tra timori concreti di un arresto e una vasta campagna diplomatica di solidarietà che trova consensi soprattutto in Africa e in gran parte del mondo arabo. Poco pubblicizzata e fino a due giorni fa non prevista, la sua visita in Eritrea suona come il tentativo di forzare la mano e di mettere in discussione la legittimità di un provvedimento che, naturalmente, contesta e non riconosce.
Ma tra il dire e il fare, c'è molta differenza. Dietro gli attestati di solidarietà e le dichiarazioni di condanna si muovono interessi diversi e rapporti internazionali da cui dipendono economie, scambi commerciali, equilibri geostrategici; al-Bashir sa che ne potrebbe essere vittima e si muove con grande cautela. Il portavoce governativo eritreo, Ali Abdu, ha precisato che la visita avviene "su invito del presidente Afeworki" e ha aggiunto che "la decisione della Cpi è irresponsabile e rappresenta un insulto all'intelligenza dei paesi africani. Tali accuse riguardano la sovranità del Sudan e la sua integrità territoriale".
Ma mentre al- Bashir volava verso Asmara, il Comitato degli scolari islamici, una della massime autorità religiose del Sudan, emetteva un editto, in pratica una fatwa religiosa, che sconsigliava il presidente ad andare al vertice arabo di Doha previsto per la fine di questo mese. Difficile leggere il senso di questo editto. Dietro non ci sarebbe solo il timore che un viaggio internazionale di al-Bashir possa spingere anche solo uno dei paesi che sorvolerà ad applicare la misura restrittiva. Molti osservatori ritengono che ci sia un tentativo di dimezzare, da un punto di vista religioso, il ruolo del presidente. E che la presenza di un mandato di cattura nei suoi confronti apra le porte ad un altro emissario per il vertice di Doha.
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