giovedì 12 marzo 2009
Immigrazione, sgominata tratta di esseri umani dalla Libia. Dieci arresti
Il viaggio allucinante, pagato 4-5 mila euro, poteva durare anche due mesi. Tutto organizzato: fuga da Lampedusa, lavoro in nero e nozze fittizie
MILANO - I carabinieri del Ros l'hanno soprannominata «Operazione Caronte», il mitologico traghettatore dell'Ade. E di questo infatti si trattava: un traffico infernale di esseri umani su «carrette del mare», dalle sponde libiche a Lampedusa - con viaggi allucinanti, pagati 4-5 mila euro, che potevano durare fino a due mesi - aiuto nella fuga dai centri d'accoglienza e poi su al nord, dove li attendevano lavoro in nero e a volte anche matrimoni combinati con italiane per ottenere il permesso di soggiorno. La cellula centrale del traffico operava a Milano: i responsabili erano cittadini libici ed egiziani, che nel capoluogo lombardo avevano costituito la loro base operativa. Nella notte tra mercoledì e giovedì i carabinieri del Ros, sezione anticrimine di Milano, hanno arrestato nella provincia di Milano e a Torino dieci cittadini egiziani, tutti residenti e in parte regolari, nati tra il 1964 e il 1984. Altri sette cittadini africani sono stati localizzati all’estero e per loro è in atto la richiesta di ordine di cattura in altri Paesi europei ed extraeuropei. Ci sono altre 23 persone indagate, tra cui due italiani accusati di essersi prestati a matrimoni fittizi dietro pagamento di somme che potevano arrivare a 10 mila euro.
CENTINAIA DI PERSONE - L'operazione «Caronte» era partita nel 2006 per il contrasto al terrorismo transnazionale, puntando successivamente l'attenzione alla tratta di esseri umani e al reclutamento di clandestini in Libia. Da allora e fino ai primi mesi del 2008, i clandestini che sarebbero venuti in Italia - ha detto oggi il colonnello Mario Parente, vicecomandante del reparto operativo speciale dei Carabinieri - sono stati diverse centinaia, tutti adulti tra i 25 e i 40 anni, tutti nord-africani.
IL VIAGGIO ALLUCINANTE - Per arrivare in Italia, i migranti dovevano pagare tra i 4 e i 5 mila euro per la tratta: il viaggio poteva durare, a seconda delle condizioni del mare, dai 15 giorni ai due mesi. Spesso, giunti in vista delle coste di Lampedusa, gli scafisti abbandonavano i migranti su imbarcazioni prive di benzina, lasciate andare alla deriva. Il colonnello Parente ha sottolineato come questo sodalizio criminale fosse in grado di ricostruire l'intera filiera della tratta, in quanto una volta in Italia gli arrestati erano in grado di facilitare la fuga dei migranti dai centri di accoglienza, il loro trasferimento dal Sud Italia al Nord e anche verso altri Paesi europei, la regolarizzazione fittizia della loro posizione mediante matrimoni fittizi (per un ulteriore costo di otto mila euro), documenti falsi. Proprio dall’analisi della parte logistica dell’organizzazione è nata l’indagine, coordinata dal Pubblico ministero Piacente, che ha portato all’emissione delle ordinanze firmate dal Gip Clivio.
IL «CAPORALE» - Nell'indagine sono coinvolte anche tre aziende e una società cooperativa che si occupava di pulizie. Secondo quanto accertato dagli investigatori un egiziano che lavorava per questa cooperativa aveva il ruolo di caporale e procurava lavoratori a tre aziende. In più momenti dell'inchiesta l'attività dei carabinieri ha permesso di soccorrere gruppi di immigrati che erano stati lasciati a largo delle coste di Lampedusa dagli scafisti: i trafficanti infatti si muovevano dalla Libia con due barconi: arrivati a largo di Lampedusa facevano spostare tutti su una delle due imbarcazioni, poi salivano sull'altra e ritornavano in Libia, abbandonando gli immigrati al loro destino.
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