venerdì 12 giugno 2009
Consolo: «I respingimenti, violazione dei diritti umani» 11 giugno 2009 | laura guglielmi
IL MEDITERRANEO è diventato un luogo di morte, sciagure umane, naufragi»: Vincenzo Consolo, sempre dalla parte degli umili e degli ultimi, non può non sentire il profondo senso di tragedia che porta con sé l’epopea di migliaia di esseri umani che, partendo dall’Africa, sbarcano sulle spiagge siciliane per venire respinti verso ignote destinazioni.
Lo scrittore siciliano, 76 anni, autore di sofisticate opere come “Lo spasimo di Palermo”, “Lunaria” e “Retablo”, vincitore di numerosi premi fra cui il Pirandello, il Grinzane Cavour e lo Strega sarà oggi alle 17.45 a Palazzo Ducale di Genova, per il ciclo di incontri “Mediterranea”, assieme a Franco Cassano, docente di Sociologia della conoscenza all’Università di Bari. Insieme hanno scritto “Lo sguardo italiano. Rappresentare il Mediterraneo”, primo volume di una collana curata da Mesogea.
«Quando gli immigrati arrivano a Lampedusa vengono rinchiusi in quei lager che chiamano centri di identificazione» continua Consolo «dove in molti compiono atti di autolesionismo. Ora, con le nuove leggi, li si rispedisce in Libia, così vanno a finire nelle mani di Gheddafi, che li ributta nel deserto. Non sappiamo neanche chi sono e perché vengono da noi, se stanno scappando dalla guerra o dalla fame di un continente impoverito anche per colpa nostra».
Fin dall’antichità, la storia del mondo e, quindi anche la storia del Mediterraneo, è storia di immigrazione, un viaggio verso l’ignoto così ben raccontato già da Virgilio nell’Eneide: «Dopo la guerra di Troia, Enea è stato costretto a trovare una nuova terra. La Sicilia è stata colonizzata da tanti popoli, tra cui i Greci, che hanno portato la civiltà. Sotto il dominio normanno, c’erano trecento moschee, tante sinagoghe e chiese ortodosse, un’epoca di estrema tolleranza e pacifica convivenza».
Gli italiani sono emigrati in massa, dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Novecento, approdando in America del Sud e del Nord, o in Australia. Un viaggio per scappare dalla miseria ben raccontato da Edmondo De Amicis, in “Dagli Appennini alle Ande”. Poi una seconda emigrazione negli anni Cinquanta del Novecento. «Io vivevo già a Milano, ero studente, abitavo in piazza Sant’Ambrogio, che ho soprannominato piazza dei destini incrociati» racconta Consolo «Sulla piazza si affacciavano una caserma dei celerini di Scelba e un centro di orientamento per gli immigrati meridionali, che venivano mandati, nelle fabbriche del Nord Italia e della Germania o nelle miniere del Belgio. Una realtà che mi colpì molto: sia tra gli immigrati sia tra i celerini riconoscevo gente del mio paese. Poi, non bisogna dimenticare che nei primi del Novecento, molti italiani sono immigrati nel Maghreb, per costruire strade o lavorare in miniera, una comunità di più di centomila persone, a cui apparteneva la famiglia di Claudia Cardinale, che è nata in Tunisia».
Uno scambio continuo, nei secoli, tra le sponde del Mediterraneo, una comunicazione tra popoli fratelli che non può essere interrotto. Il Mare Nostrum da sempre crocevia di popoli e merci, ora è diviso in due da un muro invisibile: «Dal 1968 in avanti tanti tunisini si sono insediati a Mazara del Vallo, come già accadde nell’800 dopo Cristo. Non ha senso adesso respingerli così, si ledono i diritti umani. Non siamo certamente un esempio di civiltà».
La camorra e tutte le mafie sono una piaga, un conflitto che nel Mediterraneo non ha eguali, secondo solo a quello araboisraeliano. Roberto Saviano nel libro “Gomorra” ne ha denunciato le atrocità. «Conosco Saviano da anni, mi veniva a trovare quando ancora non aveva pubblicato niente» racconta Consolo «“Gomorra” è un libro importante, utile per far conoscere una realtà, ma non serve a risolvere la situazione. Neanche i libri di Sciascia sono serviti. Per dare risposte precise sono necessari i magistrati. Oppure i politici, purché non siano conniventi».
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