venerdì 12 giugno 2009

Il macellaio Graziani

Per ventotto anni ci è stato impedito di vederlo, in Italia. Lo ha mostrato per la prima volta Sky questa sera (11 giugno) in corrispondenza con la prima visita ufficiale di Gheddafi nel nostro paese. Non è un bel film, Il leone del deserto (1981), ma serve a ricordarci un po’ di storia e un po’ di responsabilità storiche italiane. A ricordarci il nostro passato coloniale. E soprattutto serve a ricordarci chi fu Rodolfo Graziani. In Eritrea nel 1908, impegnato nella guerra italo-turca del 1911-12 dalla quale nacque la sottomissione coloniale della Tripolitania e della Cirenaica. Di nuovo in Libia nel ‘21 per contrastare la resistenza antiitaliana capeggiata da Omar al-Mukhtar. Il “leone del deserto” che, dopo vent’anni di caccia, venne catturato e impiccato da Graziani nel 1931. Vicegovernatore della Libia fino al ‘34, Graziani avrebbe assunto incarichi molto importanti nell’Africa orientale italiana tra il ‘35 e il ‘37, ricevendo dal Duce il titolo di di vicerè d’Etiopia dopo la conclusione vittoriosa della campagna contro il Negus nel ‘36. Per tornare nuovamente in Libia, nel ‘40-’41, come governatore, successore di Italo Balbo. Partecipando alle operazioni belliche nord africane durante la seconda guerra mondiale. Eterno rivale di Pietro Badoglio, con la costituzione della Repubblica sociale assunse la carica di ministro della guerra nello stato mussoliniano fantoccio. Arrestato dopo la Liberazione, processato e condannato per le sue gravi responsabilità e per i suoi crimini di guerra, subì in realtà una breve detenzione. Aderì quindi al Movimento sociale italiano, il partito neofascista. Ma dopo una breve e deludente esperienza politica si ritirò. Morì nel 1955, a settantatre anni. Gli è stata attribuita la responsabilità, nella repressione africana, di aver fatto uso di armi chimiche, di aver ordinato esecuzioni spietate, e di aver sterminato popolazioni intere nei campi di concentramento.

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