mercoledì 17 giugno 2009

La realtà dei profughi e dei rifugiati e il mito italiano. di Umberto Mazzantini

LIVORNO. Il rapporto “Global trend 2008” dell’Agenzia per il rifugiati dell’Onu (Unhcr) è stato relegato dai giornali italiani (quando è andata bene) in qualche striminzito trafiletto, eppure si tratta di una questione che infiamma l’opinione pubblica, fa la fortune elettorali di qualche partito, riempie di ronde le strade e cementa l’accordo energetico-economico-politico con Gheddafi e la sua dittatura. Peccato, perché quella lettura è sorprendente e potrebbe risvegliare chi legge le cifre del rapporto da un brutto sogno della ragione che alimenta paure e genera mostri. Infatti, secondo il rapporto, l’80% dei rifugiati e richiedenti asilo del mondo si trova nei Paesi in via di sviluppo, così come la stragrande maggioranza degli sfollati. «Sfatiamo un mito – sottolinea la portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini - non è vero che tutti i profughi extracomunitari, le persone che fuggono da guerre e persecuzioni, vogliono venire in Europa. E non è vero che l´Italia è l´unico Paese europeo a farsene carico». Il nostro Paese ospita solo 47 mila rifugiati, appena lo 0,5% del totale mondiale, il contingente più basso tra quelli dei maggiori Paesi europei. “Global trends” spiega che il numero mondiale comprende 16 milioni di rifugiati e richiedenti asilo e 26 milioni di sfollati all’interno del proprio paese, sia per guerre che per persecuzioni etnico-politiche che per motivi ambientali e di scarsità di cibo spesso legate a quest’ultime. Una cifra in aumento anche a causa di «un brusco rallentamento dei rimpatri e ad una maggior durata dei conflitti, risultante in forme di esilio protratto. Sebbene la cifra totale di 42 milioni sia minore di 700 mila unità rispetto all’anno precedente, i dati provvisori del 2009, non rappresentati nel rapporto, riflettono già un mutamento di tendenza». Presentando il rapporto l’Alto commissario António Guterres ha spiegato che «Nel 2009 abbiamo già assistito a un consistente movimento forzato di popolazioni, principalmente in Pakistan, Sri Lanka e Somalia. Se alcune forme di fuga possono avere breve durata, altre possono durare anni e perfino decenni in attesa di una soluzione. Sono diverse le situazioni di popolazioni sradicate da ormai molto tempo: in Colombia, Iraq, Repubblica democratica del Congo e Somalia. Ciascuno di questi conflitti ha inoltre generato rifugiati che hanno oltrepassato le frontiere». La situazione è tragica per 5,7 milioni di rifugiati in 22 Paesi che vivono in un vero e proprio limbo: 29 gruppi diversi, ognuno di oltre 25.000 rifugiati esiliati da oltre 5 anni, senza nessuna prospettiva di una soluzione immediata». Nel 2008 sono tornati a casa loro 2 milioni i rifugiati e sfollati, meno che nel 2007. I 604.000 rimpatriati sono il 17% in meno, mentre gli sfollati che sono tornati nei loro luoghi di origine sono stati 1,4 milioni, meno 34%. «Il rimpatrio, tradizionalmente considerata la soluzione durevole più diffusa per i rifugiati – sottolinea il rapporto - ha raggiunto il secondo livello più basso negli ultimi 15 anni. Questo declino riflette in parte il deterioramento delle condizioni di sicurezza principalmente in Afghanistan e Sudan. E’ un’indicazione che i rimpatri su vasta scala del passato hanno subìto una decelerazione, con circa 11 milioni di rifugiati tornati a casa negli ultimi 10 anni, la maggior parte dei quali con l’assistenza dell’Unhcr. Nel 2008 l’Unhacr ha proposto a 121.000 persone il reinsediamento in Paesi terzi e più di 67 mila sono effettivamente partiti». Dal 2005 il numero degli sfollati di cui si interessa l’agenzia per i rifugiati è più che raddoppiato ed attualmente si occupa di 25 milioni di persone, compresi 14,4 milioni di sfollati, il 3,7% in più in un anno, e 10,5 milioni di rifugiati. Altri 4,7 milioni di rifugiati sono i palestinesi assistiti da un’altra Agenzia: l’Unrwa. La Colombia ha una delle più numerose popolazioni di sfollati interni, intorno ai 3 milioni di persone. Alla fine del 2008 In Iraq ce n’erano 2.6 milioni, 1,4 milioni dei quali sfollati negli ultimi tre anni. Nel Darfur, in Sudan, gli sfollati sono almeno 2 milioni. Nel 2008 le guerre e hanno costretto alla fuga 1,5 milioni di persone nell’est della Repubblica democratica del Congo e 1,3 milioni di somali. «All’inizio dell’anno – sottolinea l’Unhcr - abbiamo assistito a massicci movimenti forzati di popolazione in Kenya, mentre il conflitto in Georgia ha messo in fuga 135 mila persone. Il numero di sfollati è altresì aumentato in Afghanistan, Pakistan, Sri Lanka e Yemen». Numeri enormi e con conseguenze sociali, ambientali e politiche devastanti nelle aree dove si creano i campi o dove cercano rifugio i profughi, ma che sarebbero ancora più grandi, visto che «la popolazione di competenza dell’Unhcr è calata per la prima volta dal 2006 a causa della revisione e dell’aggiornamento delle stime riguardanti il numero di rifugiati e di persone in “situazioni simili ai rifugiati” in Iraq e Colombia. Il numero dei rifugiati è sceso dagli 11,4 milioni del 2007 a 10,5 milioni per il 2008». Ma mentre calano i rifugiati aumenta per il secondo anno consecutivo il numero di richiedenti asilo: «nel 2008 sono stati 839 mila, con un incremento del 28%. I paesi che hanno ricevuto il maggior numero di domande di asilo sono il Sud Africa (207 mila), gli Stati Uniti (49.600), la Francia (35.400) ed il Sudan (35.100)». Manca come si vede l’Italia delle ronde che ha appaltato alla dittatura libica l’esame delle richieste di asilo politico di chi fugge da altre dittature amiche di Gheddafi. Una misura propagandistica e inefficace visto che il popolo dei disperati dei gommoni è un’infima minoranza, la più disperata, del flusso migratorio clandestino che raggiunge il nostro Paese con altri mezzi e sistemi. «I paesi in via di sviluppo hanno ospitato l’80% dei rifugiati nel mondo – dice l’Unchr - a sottolineare la sproporzionata pressione che grava su quei paesi che hanno meno mezzi e maggior bisogno si assistenza internazionale. Fra i principali paesi di accoglienza di rifugiati nel 2008 troviamo il Pakistan (1,8 milioni), la Siria (1,1 milioni), l’Iran (980 mila), la Germania (582.700), la Giordania (500.400), il Ciad (330.500), la Tanzania (321.900) e il Kenya (320.600). I principali paesi di origine sono stati l’Afghanistan (2,8 milioni) e l’Iraq (1,9 milioni) paesi che, da soli, rappresentano il 45% dei rifugiati di competenza dell’Unhacr. Altri paesi di origine sono la Somalia (561 mila), il Sudan (419 mila), la Colombia, compresi coloro in situazioni simili ai rifugiati (374 mila) e la Repubblica Democratica del Congo (368 mila)».

Nessun commento: