lunedì 15 marzo 2010
Bambini immigrati: ''La bozza del governo peggiora le cose, vi spiego perché''
Parla l'avvocatessa Pavlidi, dopo l'ultima sentenza della Cassazione.
Serena Fiorletta
I figli a scuola, regolarmente inseriti, non sono una ragione sufficinte per non fare espellere un immigrato, come ha sancito la settimana scorsa una sentenza della Cassazione? “Credo che l’Italia non si stia curando in modo intelligente del fenomeno migratorio, che non si stia preoccupando di proporre un modello di società in cui i migranti si sentano quello che veramente sono: una grande risorsa e un’immensa ricchezza sociale”: commenta l’avvocatessa Irene Pavlidi della cooperativa A.ME.LIN.C Onlus di Milano dopo la sentenza.
Tutto parte dalla storia di un albanese
La storia parte dalla vicenda di un albanese con la moglie in attesa della cittadinanza italiana e con due bambini, tutti residenti a Busto Arsizio, che ha chiesto l’autorizzazione a restare in Italia per “il sano sviluppo psicofisico “ dei propri figli, in pericolo in caso di suo allontanamento.
Secondo la Cassazione, che smentisce un’altra recente sentenza, l’esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.
La notizia tocca temi delicati quali migrazione, educazione e infanzia.
Ed ha contribuito ad ampliare il discorso sull’immigrazione, tema particolarmente caldo in Italia da tempo ormai, e soprattutto negli ultimi tempi dopo i fatti di Rosarno.
Ma quali sono le regole?
Ma, al di là dell’ultima sentenza, quali sono i termini reali di questa legge che governa l’esistenza degli immigrati in Italia?
“E’ un’annosa questione che oggi ha grande impatto sui media - risponde Irene Pavlidi - ma che ha caratterizzato la vita giuridica di chi si occupa di diritto alla famiglia dei cittadini stranieri e che ha visto aperture e chiusure da parte delle Corti a seguito dei sensibili mutamenti della nostra società e del fenomeno migratorio”.
La nostra giovane avvocatessa prosegue spiegandoci di come si tratti di una norma che “deroga le regole sull’ingresso ed il soggiorno dei cittadini stranieri proprio in vista della speciale tutela che il nostro ordinamento riserva ai minori, facendo sì che il giudice possa operare una valutazione discrezionale sui motivi che caratterizzano la situazione di specie”.
I timori per un’applicazione restrittiva
La recente sentenza ha scatenato le reazioni dei nostri politici ma anche la preoccupazione dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, nella persona di Navi Pillay, nitidamente espressa nel corso della conferenza stampa che ha chiuso la sua visita di due giorni in Italia. ,
“Condivido le preoccupazioni di chi teme un’applicazione restrittiva della norma, ma sposterei l’attenzione sulla necessità di una riforma del Testo Unico sull’immigrazione e di una risposta seria e attenta alle istanze di modifica della legge sull’acquisto della cittadinanza italiana”.
Infatti il problema non si ferma alla specifica situazione, i minori residenti in Italia, che siano figli di cosiddetti “clandestini” o di cosiddetti “regolari” al compimento della maggiore età non ottengono automaticamente la cittadinanza. Anche se nati e cresciuti nel nostro Bel Paese.
La legge non prevede che chi nasce in Italia sia italiano
“Purtroppo la legge italiana non prevede che il figlio di cittadini stranieri (regolari o irregolari) nato in Italia prenda la cittadinanza italiana.
Le poche previsioni di acquisto della cittadinanza per nascita sul nostro territorio (iure soli) prevedono che i genitori del minore siano apolidi, ignoti o in altri casi piuttosto rari. Lo/la straniero/a che nasce in Italia da genitori regolari (anche uno solo dei due) e che vi risiede legalmente senza interruzioni può chiedere la cittadinanza italiana presso il Comune di residenza però entro un anno dal compimento della maggiore età. Anzi dopo l’entrata in vigore del c.d. “pacchetto sicurezza” anche questi ragazzi e ragazze dovranno pagare 200€ al Ministero dell’interno per ottenere il riconoscimento della cittadinanza”, specifica Pavlidi.
Una ripercussione brutale sulla vita dei migranti
La questione è così davvero delicata, come ci tiene a sottolineare la nostra intervistata venendo al concreto, “credo che queste norme vadano utilizzate nel vero interesse del minore ed in un’ottica di più ampio respiro, per consentire al progetto migratorio di essere a lungo termine. Notiamo una ripercussione brutale delle vicende economiche e politiche sulla vita dei migranti, che negli ultimi mesi, sempre più programmano di rientrare nel proprio paese, dopo anni di lavoro regolare in Italia”.
Inoltre qui parliamo di infanzia, una fase della vita di ogni essere umano di particolare importanza, che si trovano a vivere tutelati nel nostro paese fino a che non compiono la maggiore età, “torno sulla normativa che riguarda la cittadinanza italiana, la Legge numero 91 del 1992, che non valorizza in nessuna maniera la condizione dei tanti minori giunti in Italia in tenera età e che crescono con i coetanei italiani senza avere i loro stessi diritti come votare, poter andare a vivere e a studiare liberamente in un altro paese europeo…”.
La bozza di riforma del governo è peggiorativa
Concludiamo chiedendo quale possa essere una soluzione oggi, “la bozza di riforma presa in analisi dall’attuale governo, sembra essere addirittura peggiorativa rispetto alle attuali previsioni che andrebbero riformate perché non rispondono più alle esigenze attuali e all’obiettivo di creare una società nuova e coesa”.
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