mercoledì 10 marzo 2010

Violenza, crimini e uccisioni sommarie: la guerra d’Etiopia raccontata da Angelo Del Boca

La guerra d'Etiopia: particolare della copertina edito da Longanesi “Oggi, 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba”. È a questo stringato messaggio che il maresciallo Pietro Badoglio affida la comunicazione della conquista dell’Etiopia. L’Italia ha un impero e il fascismo tocca il suo apogeo, peraltro a basso prezzo: la guerra ufficiale costa “solo” 4350 morti e 9000 feriti. Ma – come racconta lo storico Angelo Del Boca, tra i più noti studiosi del colonialismo italiano, in La Guerra d’Etiopia (Longanesi) - “spenti l’urlo delle sirene e il suono delle campane, concluso il trionfo di un uomo che ha regalato all’Italia un impero, alcune spiacevoli verità si fanno presto strada”. Il conflitto, infatti, non termina in quella data. Per più di tre quarti, il territorio etiope resta ancora da occupare. Dopo l’alzabandiera italiana, inizia una guerra sotterranea, che senza gli stentorei proclami del governo fascista si profila più insidiosa e offensiva di quella conclusasi nella primavera del ‘36. La guerra dei “sette mesi” si tradurrà così in una lotta infinita, dove resteranno uccisi più di quarantamila italiani. A difendere la conquista, non ci sarà più Badoglio, rientrato a Roma dopo diciassette giorni dal suo ingresso trionfale ad Addis Abeba, ma Rodolfo Graziani. A lui – racconta Del Boca – toccherà scoprire che le colline che circondano la capitale etiope brulicano di soldati africani ancora in armi, pronti a intercettare le carovane che riforniscono di viveri e munizioni la città. Stretto dalle incitazioni di Mussolini, che freme per spazzare via ogni resistenza nel territorio africano, il delirio di onnipotenza del generale non avrà limiti: chiederà a Mussolini di radere al suolo tutta la vecchia città indigena e arriverà persino a ordinare l’esecuzione sommaria dei cantastorie, colpevoli a suo dire di diffondere ad arte notizie catastrofiche e allarmanti. La barbarie continuerà fino al 1941, quando gli inglesi attaccheranno la colonia, ponendo fine all’”impero fascista”. E a nulla varranno nel dopoguerra gli sforzi del governo etiopico di istituire una Norimberga africana: le pressioni di Londra e Washington faranno cadere nell’oblio una delle pagine più vergognose della storia militare italiana.

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