venerdì 19 marzo 2010
Rifugiati afgani: Commissione diritti umani, a Roma responsabilità istituzioni
Il presidente della commissione, Pietro Marcenaro, annuncia un’interpellanza parlamentare. L’amministrazione: “problema alimentato da associazioni di volontariato”
di Antonio Fico
“Come è possibile, che dopo 5 o 6 anni, questa situazione non venga risolta? Qui ci sono delle responsabilità serie delle istituzioni”. Il presidente della commissione parlamentare per la promozione e la tutela dei diritti umani, Pietro Marcenaro, in visita oggi alla baraccopoli afgana nei pressi della stazione Ostiense, si esprime con parole ponderate ma dure. Dopo aver parlato con i rappresentanti dei medici per i diritti umani e dei medici contro la tortura e con alcuni degli afgani presenti, il senatore ha annunciato un’interpellanza parlamentare per chiedere al governo di intervenire nella vicenda.
Sono più di 100 gli afgani, tutti richiedenti asilo politico, che vivono accampati in condizioni sanitarie drammatiche, stretti tra la ferrovia e il cantiere di diversi palazzi in costruzione, su via Capitan Bavastro. Molti sono giunti nelle ultime settimane, tra di loro anche ragazzi di 13 o 14 anni. “Abbiamo precisi doveri di accoglienza nei confronti di queste persone - osserva Marcenaro - che provengono da una paese in cui siamo impegnati militarmente. Mi chiedo con quale coerenza parliamo di impegno e di legalità, quando costringiamo a vivere in queste condizioni delle persone che hanno asilo politico nel nostro Paese o sono in attesa di riceverlo”. Il parlamentare si è detto disponibile ad accompagnare negli uffici competenti alcuni degli immigrati che avanzeranno nelle prossime settimane richiesta di asilo e ha criticato l’amministrazione Alemanno: “Ha un approccio securitario che appare tra l’altro inefficace, si vive nell’illusione che usando esclusivamente la forza pubblica, si riesca a fermare il fenomeno migratorio”.
Proprio l’amministrazione comunale aveva spedito nei giorni scorsi al presidente della municipalità una lettera con cui nella sostanza si metteva sotto accusa il lavoro delle associazioni che da tempo sono impegnate ad alleviare le condizioni degli immigrati. “Si ritiene - si legge nella missiva - che il fenomeno permarrà finanche si continuerà l’attività di distribuzione dei pasti in loco operato da diverse associazioni di volontariato...”.
Intanto l’associazione dei medici per i diritti umani torna a chiedere l’intervento delle istituzioni, e a rilanciare la proposta di un centro di orientamento e prima accoglienza nei pressi della stazione.
Rimane invece aperta la possibilità per circa 150 afgani ospitati presso il centro di accoglienza del S. Camillo Forlanini, di rimanere anche oltre il 31 marzo.
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