mercoledì 17 marzo 2010
Immigrati, rivolta a Massa Carrara
EMERGENZA. Un episodio analogo a quello di Lampedusa mette in allarme la struttura di accoglienza in Toscana. Feriti e contusi in strada
Fuggiti dalla Croce Rossa, hanno protestato in città E a Lampedusa sciopero generale di tutti gli esercizi
SCONTRI A MARINA DI MASSA. Problemi analoghi a quelli dei giorni scorsi a Lampedusa, ieri, al Centro della Croce Rossa di Marina di Massa (Massa Carrara). Momenti di tensione con le forze dell'ordine, avvenuti durante la protesta di una cinquantina di profughi eritrei e somali. Feriti e contusi, seppur lievi, sono stati regisrtati al termine degli scontri. Una manifestante è stata medicata e giudicata guaribile in tre giorni. Contusi anche alcuni agenti. Ventotto gli extracomunitari portati in questura per accertamenti.
I manifestanti erano una parte degli ospiti del centro della Croce Rossa, trasferiti in Toscana da Lampedusa lo scorso agosto. La manifestazione, nata per sollecitare le autorità ad esaminare le richieste di riconoscimento dello status di profughi, non era stata autorizzata. Per tre ore i manifestanti hanno creato forti disagi al traffico in un'arteria della città. Poi le forze dell'ordine, dopo averli più volte invitati a porre fine alla protesta, sono intervenute per disperderli.
La manifestazione, nata per sollecitare le autorità ad esaminare le richieste di riconoscimento dello status di profughi, non era stata preavvisata. Per tre ore i manifestanti hanno creato forti disagi alla circolazione in un'arteria della città. Poi le forze dell'ordine, dopo averli più volte invitati a porre fine alla protesta, sono intervenute per disperderli. Durante la manifestazione, il prefetto, Carlo Striccoli, e il vicesindaco, Martina Nardi, si sono offerti di ricevere una delegazione di manifestanti, ma questi hanno rifiutato.
TENSIONE A LAMPEDUSA. Continua intanto il braccio di ferro tra il governo e gli abitanti di Lampedusa in rivolta, da una settimana, contro l'apertura, sull'isola, di un Centro di identificazione ed espulsione dei migranti. Alla decisione del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di andare fino in fondo con la politica dei rimpatri diretti, che a dire degli isolani trasformerebbe in una sorta di Guantanamo la maggiore delle Pelagie, i cittadini risponderanno scendendo di nuovo in piazza oggi, con uno sciopero generale che paralizzerà per 12 ore Lampedusa. Saracinesche abbassate, scuole ed uffici chiusi a testimonianza che la gente non accetta «le imposizioni dell'esecutivo».
Nel corso di una seduta straordinaria del consiglio comunale, che si è tenuta nella piazza principale del paese, i cittadini hanno messo a punto le iniziative di protesta previste per domani.
L'assemblea ha deciso all'unanimità di denunciare il ministro Maroni, del quale chiede le dimissioni, per violazione delle norme sull'immigrazione clandestina. I cittadini sono tutti con il sindaco, Dino De Rubeis: in corteo da piazza Libertà oggi raggiungeranno il porto in una marcia che terminerà con la commemorazione dei tanti migranti morti durante i «viaggi della speranza» verso le coste della Sicilia.
Nel Centro di prima accoglienza, dove dopo il trasferimento di circa 100 migranti, molti dei quali richiedenti asilo, si trovano ora 1200 persone, il clima è più tranquillo. Ma l'emergenza, ora si chiama «viveri». Il cibo inizia a scarseggiare: la nave che porta le derrate alimentari non è attraccata per il maltempo.
Organizzati due voli speciali per fare giungere al Centro pasta, riso e prodotti surgelati. Proseguono, intanto, nell'ex base navale Loran, i lavori di allestimento del contestato centro di identificazione. Giovedì scorso, nella struttura, dismessa da due anni, erano state portate 78 donne. Ora molte sono state trasferite con un volo, nel Cpt di Crotone. In tutto hanno lasciato Lampedusa 100 migranti, la maggior parte dei quali richiedenti asilo. ROMA
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