domenica 29 novembre 2009
Immigrati, Papa: "I figli hanno diritto a scuola"
Roma - Ai figli degli immigrati "sia data la possibilità della frequenza scolastica e del successivo inserimento nel mondo del lavoro". Lo chiede il Papa nel messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato che si terrà il prossimo 17 gennaio 2010 ed avrà per tema "I migranti e i rifugiati minorenni". Per Benedetto XVI, inoltre, deve essere "facilitata l’integrazione sociale grazie a opportune strutture formative e sociali". "Un aspetto tipico della migrazione minorile - rileva - è costituito dalla situazione dei ragazzi nati nei paesi ospitanti oppure da quella dei figli che non vivono con i genitori emigrati dopo la loro nascita, ma li raggiungono successivamente. Questi adolescenti fanno parte di due culture con i vantaggi e le problematiche connesse alla loro duplice appartenenza, condizione questa che tuttavia può offrire l’opportunità di sperimentare la ricchezza dell’incontro tra differenti tradizioni culturali". "Non si dimentichi mai - afferma - che l’adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell’essere umano".
Rispettare sempre i diritti umani "Il migrante è una persona umana con diritti fondamentali inalienabili da rispettare sempre e da tutti". Lo riafferma Benedetto XVI che torna su questo aspetto trattao nell’enciclica "Caritas in veritate" per rilevare quanto il fenomeno "impressiona per il numero di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale". "La celebrazione della Giornata del Migrante e del Rifugiato - che si terrà il prossimo 17 gennaio - mi offre nuovamente l’occasione di manifestare la costante sollecitudine che la Chiesa nutre verso coloro che vivono, in vari modi, l’esperienza dell’emigrazione", scrive il Pontefice annunciando il tema che ha scelto per la Giornata del 2010: "I migranti e i rifugiati minorenni". Si tratta, spiega il Pontefice, di "un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato a uno solo di questi più piccoli". "E - si chiede Papa Ratzinger - come non considerare tra i più piccoli anche i minori migranti e rifugiati? Gesù stesso - infatti - da bambino ha vissuto l’esperienza del migrante perchè, come narra il Vangelo, per sfuggire alle minacce di Erode dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria"
No al rimpatrio dei minori Le norme internazionali stabiliscono che "un minore non accompagnato non può essere rimpatriato". Lo ricorda il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, mons. Antonio Maria Vegliò, che presentando il Messaggio del Papa sulla condizione dei bambini immigrati o rifugiati, denuncia che "purtroppo tale diritto, come molti altri, non è sempre rispettato". Il capodicastero sottolinea le "ragioni più specifiche" che condannano i minorenni alla clandestinità, "come per esempio nel caso di difficoltà, o impossibilità, di accedere al Paese di destinazione desiderato. Ciò spinge - spiega - i minorenni, o i loro genitori, a tentare l’immigrazione irregolare. In questi casi, i genitori, a volte l’intera famiglia, pongono tutte le loro speranze nella riuscita del minore che emigra, il che si trasforma in un forte peso psicologico per il ragazzo che non vuole deluderli. Perciò egli è pronto a subire ingiustizie, violenze e maltrattamenti pur di ottenere il permesso di soggiorno, forse una formazione scolastica, e soprattutto un lavoro per poter aiutare la famiglia di origine, che tanto ha ’investitò su di lui". Da parte sua, il segretario del dicastero, arcivescovo Agostino Marchetto, rileva che "i minori non accompagnati e quelli separati dalle loro famiglie molto spesso vivono ancora in ambienti a rischio di abusi e di sfruttamento, come per la tratta di esseri umani o il reclutamento per fini militari". E "con profonda pena" osserva che "i membri della società civile agiscono e reagiscono secondo stereotipi, preconcetti e pregiudizi all’arrivo dei rifugiati, mentre le politiche ufficiali guardano al miglior interesse del minorenne". "Questo comportamento di discriminazione, xenofobia e finanche razzismo va affrontato - suggerisce - con politiche atte a salvaguardare, rinforzare e proteggere i diritti dei rifugiati e delle persone sfollate all’interno del proprio paese".
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