venerdì 3 dicembre 2010
Camera dei Deputati: Resoconti dell'Assemblea
Sull'ordine dei lavori (ore 19,03).
GINO BUCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINO BUCCHINO. Signor Presidente, nelle ultime ore, i canali di informazione hanno riferito di profughi eritrei fuggiti dalla Libia nel tentativo di raggiungere l'Europa attraverso Israele e caduti, da oltre un mese, nelle mani di una banda di trafficanti di esseri umani nel Sinai.
L'odissea è iniziata più di un mese fa, quando i «passatori» avevano promesso di trasportare i fuggitivi oltre la frontiera con lo Stato ebraico in cambio del pagamento di 2 mila dollari. Ma li hanno ovviamente ingannati, fermando il camion dei profughi in mezzo al deserto e chiedendo 8 mila dollari a testa per lasciare gli ostaggi in vita. Qualche giorno fa è iniziata la mattanza: prima tre persone torturate e uccise a sangue freddo, poi un tentativo disperato di fuga di una dozzina di profughi, che sono stati fermati e repressi con violenza, lasciando sul terreno altri tre cadaveri.
Siamo di fronte ad uno dei quotidiani episodi di orrore disseminati lungo le rotte delle immigrazioni clandestine. L'allarme è stato lanciato dall'agenzia di cooperazione Habeshia e dal sacerdote eritreo cattolico, Mosè Zerai, che vive a Roma e che, dallo scorso 24 novembre, è in contatto telefonico con questi sventurati, ai quali i carcerieri lasciano usare il cellulare per implorare il pagamento del riscatto.
Dalle informazioni in possesso del prete eritreo risulta che gli ostaggi sono quasi tutti sotto i trent'anni e che nel gruppo vi sono anche alcune donne. Sono tenuti prigionieri in condizioni inumane - in catene, maltrattati, con scarso vitto e senza potersi lavare -, che una parte di loro risulta essere già stata respinta dalla Libia e che in tutta l'area vi sarebbero 600 ostaggi provenienti dal Corno d'Africa e dal Sudan.
Mosè Zerai dice che non c'è più tempo, che i prigionieri non riescono ad identificare la località, ma che hanno riferito di vedere dalla prigionia una scuola ed una moschea. Poiché non è possibile girarsi dall'altra parte di fronte a fatti tanto gravi, chiediamo al Governo di verificare quale sia l'effettiva rispondenza di queste notizie e, nel caso di conferma, quali passi il nostro Governo intenda compiere nei confronti delle autorità egiziane e libiche affinché si restituisca a queste persone incolumità e sicurezza.
In particolare, signor Presidente, anche alla luce di questa vicenda, credo sia doveroso che il Governo riferisca in Parlamento sull'esito dei colloqui in corso con la Repubblica araba di Libia sul tema dei diritti alla protezione umanitaria.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bucchino. Il racconto agghiacciante che lei ci ha fatto non può non commuovere profondamente ogni animo - non dirò cristiano - umano. Certamente, provvederemo ad interessare il Ministro degli affari esteri e sono sicuro che farà il possibile per intervenire e fare pressione sulle autorità locali competenti, al fine di trovare una soluzione umana del caso terribile che ci ha indicato.
Rimane il grande problema, in generale, del traffico di esseri umani, sul quale anche io come deputato altre volte mi sono esposto: credo che anche questo tocchi profondamente la nostra responsabilità politica.
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