giovedì 2 dicembre 2010
Roma guardi e agisca. Respinga l’ingiustizia
Fermatela
Li stanno uccidendo a tre a tre, con l’inesorabile ferocia di chi non considera uomo un uomo d’Eritrea. Accade di là dal mare, in un deserto d’Egitto. E tocca a eritrei che vengono dalla Libia, e questo non sfida solo la nostra umanità, ma anche quel che resta della nostra memoria storica d’italiani. L’Italia, però, non guarda e non agisce. Non guarda la nostra tv, che pure sa essere spasmodicamente curiosa e attenta di morte. Non guarda, o guarda poco, il mondo dei giornali. Non guardano i grandi della politica europea, anche quando – riuniti proprio a Tripoli – alzando appena un po’ lo sguardo potrebbero sussultare e dire e agire. Non guarda la Roma politica – a parte due voci solitarie di senatrici – e soprattutto non guarda la politica che ha le leve di governo, che più potrebbe, e deve, spendere una parola e un gesto (persino quello degli 8mila dollari di riscatto, viene da dire a noi che odiamo ogni ricatto da predoni) per le decine di «respinti» che in Libia non hanno avuto vita e nel deserto egiziano, ora, sono incatenati e messi a morte. Ma anche per altri 170 eritrei, senza patria e senza asilo. Che il nostro governo apra gli occhi. Veda e s’impegni per fermare la mattanza, respinga l’ingiustizia.
Marco Tarquinio
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