giovedì 3 dicembre 2009

Genova - dal 3 dicembre 2009 al 31 gennaio 2010 Giovanni Marrozzini - Mama. L'Africa

Verranno esposte circa ottanta fotografie scattate in questi anni in Somalia, Etiopia, Zambia e Angola. Il 3 Dicembre si inaugura, nella splendida cornice del Castello D'Albertis, Museo delle Culture del Mondo di Genova, la mostra fotografica "MAMA", l'Africa di Giovanni Marrozzini. In tale occasione verranno esposte circa ottanta fotografie scattate in questi anni in Somalia, Etiopia, Zambia e Angola. La mostra si distende attraverso un percorso interiore dal quale l'Africa emerge in tutti i suoi aspetti più intimi e profondi. Questo soprattutto perchè Giovanni Marrozzini e la fotografia sono inscindibili. Le sue immagini, infatti, non la innalzano a mezzo d’eccellenza in grado di fissare e mostrare stati d’animo o aspetti del mondo che ci avvolge, ma sono ‘semplicemente’ il transfert delle emozioni profonde che egli stesso prova a contatto con l’umanità che lo circonda. Egli non vede, non documenta, ma sente, e quello che introietta si metabolizza nell’anima tanto da fuoriuscire in scatti fotografici di un’intensità così rara da soffocare qualsiasi commento. Aspetti fondamentali, questi, sostenuti anche da un'analisi approfondita e competente quale quella di Denis Curti che afferma come «Le immagini di Marrozzini rappresentino un vero e proprio dossier documentario su specifici aspetti socioculturali del continente africano, indagati attraverso lo sguardo analitico ed incisivo di un autore impegnato in campagne scientifiche di studio e ricerca. Marrozzini, con audace curiosità, penetra i luoghi più arcani del continente africano e con umana partecipazione li riporta ai nostri occhi. Il suo racconto si fa interprete di un’ impetuosa carica espressiva, attraverso un’articolata e consapevole successione di inquadrature. Con discrezione e rispetto del vero, dunque, Marrozzini ci conduce alla scoperta del continente africano del XXI secolo, mettendone in luce gli aspetti sociali e culturali più arcani e inspiegabili. Esse possiedono una forza espressiva e una densità di significato tali da poter aspirare a una presa di posizione da parte di chi le osserva, ad una riflessione sulla storia e sulla memoria e idealmente ad un collettivo e audace risveglio delle coscienze». Questa è l'anima di Giovanni Marrozzini e delle sue fotografie: la vera comprensione dell'esistenza che l'autore promuove con le proprie azioni fino a trascenderle e materializzarle nelle immagini. In particolare nella prima sezione della mostra le immagini spaziano attraverso la vita delle persone con le quali il fotografo è entrato in contatto vivendo in Somalia, Zambia, Kenya ed Angola. Nelle due sezioni successive, Giovanni ci racconta di due esperienze avute nelle regioni etiopi di Soddo e Wolayta nel marzo 2006: nella sezione Falene, possiamo con lui avvicinarci agli alunni di una scuola per ragazzi ciechi e ai giovani operai non vedenti di una fabbrica di mattoni; nella sezione Eve, ci avviciniamo alla realtà della pratica culturale della circoncisione femminile, in Europa definita nei termini di mutilazione genitale femminile (MGF), comunemente conosciuta come escissione e infibulazione. Abbiamo scelto una ambientazione sonora per entrambe le sezioni, in modo che la voce di Giovanni, ma soprattutto quelle dei diretti interessati possano accompagnarci a comprendere questi due diversi mondi: la voce di una persona cieca e le voci di donne africane genovesi, per cercare di superare le barriere verso persone non conosciute, barriere fisiche e barriere alla conoscenza, che provocano giudizi, separazioni, incomprensioni. Con un sistema di illuminazione che alterna la luce al buio, rendendo accessibile la mostra al tatto e all’udito, attraverso una progettazione partecipata con i protagonisti abbiamo cercato di rompere le barriere e le categorie aprendoci a diversi modi di fruizione di uno spazio. Per alcune fotografie è stata realizzata una versione toccabile semplificata: indipendentemente dalle capacità sensoriali o cognitive individuali, il potere evocativo delle parole e la possibilità di esplorare fisicamente i supporti tattili, consente di integrare l'esperienza meramente visiva. L'ambientazione avvolgente, carica di suggestioni, proietta il visitatore in un mondo sconosciuto di cui è invitato a vedere, guardare, toccare, ascoltare, in una parola, "sentire" nel senso più ampio. La sollecitazione polisensoriale induce a vivere un'esperienza individuale libera e coinvolgente di esplorazione e scoperta che ciascuno può condurre con i mezzi a propria disposizione, utilizzando tutti i canali attivati. Ascoltando le donne africane e mettendo in campo le diverse prospettive intorno ad una pratica culturale a noi sconosciuta abbiamo cercato di togliere la lente deformante con cui in genere viene vista, non per giustificarla, ma per ampliare lo sguardo e comprendere come il corpo sia socialmente costruito in ogni singolo contesto e come vada letto alla luce delle sue dinamiche interne, nel tempo e nello spazio. MAMA, l’Africa di Giovanni Marrozzini

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