domenica 13 dicembre 2009
POLITICHE EUROPEE IMMIGRAZIONE: PREVALE LA LINEA DELLA "FORTEZZA EUROPA"
BASILEA (Migranti-press) - La Commissione Europea ha di recente presentato il cosiddetto "Programma di Stoccolma", un piano d'azione della durata di cinque anni per il settore della politica interna e della giustizia a livello di Unione Europea. Un ampio spazio è dedicato anche alla politica migratoria e dell'asilo. Gli stessi contenuti sono stati poi confermati dal Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles il 18 e il 19 giugno.
Negli ultimi mesi una particolare attenzione è stata rivolta ai movimenti nel Mediterraneo. Il governo italiano, soprattutto, ha fatto discutere per diverse misure riguardanti il controllo delle frontiere meridionali: trasformazione del centro di accoglienza di Lampedusa in un centro di identificazione ed espulsione, l'accordo con la Libia, i respingimenti verso i porti libici delle imbarcazioni su cui navigano migranti e potenziali rifugiati. Non si possono dimenticare, poi, le situazioni precarie di Malta e Cipro, isole di limitate dimensioni che si trovano a far fronte ad un forte aumento delle richieste d'asilo, e le frontiere terrestri e marittime tra Turchia e Grecia.
La Commissione afferma nel suo comunicato sul "Programma di Stoccolma": "priorità importante dei prossimi anni sarà consolidare e attuare veramente una politica d'immigrazione e di asilo che garantisca la solidarietà tra gli Stati membri e il partenariato con i paesi terzi, una politica che offra uno status chiaro e comune agli immigrati legali. Bisognerà stabilire un nesso più forte tra immigrazione e esigenze del mercato del lavoro europeo e sviluppare politiche mirate di integrazione e istruzione, e occorrerà utilizzare con maggiore efficacia gli strumenti disponibili per combattere l'immigrazione clandestina. L'Unione dovrà poi progredire verso un sistema comune di asilo e affermare, in questo settore, la condivisione delle responsabilità e la solidarietà tra gli Stati membri". Gli obiettivi, che non si discostano da quelli affermati già l'anno scorso nel "Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo", pongono l'UE di fronte a gravi dilemmi che richiedono, per essere risolti, un impegno politico di ampio respiro e una costante vigilanza da parte delle organizzazioni che tutelano i diritti umani dei migranti. Una delle prime questioni riguarda l'immigrazione regolare: come mettere insieme gli interessi economici dei vari Paesi europei che vorrebbero immigrati "su misura", possibilmente qualificati, con la spinta a emigrare che coinvolge le giovani generazioni soprattutto africane a motivo di guerre, corruzione, povertà, violazioni dei diritti umani, cause remote di cui anche certe politiche europee nei confronti dell'Africa sono corresponsabili?
Un'altra domanda è: come combattere l'immigrazione clandestina senza per questo violare i diritti umani? Delegare, infatti, a Paesi come la Libia o la Turchia il respingimento di persone che provengono da altri Paesi africani o asiatici vuol dire essere complici di torture, violenze, stupri, incarcerazioni arbitrarie e disumane in centri di detenzione, posti sì fuori dai confini europei, ma voluti e finanziati dall'UE. Tali fatti sono ormai ampiamente documentati. Tuttavia, l'ultimo Consiglio Europeo ha sostanzialmente approvato le attività del governo italiano, affermando: "La conclusione dei negoziati sugli accordi di riammissione della Commissione Europea con i Paesi chiave di origine e di transito quali la Libia e la Turchia è una priorità: fino ad allora gli accordi bilaterali già esistenti dovrebbero essere attuati in maniera adeguata". Non viene fatta parola della necessità di garantire i diritti umani in quelle regioni.
L'ECRE (European Council on Refugees and Exiles), che riunisce 69 organizzazioni non governative europee che assistono i rifugiati, pone un'altra questione: costruire un sistema europeo di asilo ben organizzato non ha senso, se poi, in nome della lotta all'immigrazione clandestina, diventa sempre più difficile per i richiedenti asilo raggiungere il territorio dell'UE. Occorre aprire urgentemente canali straordinari di accesso legale, affinché le persone bloccate in Libia ed in altri Paesi di transito, nei quali non può essere fatto valere il diritto di protezione internazionale, possano arrivare nei Paesi europei in modo regolare e protetto, garantendo così la loro sicurezza e la loro vita. L'agenda della politica europea in materia di immigrazione e asilo è, dunque, fitta, e nei prossimi mesi vi saranno ulteriori evoluzioni. Tuttavia, i fatti ci dicono che per il momento prevale la linea della "Fortezza Europa", mentre molto lentamente avanzano idee e proposte volte a considerare i fenomeni migratori in un contesto più ampio in cui la collaborazione con i Paesi di partenza e di transito vada oltre il contrasto all'immigrazione clandestina, alla ricerca di strategie di sviluppo e di soluzione dei gravi conflitti che si protraggono in diverse regioni del mondo. (L. Deponti/CSERPE)
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