Briefing bisettimanale alla stampa
04 febbraio 2011
- MOGADISCIO: UNHCR CONDANNA VIOLENZA CONTRO I CIVILI
- PAKISTAN: NUOVA ONDATA DI SFOLLATI NEL NORD-OVEST DEL PAESE
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MOGADISCIO: UNHCR CONDANNA VIOLENZA CONTRO I CIVILI
Sono almeno 15 i morti e circa 50 le persone rimaste ferite in seguito agli attacchi di lunedì scorso da parte delle forze di sicurezza del Governo Federale di Transizione (TFG) vicino all’ospedale di Banadir, a sud di Mogadiscio. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime sgomento per la perdita di tanti civili e l’assoluta noncuranza per la loro sicurezza.
Si tratta del peggior incidente verificatosi quest’anno a Mogadiscio, anche se purtroppo la capitale somala non è nuova a episodi di violenza indiscriminata. Lo scorso anno sono stati uccisi centinaia di somali. Secondo le stime dell’ONU almeno 7.600 persone sono state ferite a Mogadiscio - con una media di oltre 20 feriti al giorno. Questo è stato il peggiore degli ultimi dieci anni per quanto riguarda la perdita di vite umane. Un ferito su cinque è un minore. La capitale somala è indubbiamente una delle città con la più alta percentuale di mortalità al mondo.
Centinaia di migliaia di abitanti di Mogadiscio vivono in una situazione inaccettabile e le violazioni dei diritti umani fondamentali sono all’ordine del giorno. L’UNHCR ha più volte chiesto che le parti in conflitto si impegnassero maggiormente per proteggere la popolazione civile. Oggi ribadisce tale istanza. L’UNHCR, come membro della comunità umanitaria dell’ONU in Somalia, chiede nuovamente con urgenza a tutti i gruppi armati e alle forze presenti nella capitale di porre in cima alla lista delle priorità la protezione della popolazione civile. L’iniziativa del Ministero della Difesa del TFG di avviare un’inchiesta su quest’ultimo incidente è certamente un buon segno e l’UNHCR attende di esaminarne i risultati. Ai responsabili non dovrà essere data la possibilità di sfuggire alla giustizia.
Sembra che dall’inizio di gennaio siano stati 4.200 i somali costretti a fuggire dalle loro abitazioni a Mogadiscio. Di loro circa 2.600 hanno lasciato la città, mentre gli altri hanno cercato rifugio nei quartieri meno pericolosi. Secondo le stime dell’UNHCR nel Paese ci sono un milione e mezzo di civili somali sfollati, molti dei quali in aree inaccessibili per gli operatori umanitari. In oltre più di 650mila vivono come rifugiati nei Paesi confinanti. La Somalia rappresenta una delle crisi umanitarie più gravi e allarmanti che l’UNHCR si trova ad affrontare ed è il paese da cui proviene il maggior numero di rifugiati nel mondo, dopo l'Iraq e l'Afghanistan.
PAKISTAN: NUOVA ONDATA DI SFOLLATI NEL NORD-OVEST DEL PAESE
Negli ultimi giorni, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha registrato 25mila sfollati a causa delle recenti operazioni militari contro gli insorti nell’Agenzia di Mohmand, una delle aree tribali nel nord-ovest del Pakistan. Se gli scontri dovessero intensificarsi, si stima che entro la fine di febbraio il numero degli sfollati potrebbe salire a 90mila (o 10mila famiglie).
L’UNHCR ha allestito due nuovi campi che ospitano principalmente le persone fuggite dopo il 27 gennaio, quando le operazioni militari si sono intensificate, dalle aree di Sagi e Dawezai nell’Agenzia di Mohmand. Molti dei nuovi arrivati nei campi hanno poco più dei vestiti che indossano e servono urgentemente abiti e ripari per l’inverno.
Dall’inizio delle operazioni militari contro i ribelli nel 2008, questi sono i primi due campi organizzati dall’UNHCR per i pakistani sfollati a seguito dei conflitti scoppiati nelle aree tribali. Nelle precedenti ondate di violenza i civili erano fuggiti verso gli insediamenti della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, cercando rifugio nei dintorni di Peshawar.
L’UNHCR ha anche inviato a Ghalanai, quartier generale dell’Agenzia di Mohmand, ingegneri e staff specializzato nella protezione e nelle operazioni sul campo, e ha aiutato le autorità locali ad erigere dei campi a Nahqi e Danish Kol, a nord e nord-est di Ghalani. Ogni famiglia registrata riceve una tenda e altri aiuti di prima necessità (come materassi, coperte, kit da cucina e abiti caldi per i bambini). Inoltre vengono distribuiti pasti caldi e l’UNHCR si sta accordando con il Programma Alimentare Mondiale (PAM) per fornire razioni alimentari.
Oltre ad allestire i campi nell’Agenzia di Mohmand, l’UNHCR sta anche chiedendo che agli sfollati venga permesso di spostarsi per raggiungere parenti ed amici a Peshawar o altri insediamenti. Le autorità dovrebbero garantire libertà di movimento agli sfollati e l’UNHCR ha inviato il proprio staff per monitorare la situazione.
La preoccupazione dell’UNHCR riguarda anche le notizie riportate dagli sfollati che stanno arrivando nei campi, secondo cui alcuni giovani e uomini di mezza età avrebbero avuto difficoltà a lasciare le zone di conflitto. Si chiede quindi alle autorità che le operazioni di screening volte ad individuare i ribelli, non impediscano ai civili di lasciare l’area al fine di mettersi al sicuro.
Ad oggi le varie ondate di conflitti nelle aree tribali del Pakistan hanno causato circa un milione di sfollati, di cui 140mila dell’Agenzia di Mohmand. Molti di loro vivono in comunità ospitanti nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Sono circa 147mila gli sfollati che vivono in tre campi della provincia, la maggior parte (138mila) nel campo di Jalozai, a Nowshera.
I rimpatri sono stati piuttosto modesti. Dallo scorso settembre, circa 8.500 persone sono tornate nel Sud Waziristan mentre, dall’inizio del 2010, 162mila hanno fatto ritorno nell’Agenzia di Orakzai.
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