martedì 29 marzo 2011

Cosa sta succedendo? Vogliamo capirci meglio.

Dalla Libia a Mineo - Cronaca della deportazione dei 542 eritrei sbarcati a Linosa

di Germana Garceffo, Borderline Sicilia ONLUS

Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 0:26 Intorno a mezzanotte arriva la nave di linea Siremar al molo di Porto Empedocle. Ci sono a bordo 540 Eritrei arrivati da Linosa. Li fanno scendere e li caricano 45 alla volta sui bus diretti a Mineo. Sono donne e circa 20 bambini (una decina neonati). Sulla banchina alcuni Eritrei della comunità agrigentina li guardano sfilare nella speranza di rintracciare amici o parenti di amici. “Una persona si è sentita male” dice un poliziotto. Altre due persone sono già state portate di corsa in ospedale ad Agrigento in autoambulanza non appena la nave è attraccata.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 0:50 Ad accusare un malore è una donna. Intervengono gli operatori di Save the Children poco più in là, davanti ad una ambulanza con una interprete eritrea reperita sul posto tra gli spettatori del carico di esseri umani. Gli altri eritrei sono ancora sul ponte della nave ad assistere dall’alto alle operazioni di carico che tra poco interesseranno anche loro. Sul terzo bus caricano ancora donne, nuclei familiari e minori. I bus non partono, ma rimangono in fila, poco più distante, all’interno della zona portuale in attesa che terminino le operazioni di trasbordo dell’intero carico di Eritrei. Un poliziotto si avvicina ai colleghi addetti ai bus avvertendo che “i prossimi sono pericolosi”, con l’ordine di sistemarli uno per ogni fila di sedili in fondo al bus. Molti sono giovanissimi. Tutti hanno con sé un paio di scarpe ed alcuni anche una coperta o un cambio di abiti in sacchetti trasparenti. Corre voce che la donna si è sentita male perché troppo debole. Nessuno tocca cibo (e forse acqua) dalla mattina. Sembra che stiano per interrompere le operazioni di carico per distribuire loro latte liofilizzato e biscotti. In realtà distribuiranno del cibo soltanto a chi si è sentito male. Il cibo destinato agli altri, insieme a delle cassette di acqua, viene caricato nei portabagagli di ciascuno dei bus dagli operatori della Protezione civile. Nel frattempo altri Eritrei sono fatti salire sul quarto bus.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 1:14 Anche sul quarto bus sembra che salgano tantissimi minori. Polizia e Carabinieri addetti alle operazioni di carico indossano mascherine e guanti monouso. Nessun Eritreo è stato ancora identificato, né tantomeno ha potuto chiedere asilo o esprimere la volontà di farlo. Su ciascun bus al termine del carico, salgono due operatori delle organizzazioni di Praesidium per informare le persone della loro destinazione e distribuire loro un pieghevole, illustrativo dei loro diritti. Qualcuno arriva al bus zoppicando, forse per lo stremo delle forze. Molti hanno addosso un asciugamano per difendersi dal freddo. Tutti indossano per lo più indumenti estivi. All’arrivo di ogni bus sono decine le manovre compiute per mettere in sicurezza il corridoio che collega la nave ai pullman ed impedire ogni eventuale tentativo di fuga.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 1:22 In tutto sono 9 i bus impiegati nelle operazioni di trasferimento. Sull’ultimo verranno caricati anche gli Eritrei che sono stati accompagnati in ospedale all’arrivo della nave al porto. Un ragazzo non si regge in piedi. Raggiunge il pullman sorretto da due compagni di viaggio. Save the Chiledren individua i primi minori, chiedendo che vengano trasferiti altrove. Una responsabile della sicurezza (probabilmente della Questura di Agrigento) dispone di mandarli con gli adulti a Mineo. “Poi se ne occuperanno loro.” Un’altra persona sulla nave accusa un malore. Nessuno interviene.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 1:29 Gli autisti dei bus indossano una mascherina. Nel frattempo arrivano notizie dall’ospedale di Agrigento. Le persone inviate al pronto soccorso sono state dimesse e stanno rientrando al porto per essere caricate sul’ultimo autobus per Mineo. Un poliziotto chiede con tutta calma ad un collega di far intervenire qualcuno della CR in soccorso della persona che si è sentita male sulla nave. Non chiede l’intervento di un medico ma l’invio di una barella “a sacco”. L’intervento continua a tardare. Il poliziotto allora si dirige di corsa verso l’hangar. Davanti all’imbocco della nave arrivano 3 operatori della protezione civile. Chiedono se c’è qualcuno che si sente male. I poliziotti presenti sul posto si guardano intorno con fare interrogativo. Poi qualcun altro grida che sta arrivando un’ambulanza. I 3 della PC salgono sulla nave. Non si vede arrivare ancora nessun soccorso.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 1:43 Dopo 14 minuti non è intervenuta alcuna ambulanza. Un operatore della CR davanti all’imbocco della nave chiede dove sia l’ammalato. Nessuno gli risponde. Si dirige al primo piano dell’imbarcazione. Nessuno degli operatori di pubblica sicurezza si scompone. Da terra vedo passare sul ponte più basso una barella “a sacco” con sopra una persona trasportata da i tre operatori della PC e l’uomo della CR appena intervenuto. L’ammalato viene portato a terra. C’è un problema. L’ammalato rallenta le operazioni di trasferimento degli Eritrei. Davanti all’imbocco della nave, dove è in attesa l’autoambulanza, un poliziotto avverte un suo superiore, che si trova poco distante, che quel malato “è disteso non si può muovere”. Finalmente dopo 18 minuti viene caricato in ambulanza. L’operatore della CR grida al poliziotto che stanno procedendo a trasferire l’uomo in ospedale. Il poliziotto risponde “no, no. Che dici!” Un altro poliziotto ordina “Si, vai.” E finalmente l’autoambulanza dopo circa 20 minuti parte.
Porto Empedocle – 28.3.11 – h. 2:11 Nell’hangar adiacente al porto ci sono in tutto 4 persone, tre donne e 1 uomo. Una delle donne è sotto osservazione perché ha accusato minacce di aborto. Sono quelli che nel corso delle operazioni hanno accusato malori, ritenuti non gravi da parte del medico del presidio portuale. Intanto sull’ultimo bus vengono fatti salire dai carabinieri due ragazzi che erano rimasti sulla nave nascosti chissà dove. Nel frattempo un altro ragazzo si sente male dentro uno degli autobus disposti in fila indiana pronti per la partenza. Viene fatto scendere dal pullman. L’autoambulanza si trova lì di fronte. Interviene il medico del presidio. Lo conosco. Si tratta di un dirigente amministrativo dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio. Il dottore dispone l’immediato trasferimento presso l’ospedale di Agrigento. Nel frattempo, dati i contrattempi, il comando delle operazioni ha disposto la partenza dei primi 5 pullman, che si allontanano dal porto verso Mineo scortati da diversi blindati della polizia. Alle ore 2:14 rimangono ancora 4 bus, incerti sull’orario della partenza. Devono essere caricati tutti. Delle persone dimesse dall’ospedale nessuna traccia. Dentro i pullman ancora fermi minori e adulti. Tutti stremati da un viaggio durato dei giorni e terminato a Linosa neanche 24 ore prima. Senza cibo, né acqua, dopo essere partiti da Linosa alle 14 del giorno prima. E ancora chissà quante ore di viaggio da affrontare. Senza un medico ad assisterli nel lungo percorso stradale, via Gela, che li condurrà a Mineo,. E senza sapere che questo è solo l’inizio del sistema “Accoglienza Italia”.
[ martedì 29 marzo 2011 ]
http://www.meltingpot.org/articolo16579.html

Nessun commento: