di Antonella Loi
Un Sos, un altro e una altro ancora. Don Moussie Zerai Yosief da giorni riceve attraverso un telefono satellitare una sequela di appelli disperati dai barconi carichi di disperazione e speranza che ogni giorno attraversano il Mediterraneo. La terra promessa si chiama Lampedusa, Italia, Europa. L'ultima richiesta di soccorso risale a martedì 27, proveniva da un barcone con a bordo 68 migranti. Di questa "carretta del mare" si sono perse le tracce. "Non abbiamo ancora notizie precise del gommone - ha detto Don Mosè (come viene chiamato in Italia) anima pulsante dell'associazione di assistenza ai profughi "Habelisha" - ieri sera mi dicevano che Malta aveva intercettato alcune imbarcazioni tra cui un gommone, per cui non abbiamo una conferma definitiva e siamo in attesa di avere qualche notizia concreta".
Il gommone potrebbe essere arrivato a Malta. Ma potrebbe essere ancora alla deriva?
"Quando mi hanno chiamato erano alla deriva. A me hanno raccontato che stavano finendo la benzina, già stremati dalla fame e dalla sete. Il gommone inoltre, mentre era in movimento, imbarcava acqua: con una falla nello scafo e senza benzina può essere un dramma".
Il 25 marzo lei aveva ricevuto un altro Sos per un barcone con a bordo 350 profughi che poi, sappiamo, è arrivato a Lampedusa. Lei ha detto che i migranti hanno raccontato di essere stati avvicinati e poi abbandonati da una nave della Nato in acque internazionali. Com'è andata?
"Quel barcone per fortuna è arrivato ieri a Lampedusa. A bordo c'erano 285 persone. La donna che ha partorito sull'imbarcazione era una di loro. Dalle testimonianze so che sono stati avvicinati da una nave canadese. Io personalmente avevo già lanciato l'allarme avvisando la guardia costiera della presenza a bordo di una partoriente e di una donna incinta che stava male e che poi sappiamo ha perso il bambino. Evidentemente la capitaneria ha avvisato le navi nelle vicinanze, tra cui le navi Nato che si trovavano in zona".
La nave canadese ha prestato assistenza ai profughi?
"Stando a quanto mi hanno raccontato questa nave si è avvicinata, gli ha dato qualche biscotto, un po' d'acqua e ha cercato di sistemare al meglio il motore in avaria. Dopodiché li ha lasciati andare senza soccorrerli e prenderli a bordo. Loro chiaramente dicono: il nostro barcone sta imbarcando acqua, chiediamo soccorso e voi ci abbandonate? I canadesi sostengono di non averli abbandonati e di averli scortati. Ma a bordo non li hanno presi e, dicono i profughi, sono spariti".
Lei qualche giorno si è appellato all'Italia "perché sia un Paese d'accoglienza". Da quello che sta succedendo in questi giorni, da quello che vediamo a Lampedusa, possiamo dire l'Italia stia agendo bene?
"In questo momento di crisi, con la situazione difficile che c'è in tutto il Nord Africa, non si può fare a meno di essere accoglienti. Giustamente lunedì il presidente della Repubblica ha detto 'ricordiamoci del nostro passato, anche noi siamo stati un popolo di migranti'. E' giusto quindi che l'Italia risponda all'emergenza, ma non è giusto che l'Italia rimanga da sola: non è un'emergenza solo italiana".
E' un problema che l'Italia deve condividere con gli altri Paesi europei?
"Certo, con l'intera Unione europea. Per questo io ho fatto più volte appello anche al Parlamento europeo e alla Commissione chiedendo di prendere in carico, già prima che cominciassero gli arrivi dei barconi, i profughi somali e eritrei che si trovano ospiti in Libia grazie all'Alto commissariato per i rifugiati Onu. Avevamo chiesto l'evacuazione programmata nel senso che queste persone venissero messe in salvo. Hanno diritto a sicurezza e protezione perché richiedenti asilo".
Donne e uomini che non possono tornare nei loro Paesi d'origine.
"Infatti, stiamo parlando di rifugiati. Ancora oggi chiediamo che venga fatta un'evacuazione di tutti coloro che sono ancora in Libia. Ma ce ne sono tanti altri che sono fuggiti da Tripoli e si trovano in Tunisia. Molti altri sono andati verso la Cirenaica e adesso si trovano al confine con l'Egitto, accampati alla meglio in attesa che qualcuno venga ad evacuarli. Chiediamo che queste persone vengano portate via con mezzi legali, che non siano costrette di nuovo a mettersi nelle mani di questi trafficanti che li caricano sui barconi e li affidano drammaticamente al mare".
29 marzo 2011
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