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mercoledì 30 marzo 2011
In Libia è caccia agli africani del Corno d'Africa
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martedì 29 marzo 2011
El cura que salva refugiados de Libia con su móvil desde el Vaticano
A pocos pasos de la cúpula de San Pedro en el Vaticano, el sacerdote eritreo Mosé Zerai salva vidas de refugiados africanos que huyen en barcazas de la guerra civil en Libia con un teléfono satelitar que no para de repicar.
“Esta es la angustiosa llamada del hermano de uno que está en una balsa de la que no sabemos nada desde hace varios días”, cuenta Zerai, desde la sede del Colegio Etíopico en el Vaticano, tras una de las numerosas llamadas telefónicas que interrumpieron la charla con la AFP.
Gracias a la labor de Don Mosé, eritreo de 36 años, fundador hace cinco años de la asociación humanitaria Habeshia, 285 prófugos, la mayoría eritreos y somalíes, fueron rescatados este fin de semana tras cuatro días a la deriva en el Mediterráneo.
“Estamos en emergencia e Italia es el único país que ayuda”, admite el religioso, que desde hace años solicita a la comunidad internacional el desmantelamiento de los campos de prófugos en Libia, donde vivían hacinados unos 10.000 etíopes, somalíes y eritreos que huían de guerras y conflictos en sus propios países.
Ahora su mayor preocupación son las embarcaciones con cientos de ellos, algunas de las cuales han desembarcado en Lampedusa, la isla siciliana que está colapsada por la presencia de más de 6.000 inmigrantes norafricanos.
“Europa se encierra en una barricada. Muchas veces lo hemos dicho: no es construyendo muros que se resuelve el problema”, sostiene el sacerdote, que recibe llamadas desesperadas desde las barcazas en las que piden socorro.
“Tengo que agradecer a Italia, porque puso a disposición un avión de la aeronáutica para evacuar a 110 eritreos y somalíes. Ningún país de Europa lo ha hecho pese a los llamados hechos a la comunidad internacional”, sostiene Zerai.
Gracias a sus insistentes pedidos a la guardia costera, a organismos internacionales y autoridades políticas, el religioso logró el sábado el prodigio de salvar la vida de una recién nacida en una de las balsas.
“Fue como un milagro de Dios. Ahora la niña, de nombre Yeabsera (Don de Dios), de madre etíope y padre eritreo, podrá crecer aquí. Si le conceden a los padres el estatuto de refugiados podría pedir inclusive la ciudadanía italiana en cinco años”, asegura.
Este drama conmovió a los italianos, que han donado trajes, pañales y alimentos para la bebé.
“No me siento el salvador del mundo, actúo según mi consciencia”, reconoce el religioso, que emigró hace veinte años a Italia, donde estudió teología y entró al sacerdocio.
“Sé lo que quiere decir ser emigrante, porque lo viví en carne propia”, contó Zerai, quien realizó todo tipo de trabajos humildes antes de decidir entrar al sacerdocio.
“Me fui de mi país cuando salimos de la dictadura por un deseo de libertad. Vivíamos en un clima de miedo y sospecha recíproco. Por ello buscábamos la libertad”, recuerda.
“Ahora Europa está cerrada, anuncia la construcción de muros y firma acuerdos para impedir que lleguen refugiados, por lo que terminan en países en los que están expuestos a peligros y maltrato, como en Libia y Egipto”, sostiene.
“Recibo cientos de pedidos diarios. Acabamos de lanzar una campaña a favor de 400 prófugos que se encuentran secuestrados en el desierto del Sinai en manos de traficantes”, agrega.
Para el religioso, países ricos como Estados Unidos, Canadá y Australia están en condiciones de abrir sus puertas.
“Hay que superar el egoísmo de los Estados, que defienden sus privilegios o se dejan influir por la opinión pública del momento. No se puede dar vuelta a la escala de valores en base a la opinión pública. Hay valores incuestionables”, tranzó.
Afp
http://www.lapatilla.com/site/2011/03/29/el-cura-que-salva-refugiados-de-libia-con-su-movil-desde-el-vaticano/"L'Italia si occupi dei profughi africani": l'appello di don Mosè che raccoglie gli Sos dei disperati del mare
Chi fugge da una guerra non va criminalisato!
Immigrati, l'emergenza giuridica. Procuratore di Agrigento: non abbiamo mezzi per indagare i clandestini
E' la denuncia del Procuratore di Agrigento, Renato Di Natale che spiega all'Adnkronos: "L'iscrizione nel registro degli indagati per gli oltre 18.000 immigrati è obbligatoria ma materialmente è impossibile. Non avremmo la capacità di poterli iscrivere tutti". Il Procuratore propone, quindi, di "scaglionare le iscrizioni dei migranti nelle varie Procure delle città in cui gli extracomunitari verranno smistati".
"E' un problema molto serio - aggiunge il Procuratore Di Natale - e non sappiamo come affrontarlo. D'altro canto, l'iscrizione è obbligatoria e dovuta, come prevede la legge, e non possiamo non farla perché sarebbe un'omissione d'ufficio. Noi cerchaimo di afrontare la situazione con tutte le nostre forze, ma come si fa?". Il procuratore Di Natale, che già deve fare i conti con una Procura all'osso, dice anche che "qualunque altra Procura in Italia, comprese quelle di Milano o di Roma, si sarebbero trovate nella nostra stessa situazione. Il problema va affrontato al più presto".
Molti degli immigrati non andrebbero iscritti nel registro degli indagati solo per immigrazione clandestina, ma anche per dichiarazioni di false generalità e omissione di documenti d'identità. Alcuni di loro avranno poi lo status di rifugiato politico, ma intanto tutti indagati. Ma 18.500 iscrizione "sono troppi, come si possono iscrivere nel registro?'', si chiede ancora il capo della Procura agrigentina.
UNHCR: Briefing bisettimanale alla stampa
29 marzo 2011
LIBIA: DUEMILA IN FUGA DALLA VIOLENZA VERSO ITALIA E MALTA
Negli ultimi quattro giorni sono arrivate in Europa le prime imbarcazioni provenienti dalla Libia dall’inizio del conflitto nel paese nordafricano. Circa 2.000 cittadini non di nazionalità libica sono fuggiti a bordo di imbarcazioni da Tripoli e arrivati in Italia e a Malta, estendendo la capacità di accoglienza per persone con possibili bisogni di protezione internazionale.
Cinque le imbarcazioni arrivate in Italia dalla notte di sabato scorso, con a bordo complessivamente 1.484 persone. Due invece quelle approdate lunedì a Malta, con a bordo 535 persone. Sono in maggioranza cittadini eritrei, somali – fra i quali molte donne e bambini - ma anche etiopici, sudanesi e cittadini di altri stati. Finora non risulta vi siano cittadini libici fra gli arrivati.
La prima imbarcazione ha sbarcato i propri passeggeri sull’isola di Linosa, 50 chilometri a nordest di Lampedusa. Altre due sono approdate domenica, sempre a Linosa, dove i passeggeri sono stati fatti sbarcare per poi essere trasportati in Sicilia in traghetto. È di questa mattina presto, poi, l’arrivo di altre due barche, in Sicilia e a Lampedusa.
Una donna ha partorito mentre era ancora in mare, in attesa di essere soccorsa, altre due hanno invece subito interruzioni di gravidanza a causa delle traversie in mare o dopo essere sbarcate a Linosa. La maggior parte dei nuovi arrivati ha dovuto trascorrere la notte all’aperto, lo scorso fine settimana, prima di essere trasferiti in strutture d’accoglienza sul territorio siciliano.
Dalla Libia arrivano indicazioni di nuovi possibili arrivi e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta preparando piani d’emergenza, in collaborazione con le autorità italiane e maltesi e con la Croce Rossa. Questa mattina circolavano notizie non confermate su diverse imbarcazioni con a bordo altre persone in fuga dalla Libia, che si troverebbero in difficoltà nel Mediterraneo.
Con l’arrivo di migliaia di tunisini - circa 19.000 dalla metà di gennaio, soprattutto giovani uomini in cerca di lavoro - la capacità d’accoglienza dell’isola di Lampedusa è sotto pressione. Circa 13.000 di loro sono stati trasferiti in centri d’accoglienza in Sicilia e sul territorio continentale italiano, ma 6.000 si trovano ancora sull’isola, superando in quantità i 5.000 lampedusani.
L’incessante flusso dalla Tunisia - composto in maggioranza da persone che non cercano protezione internazionale - sta mettendo a dura prova la capacità dell’Italia di gestire l’arrivo di richiedenti asilo e rifugiati in fuga dalla violenza in Libia. L’UNHCR rivolge un appello alle istituzioni dell’Unione Europea e agli stati membri affinché sostengano l’Italia nel far fronte a queste nuove sfide.
L’Alto Commissariato esprime poi profonda gratitudine all’Italia e a Malta per l’accoglienza delle persone in arrivo dalla Libia ed esorta gli altri paesi dell’Unione a dimostrare solidarietà con questi paesi di frontiera.
Altre informazioni sugli arrivi dalla Libia negli stati confinanti
Nella giornata di domenica 27 marzo, le autorità per l’immigrazione egiziane hanno registrato l’entrata sul proprio territorio di 2.055 persone provenienti dalla Libia, attraverso la frontiera di Salloum. Tra loro 367 egiziani, 1.154 libici, 184 nigerini, 121 ciadiani, 88 sudanesi e 46 siriani. Nello stesso giorno - dicono le autorità tunisine - 906 persone provenienti dalla Libia hanno attraversato la frontiera di Ras Djir. Gli egiziani erano 207, i bangladesi 206, i ciadiani 136 e gli eritrei 134.
Oltre agli arrivi in Italia e a Malta, fino a domenica 27 marzo le persone fuggite dalla violenza in Libia erano 381.888, delle quali 193.783 in Tunisia (19.541 tunisini e 23.184 i libici tra loro), 156.471 in Egitto (79.020 gli egiziani e 32.679 i libici), 15.647 in Niger (14.698 i nigerini), 9.987 in Algeria (via terra, via mare e in aereo), 3.200 in Ciad e 2.800 in Sudan.
Profughi e richiedenti asilo politico Eritrei non Clandestini.
Con loro anche gli agenti di polizia, che, cercando di individuare gli scafisti responsabili del viaggio della speranza, hanno provveduto subito al fotosegnalamento dei clandestini. Intanto, sei persone sono state trasportate all’ ospedale Maggiore di Modica per degli accertamenti, mentre tutti gli altri sono stati trasportati nel centro di prima accoglienza del porto di Pozzallo.
http://www.cronacalive.it/sbarcano-oltre-500-clandestini-a-modica-sono-i-primi.html
Primi arrivi a Malta
Immigrati/ In 500 a Malta su 2 barconi, a bordo 150 donne e bimbi
Cosa sta succedendo? Vogliamo capirci meglio.
Dalla Libia a Mineo - Cronaca della deportazione dei 542 eritrei sbarcati a Linosa
di Germana Garceffo, Borderline Sicilia ONLUS
lunedì 28 marzo 2011
SOS 68 profughi dispersi da ieri non danno notizia
Siamo fortemente preoccupati per la sorte dei 68 profughi eritrei, donne bambini, già ieri tardo pomeriggio ci hanno riferito che sono partiti venerdì sera ore 22.00 circa da Tripoli. La persona al telefono riferiva la situazione di pericolo per mancanza di cibo e acqua, la poca carburante a disposizione con il rischio di restare fermi in balia del mare. Ultime notizie davano a circa 60 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali che nessuno intende intervenire. Chiediamo alle navi della NATO presenti in zona di fare tutto il possibile per verificare le reali condizioni di questi profughi e metterli in salvo. Si facciano prevalere il motivo umanitario su quelli burocratiche o politiche che ostacolano un eventuale intervento nelle acque internazionali, anche di competenza "libiche", in queste ore drammatiche nessuna autorità libica risponde a questa emergenza in mare. Chiediamo in oltre l'Agenzia Frontex impegni le sue risorse in queste ore di emergenza per salvare vite umane, il Parlamento Europeo fornisca maggiori mezzi di soccorso per fronteggiare questa crisi umanitaria. Bisogna cercare soluzione per superare questa fase critica con un progetto di evacuazione programmata dalle zone di crisi di profughi in fugga da guerre e persecuzioni come nel caso di Africani Sub Sahariani dalla Libia. Serve una apertura di un corridoio umanitario in Libia che permetta una evacuazione dei profughi intrappolati a Tripoli, per evitare il rischio di chi in queste ore sta rischiando la vita in mare. Evitare anche il traffico di esseri umani che in queste ore sta approfittando di tutta la crisi del Nord Africa per guadagnare sulla pelle dei disperati.
Don Mussie Zerai
We are very concerned about the fate of the 68 Eritrean refugees, women, children, late afternoon yesterday, we were told that they left Friday night around 22:00 hours from Tripoli. The person on the phone referring to the imminent danger from lack of food and water, the little fuel available to the risk of standing still at the mercy of the sea. Latest news gave about 60 miles from the Libyan coast, in international waters that no attempt to intervene. We call on NATO ships in the area to do everything possible to verify the actual conditions of these refugees and to safety. Let reason prevail over humanitarian ones bureaucratic policies that impede a possible intervention in international waters, even the responsibility, "the Libyan" in this tragic time any Libyan authorities respond to this emergency at sea. We ask in Frontex commitments beyond its resources at this time of emergency to save lives, the European Parliament provides more emergency vehicles to address this humanitarian crisis. We must seek solutions to overcome this critical stage of a project planned evacuation from the areas of refugee crisis in fleeing war and persecution as in the case of Sub-Saharan Africans in Libya. Need an opening of a humanitarian corridor in Libya that allowed for evacuation of refugees trapped in Tripoli, to avoid the risk of those who at this moment are risking their lives at sea. Also avoid the traffic of human beings at this time is taking advantage of all the crises in North Africa to earn the skin of the desperate. Fr. Mussie Zeraiio non respingo, io accolgo
Nelle ultime ore iniziano ad arrivare dalla Libia sulle coste italiane i profughi del Corno d'Africa che dal maggio 2009 avevamo respinto in collaborazione con Gheddafi.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato al telefono con una di loro, bloccata insieme a suo figlio di un anno e mezzo in una casa di Tripoli.
Qui è pubblicata la sua testimonianza
Chiediamo all'Italia di aiutare i profughi del Corno d'Africa a scappare dalla Libia e ad avere protezione umanitaria nel nostro Paese.
Firma l'appello di Amnesty (link)
Leggi l'articolo di Andrea Segre - In attesa dell'estinzione? (link a mio sito: http://andreasegre.blogspot.com/2011/03/in-attesa-dellestinzione.html)
domenica 27 marzo 2011
Hundreds of lives of refugees fleeing from Libya rescued
Centinaia di Vite di Profughi in fugga dalla Libia messi in salvo
Esprimiamo tutta la nostra riconoscenza, a tutte quelle persone da giorni impegnati a soccorrere profughi in fugga dalla guerra in Libia.
La nostra gratitudine che esprimiamo per il fatto che l’Italia continua ad esprimere la sua solidarietà fattiva in queste ore con tutti i profughi che stanno sbarcando nelle coste italiane. Ringraziamo tutti gli uomini e le donne impegnate per accogliere ed assistere, la guardia costiera italiana, tutti i militari e civili che stanno svolgendo servizio a Lampedusa e in altre parti dove vengono trasferiti i profughi arrivati. In queste ore molte famiglie dei profughi in mare sono con il fiato sospeso, personalmente sono in continuo contatto con la guardia costiera italiana per segnalare le richieste di aiuto che mi arrivano, in questi miei contatti ho sempre trovato persone disponibili e professionisti pronti ad intervenire per salvare le vite di centinaia di esseri umani. Ieri il caso dei 284 profughi eritrei, etiopi e somali, un lieto fine dopo giorni che siamo stati con il fiato sospeso per le condizioni critiche in cui versava la loro imbarcazione. La donna che ha partorito nel barcone successivamente soccorsa da un elicottero offrendo la necessaria assistenza, dispiace per l’altra donna che perso il suo bambino. In questi minuti ci sono altre due barconi carichi di altri profughi in fuga da Tripoli, che stanno già ricevendo il soccorso sentiamo il di ringraziare tutti gli operatori umanitari, impegnati in queste ore anche uomini e donne delle forze dell’Ordine e Ministero dell’Interno.
L’Italia mostra il suo volto umano e solidale in questi giorni accogliendo tutti questi profughi in fuga dal Nord Africa, sappiamo anche che ci sono molti altri privi di mezzi ancora intrappolati in Libia, altri fuggiti verso l’Egitto e la Tunisia con la speranza che qualche stato europeo gli accolga, evacuandoli dai campi profughi dove si trovano ora al confine tra Egitto e Libia o al confine tra Tunisia e Libia.
Facciamo appello alla solidarietà degli Stati dell’Unione Europea in questo drammatico momento, chiediamo a gli stati membri di accogliere i profughi eritrei, etiopi e somali che si trovano in condizione disperate in Libia, Egitto e Tunisia.
Don Mussie Zerai
venerdì 25 marzo 2011
Barconi Carichi di Profughi nel Mediterranio
giovedì 24 marzo 2011
EU to admit Africans from Libya
Speaking to reporters after returning from Egypt today (24 March), Malmström said that several member states were willing to consider relocating Eritreans, Sudanese and Ethiopians who are unable to return home for fear of persecution. She said that “a few thousand” Africans, most of them from Eritrea, were stranded in Tunisia and up to 270 were in Egypt.
Malmström announced that the European Commission would hold an exploratory meeting tomorrow with member states and the United Nations refugee agency, the UNHCR.
EU interior ministers are to discuss the EU's response to possible large-scale migration from north Africa at a meeting on 11 April. EU leaders at a summit in Brussels today and tomorrow will also briefly discuss the matter.
Malmström left it open whether the Africans would be given refugee status or some form of temporary protection, and declined to say which member states had signalled their willingness to admit the Africans. She said that it was up to the member states to decide how many refugees they would admit and what status they would offer them.
Roberto Maroni, Italy's interior minister, had earlier this month said that Italy was in principle willing to receive around 2,000 Eritrean Catholics stuck in Libya, and small groups have since been evacuated to Italy. There have been reports of attacks by insurgents against sub-Saharan Africans who are suspected of being mercenaries for the regime of Muammar Qaddafi.
Under an Italian agreement with Libya that took effect early in 2009, Italy summarily returned Eritreans and other interdicted migrants to Libya without assessing whether they were in need of international protection. It is not clear whether the group now stuck in Tunisia includes such cases.
A group of Somalis and Eritreans has filed a case against Italy before the European Court of Human Rights. A first hearing is scheduled for June.
martedì 22 marzo 2011
Appello urgente in favore dei rifugiati Eritrei, Etiopi e Somali nei campi profughi in Tunisia
On. Franco Frattini e On. Roberto Maroni
Siamo grati per l'atto umanitario nei confronti di 110 rifugiati eritrei - etiopi fatti arrivare a Crotone nelle settimane scorse da Tripoli con un aereo dell’aeronautica militare italiana, attualmente ospitati nel Centro di Sant’Anna per richiedenti asilo.
La nostra gratitudine che esprimiamo per il fatto che l’Italia sia stato il primo paese europeo a trasferire un gruppo di rifugiati che erano intrappolati a Tripoli da settimane e ringraziamo tutti gli attori impegnati in questa operazione, tra cui il Vescovo di Tripoli, l’ambasciata italiana, l’aeronautica e i Ministeri degli Esteri e dell’Interno.
Anche se per il momento riguarda un gruppo relativamente ristretto di rifugiati, lo consideriamo l’operazione un importante gesto umanitario nei confronti di persone che non possono essere rimpatriate, che vivevano in Libia nella paura di subire attacchi e che non potevano neppure raggiungere il confine con la Tunisia.
L’appello urgente lanciato da Monsignor Giovanni Martinelli, vescovo cattolico a Tripoli, per l’evacuazione umanitaria di circa 2500 rifugiati eritrei etiopi dalla Libia. I rifugiati eritrei, etiopi in queste ore stanno lasciando Tripoli verso la Tunisia, la maggioranza di loro, avevano come unico punto di riferimento l’Episcopio di Tripoli, nel centro della città, dove ricevono compatibilmente con la situazione contingente anche assistenza materiale. Queste persone, ancor più degli altri cittadini stranieri presenti in Libia, si vedono intrappolate, senza possibilità di rimpatriare e senza possibilità di raggiungere l’Europa o altri paesi di rifugio e temono per la loro vita.
Don Mussie Zerai, in costante contatto con i profughi in fugga da Tripoli, si rivolge oggi al Consiglio dell’Unione Europea, alla Commissione Europea e al Governo italiano affinché al più presto i rifugiati siano trasferiti in vari Stati dell’Unione Europea, e chiediamo ai Governi di mettere a disposizione quote per poter procedere tempestivamente al trasferimento dai campi profughi della Tunisia.
Indipendentemente dall’evolversi della situazione in tutto il Nord Africa e nelle aree circostanti, i rifugiati eritrei, etiopi sono bersagliati in tutti i modi come nemici anche in queste ore che tentano di lasciare la Libia. Non hanno alcun permesso di residenza e nessun diritto garantito anche in Tunisia, la loro permanenza nei campi profughi richiederà una soluzione urgente prima che si manifestino episodi di intolleranza, da parte della popolazione Tunisina che in questo momento sta accogliendo tutti con grande generosità. “Facciamo appello alla solidarietà dell’Italia e degli altri Stati dell’Unione Europea in questo drammatico momento”, chiediamo ulteriore sforzo all'Italia anche in sede europea di sollecitare gli stati membri ad accogliere questi profughi eritrei, etiopi e somali che si trovano in condizione disperate.
Don Mussie Zerai