martedì 30 novembre 2010

Libia, continua la strage degli eritrei: altri tre uccisi

30 novembre 2010 EMERGENZA IMMIGRAZIONE Il colonnello Gheddafi è tornato a minacciare l’Unione europea. Se non verserà «almeno cinque miliardi di euro», verrà invasa dai flussi migratori africani perché la Libia non intende più fare il guardacoste del Mediterraneo. Intanto con il passare delle ore sta diventando sempre più drammatica la situazione degli 80 profughi eritrei fuggiti da Tripoli e ostaggio dei trafficanti di esseri umani nel deserto del Sinai. Ieri, secondo l’agenzia Habeshia, tre di loro sono stati uccisi perché non hanno pagato un riscatto di ottomila dollari. Aprendo a Tripoli i lavori del vertice Unione africana - Ue, il leader libico ha ribadito ieri per la terza volta in tre mesi ai rappresentanti europei che «la Libia si impegna a fermare l’immigrazione clandestina se fornirete almeno cinque miliardi di euro e l’assistenza tecnica». Finora Bruxelles ha definito la cifra esagerata. Gheddafi, che incontrato il premier Berlusconi, ha elogiato l’Italia, «l’unica a collaborare con noi nel contrasto dell’immigrazione clandestina». In serata si è tenuto un mini summit cui hanno partecipato il presidente della Commissione Barroso e il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy con Berlusconi, il premier portoghese Socrates e lo spagnolo Zapatero. Ma all’Europa ieri è pervenuta anche la richiesta di un intervento urgente per salvare gli 80 profughi eritrei sequestrati nel Sinai, al confine tra Egitto e Israele. Sono fuggiti proprio dalla Libia, unico stato africano a non aver firmato la Convenzione dei diritti umani, dove rischiavano di tornare in carcere come irregolari. Tre di loro, denuncia l’agenzia Habeshia contattata da alcuni parenti dei rapiti, sono stati uccisi perché non hanno pagato il riscatto ai trafficanti di uomini che da più di un mese li tengono segregati incatenati, maltrattati e marchiati a fuoco. Altri tre degli 80 profughi eritrei, prigionieri dei loro trafficanti nel deserto del Sinai da una decina di giorni, sono stati uccisi questa mattina. A denunciare il massacro è padre Mussie Zerai, presidente dell'associazione Habeshia: «Hanno perso la vita nell'indifferenza assoluta delle istituzioni nazionali e internazionali». «Stamattina 12 hanno tentato di fuggire, sono stati presi e bastonati selvaggiamente. Tre di loro non sono sopravvissuti». Gli 80 eritrei stavano cercando di entrare clandestinamente in Israele, ma i loro trafficanti, una volta arrivati nel deserto del Sinai, hanno preteso altri 8 mila dollari in aggiunta ai 2 mila già pagati. In attesa che i parenti inviino i soldi, vengono tenuti incatenati. «Mentre in Libia si mercanteggia sulla pelle dei migranti, chiedendo cinque miliardi di euro all'Europa per bloccare il loro arrivo, in Egitto muoiono in due giorni 6 persone - afferma padre Mussie Zerai - e nessun governo "civile" si è mosso per salvarli». Padre Mussie Zerai rinnova il suo appello ai governi di Italia, Egitto e al Parlmaneot europeo perché salvi i profughi prigionieri nel Sinai. «Chiediamo un intervento immediato dei governi europei e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite – si legge in un drammatico appello di Habeshia – per salvare queste persone. Non c’è più tempo, sono stremati, i carcerieri sono sempre più violenti». «Non c’è un minuto da perdere – ha rilanciato Christopher Hein direttore del Cir, Consiglio italiano per i rifugiati – la comunità internazionale e l’Egitto non possono stare a guardare mentre si sta compiendo una strage». Il Cir ha lanciato un appello al Consiglio egiziano per i diritti umani, presieduto dall’ex segretario Onu Boutros Ghali e al delegato Acnur in Egitto, Dayri Mohamed, affinché si interessino ai profughi. Ieri al parlamento Europeo si è tenuta un’audizione sulla condizione dei rifugiati eritrei. Ora si attendono risposte umanitarie per garantirne la protezione.

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