giovedì 25 novembre 2010
Profughi eritrei sequestrati in Egitto "8 mila dollari per proseguire il viaggio"
Sono tenuti in catene nel deserto. La denuncia è di "Habeshia Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione". Erano partiti da Tripoli, in Libia, per andare in Israele pagando i 2 mila dollari pattuiti. In Egitto però i trafficanti che li accompagnano pretendono 8 mila dollari in più. L'appello dell'UNHCR
Profughi eritrei sequestrati in Egitto "8 mila dollari per proseguire il viaggio"
SINAI (Egitto, confine con Israele) - Da oltre un mese 80 profughi eritrei sono sequestrati al confine tra Egitto e Israele dai trafficanti di esseri umani che pretendono 8 mila dollari per la loro liberazione. E' la denuncia dell'associazione "Habeshia-Agenzia 1 per lo sviluppo e la cooperazione", rilanciata e diffusa dall'organizzazione "EveryOne 2". "Il gruppo di immigrati, tra i quali molte donne - riferisce l'agenzia - è segregato e tenuto in condizioni inumane con catene ai piedi e senza acqua in alcune case nel deserto del Sinai".
Il racconto dei profughi. Raccontato di essere partiti da Tripoli, in Libia, per andare in Israele, pagando i due mila dollari inizialmente pattuiti. Ma al loro arrivo i trafficanti hanno tradito gli accordi esigendone 8 mila. Dal momento che nessuno di loro dispone più di denaro, i sequestratori hanno intimato loro di prendere contatti con i familiari per farsi inviare i soldi. Uno dei profughi ha così potuto chiamare l'agenzia Habeshia per raccontare la loro odissea. "Questa modalità di ricatto è diventata nel tempo redditizia per i trafficanti che sfruttano la disperazione dei profughi", spiega EveryOne in una nota, "questa situazione è anche frutto della chiusura delle frontiere dell'Europa con accordi bilaterali che non hanno offerto alternative ai richiedenti asilo politico provenienti dal
Corno D'Africa, ora costretti sempre più ad affidarsi ai trafficanti".
L'Alto Commissariato ONU per i rifugiati. Laura Boldrini, portavoce dell'UNHCR, chiamata in causa da questa nuova emergenza, dice: "Non abbiamo informazioni dirette su questo episodio, perché non c'è una nostra presenza al confine fra Egitto e Israele. Abbiamo però chiesto più volte ai due governi di metterci in condizione di verificare se esistono richiedenti asilo politico fra le persone che normalmente vengono fermate in quella zona. Una frontiera assai critica - ha aggiunto la Boldrini - perché oltre ai soprusi perpetrati dai trafficanti sui rifugiati, ci sono stati riferiti anche atteggiamenti violenti e repressivi da parte delle guardie di frontiera di entrambi i paesi. Oltre tutto, da indiscrezioni raccolte sulla stampa araba, sembra che lo stato di Israele stia costruendo il muro al confine che era stato annunciato in passato".
(25 novembre 2010)
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