martedì 30 novembre 2010
Eritrei uccisi dai trafficanti
Ismail Ali Farah
Sei profughi eritrei sono stati massacrati in pochi giorni, nel deserto del Sinai, in Egitto. Da un mese erano prigionieri, insieme ad altri 77, dei trafficanti di esseri umani, che chiedono, per liberarli, 8.000 dollari a testa, dopo averne ricevuti 2.000 per un viaggio mai concluso. Indifferente la comunità internazionale.
Sono stati massacrati, questa mattina, a colpi di bastone per dare l'esempio. Erano tre profughi eritrei, colpevoli solo di aver tentato, insieme ad altri 9, di fuggire dai propri sequestratori, che avevano chiesto per la loro liberazione il pagamento di un riscatto di 8 mila dollari. Il gruppo si trova prigioniero nella periferia di un'imprecisata località nel deserto del Sinai, in Egitto. "Secondo quanto mi è stato riferito, i trafficanti non avrebbero intenzione di rilasciarli, anche dopo aver pagato" ha detto don Mussie Zerai, dell'Agenzia Habeshia, in contatto con i familiari delle vittime. In tutto sono 80 persone, tra uomini e donne. Avevano pagato 2.000 dollari ai loro aguzzini per partire da Tripoli, in Libia, e attraversare la frontiera tra Egitto e Israele. La rotta del mare, verso l'Italia, ormai, è chiusa.
I trafficanti hanno deciso che sarebbe stato più remunerativo sequestrarli. Così, da più di un mese, i migranti sono segregati anche in 50 per una stanza, malmenati, tenuti con le catene ai piedi, come gli schiavi. "Perché non ci salvate?" chiedono a chi mantiene i contatti con loro. Domenica i loro carcerieri hanno voluto inviare un messaggio alle famiglie, assassinando, con un colpo di pistola alla testa, tre persone. "Si è trattato di un'esecuzione a scopo intimidatorio, per spingere i parenti degli altri a mandare i soldi al più presto" ha detto Zerai, che si dice convinto del fatto che non si debba pagare. "Qualcuno paga qualcosa per non essere malmenato: - spiega il sacerdote - chi 500 chi 1000. Pagamenti che sono, però, solamente un ‘calmante' temporaneo".
Nelle stesse case, dove è detenuto il gruppo di eritrei, sarebbero segregati numerosi altri migranti. Si tratterebbe, dunque, di un'organizzazione criminale in grado di trattenere in un centro abitato, centinaia di persone in catene. "L'assurdo - si chiede Zerai - è che non riesco a capire come sia possibile che, in territorio egiziano, ci siano gruppi di persone, che fanno queste cose senza che le autorità lo sappiano. O si trovano al di fuori del loro controllo o c'è una certa complicità. Una delle due cose deve essere". Di certa c'è, per il momento, l'indifferenza. Mercoledì 24 novembre, il senatore Pietro Marcenaro (Pd) ha presentato un'interrogazione parlamentare, ad oggi senza risposta, per chiedere al ministro degli Esteri di verificare la situazione dei profughi eritrei sequestrati in Egitto.
"Ho incontrato anche alcuni parlamentari europei, ma il tempo è cruciale. - dice Zerai - Lancio un appello affinché qualcuno intervenga al più presto. Stiamo assistendo al baratto dei diritti: da una parte il governo libico, in questi giorni, chiede 5 miliardi per bloccare le persone, dall'altra i trafficanti ne chiedono 8 mila per farle venire. Si sta giocando sulla pelle di queste persone!"
Nigrizia - 30/11/2010
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