sabato 7 febbraio 2009

IMMIGRAZIONE: UMBRIA DICA NO A 'MEDICI SCERIFFI'

(AGI) - Perugia, 6 feb - "E' opportuno pertanto che anche l'Umbria dia una risposta alla barbarie di chi pensa di trasformare i medici in sceriffi, costringendoli ad andare contro il giuramento di Ippocrate e contro i piu' elementari principi di umanita' e di civilta'". E' l'auspicio di Oliviero Dottorini, capogruppo dei Verdi e civici in Consiglio regionale, all'indomani dell'approvazione al Senato del decreto Sicurezza che prevede tra l'altro la schedatura dei clochard e l'autorizzazione per le ronde padane. Soprattutto, invitare l'assessore alla sanita' Maurizio Rosi ad attivarsi "e' importante - ha spiegato Dottorini - che la Regione trovi dei percorsi, anche legislativi, per opporsi alle norme razziste approvate al Senato che introducono la possibilita' per i medici di denunciare all'autorita' giudiziaria gli immigrati clandestini". L'esponente del sole che ride ha citato i casi della Puglia e Toscana "che hanno gia' predisposto delle norme che vanno nella direzione opposta e che riguardo alle cure mediche impongono il segreto nelle strutture pubbliche. L'Umbria puo' vantare una normativa avanzata e civile, come la legge 18 del 1990 - ha detto - ma e' necessario prevedere delle misure che contrastino gli effetti devastanti del decreto sulla sicurezza, che rischiano di annullare quanto di buono la nostra regione ha saputo mettere in campo fino ad oggi". "Nel decreto - e' la riflessione di Dottorini - vi sono norme che contrastano platealmente con i fondamenti di uno Stato di diritto. Lascia sconcertati la scelta di avere ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della societa' civile. Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione; quel provvedimento e' inoltre pericolosissimo perche' consente e stimola la creazione di una rete sanitaria occulta, illegale e alternativa. Per questo e' opportuno - coclude - che l'Umbria, mentre si sta discutendo del nuovo piano sanitario regionale, trovi le modalita' per rispondere con la civilta' che le e' propria a queste pulsioni razziste e xenofobe".

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