lunedì 2 febbraio 2009
Sicurezza, parla l'ex ministro Pisanu: «Immigrati, Berlusconi non subisca gli slogan leghisti»
«Non si tratta con battute da osteria un fenomeno che orienterà i nostri processi sociali per un secolo»
ROMA - «Guardiamo tutto nell’ottica della sicurezza, e con gli occhiali appannati dalla paura. Dalle elezioni politiche in poi, è prevalso un approccio molto emotivo e poco razionale all’immigrazione. Il clima di questi giorni — la tentazione di farsi giustizia da sé, l’odio, il timore—è legato anche alla disinvoltura e alla strumentalità di cui si è data prova. L’immigrazione è un fenomeno che orienterà i processi economici e sociali dell’Europa per un secolo; non lo si può affrontare con l’orecchio teso alle voci delle osterie della Bassa padana. Il sonno della ragione genera mostri. Comportamenti aberranti da una parte. Dall’altra, misure rivolte a tranquillizzare l’opinione pubblica e a giustificare slogan elettorali».
Giuseppe Pisanu, presidente dell’Antimafia, ex ministro dell’Interno, quarant’anni di politica alle spalle, premette di voler evitare polemiche personali, tanto meno con il successore. «Purtroppo si è formata una subcultura impressionante, che rende difficile il lavoro anche a chi, come Maroni, vuole affrontare i problemi inmodo razionale. Si sono create condizioni in cui ci si ritrova come l’apprendista stregone che non riesce a dominare i fantasmi da lui stesso evocati. Quando ero al Viminale spuntò un piano, preparato da un illuminato ministro tra l’altro non della Lega, in cui si parlava di cannonate al peperoncino da sparare contro gli scafisti e missili a testata elastica per fermare le eliche delle barche. Dissi che, se me l’avessero portato, quel piano sarebbe volato dalla finestra insieme con il portatore...». Pisanu non nega la gravità delle premesse. «Esiste un clima emotivo, che eccita gli istinti più bassi, ed esistono fatti inaccettabili, le violenze, gli stupri, che lo alimentano.
La "tolleranza zero" è uno slogan fortunato, che però non vuol dire nulla. Già la tolleranza 0,1 verso l’illegalità sarebbe troppo; ma più d’una volta ho avuto la sensazione che la tolleranza zero servisse a giustificare l’intolleranza. L’intolleranza verso l’estraneo, verso chi la pensa diversamente, appartiene ad altre culture o ha altre convinzioni religiose ». L’impulso a farsi giustizia da soli, sostiene Pisanu, nasce solo in parte dal lassismo, dalle scarcerazioni facili, dal meccanismo delle garanzie che appare troppo indulgente. «La vera battaglia è la prevenzione. Concentrarsi sulla repressione di reati già commessi significa aver già perso. Andrebbe affermato il principio che l’immigrazione clandestina è solo l’aspetto patologico di un fenomeno positivo: se vogliamo mantenere il nostro tasso d’attività, e quindi la nostra ricchezza, con l’attuale trend di nascite dobbiamo accogliere 2-300 mila immigrati l’anno.
Numeri che, tranne forse in questo anno di crisi, coincidono con il fabbisogno di manodopera indicato dagli industriali del Nord. Il paradosso è che l’estremismo antislamico e la speculazione politica vengono alimentati soprattutto dove dell’immigrazione c’è più bisogno». La recessione è destinata a rendere il quadro ancora più inquietante: «Penso alla vicenda penosa dei lavoratori italiani contestati in Inghilterra. Se persino loro sono guardati come concorrenti, cosa può accadere agli extracomunitari?». Ma l’allarme sociale, ragiona Pisanu, non è legato solo al disagio economico. «Stiamo arrivando alla seconda generazione di immigrati. Nella banlieue parigina la rivolta nasce dall’emarginazione sociale e dall’isolamento culturale, più che dalla povertà. Gli attentatori di Madrid problemi economici non ne avevano, così come i terroristi di Londra, esponenti della piccola e media borghesia dell’immigrazione pachistana.
Segnali di rivolta sono sempre più evidenti anche in Italia. Le bandiere cinesi sventolate in via Paolo Sarpi; la ribellione dei giovani nigeriani nel Casertano; le grandi manifestazioni sfociate nelle preghiere in piazza Duomo a Milano, al Colosseo, davanti a San Petronio ». Preghiere da vietare? «Sì. Perché rivelano un progetto pericolosissimo: dare contenuto religioso a una protesta politica. È il meccanismo con cui si sono affermati Hamas e Hezbollah. Va disinnescato. Ma non soltanto con i divieti. La verità è che una politica dell’immigrazione non esiste. Il tema è importante quanto la recessione, ma il Parlamento non vi ha mai dedicato una seduta; si è limitato a piccoli provvedimenti qua e là, sempre sulla spinta di fatti che avevano scosso l’opinione pubblica e sempre sul versante della repressione. In questo clima di intolleranza un atteggiamento razionale, intelligente, umano — penso ad esempio al cardinale Tettamanzi—viene additato come eversivo. E qui la responsabilità politica della Lega non può essere nascosta». Un esempio di irrazionalità appare a Pisanu l’emergenza di Lampedusa. «Gli sbarchi rappresentano appena il 15% dell’immigrazione clandestina.
La forma più povera e debole, su cui si concentra un’attenzione esasperata. Da ministro andai a visitare il centro di Lampedusa: 800 persone vivevano in condizioni indegne, in un posto che ne teneva a stento un quarto. Feci costruire un nuovo centro, e diedi ordine di trasferire in tempi rapidi i nuovi arrivati». Ora si è scelta la via opposta: tutti resteranno sull’isola, in attesa di essere rimpatriati. «Ma per rimpatriare un clandestino occorre prima identificarlo; e tutti o quasi hanno gettato via i documenti. Poi bisogna verificare che non abbia lo status del rifugiato. Infine serve l’accordo con il Paese di provenienza. A Lampedusa molti arrivano dalla Tunisia; e noi con la Tunisia facemmo buoni accordi. Ma non possiamo pensare che accolga in blocco centinaia di clandestini». Per quanti c’è posto a Lampedusa? «Dicono 800. Secondo me, di meno. Oggi sono 1.200. La situazione è esplosiva; può succedere di tutto. Si dovrebbe alleggerire la pressione sull’isola. Invece si accumula tensione, accumulando immigrazione in un solo posto». Che impressione le fa vedere l’esercito nelle vie delle città? «È solo mostrare la bandiera. L’ostentazione apparente, ma non efficace, della forza dello Stato. Ognuno deve fare il proprio lavoro.
Noi abbiamo ottimi militari, che sanno e vogliono fare i militari. Possono essere utili per presidiare obiettivi fissi, zone sensibili. Ma le funzioni di ordine pubblico non le sanno e non le vogliono fare. In tutto il mondo la tendenza è opposta: nella gestione della sicurezza e della pace sociale la professionalità è sempre più elevata». Pisanu è stato il ministro dell’Interno di Berlusconi per tre anni. In cuor suo, il presidente del Consiglio come la pensa? «Se lo conosco, e credo di conoscerlo, Berlusconi la pensa come me. Un po’ per la sua carica di umanità, un po’ per la sua apertura naturale ai problemi del lavoro. Ricordo quando sostenni in sede europea che la miglior arma contro l’immigrazione clandestina sono gli immigrati regolari, e occorrono accordi con i Paesi poveri per scambiare posti di lavoro da noi con maggiori controlli da loro. Berlusconi mi incoraggiò su questa linea. Lui è un uomo senza pregiudizi. Purtroppo subisce il peso condizionante della Lega».
Aldo Cazzullo
02 febbraio 2009
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