giovedì 5 febbraio 2009
Maggioranza battuta sull'immigrazione
Tre schiaffi. Uno dopo l'altro. In rapida successione. Il Pdl manda un segnale chiaro all'alleato leghista. Lo fa nell'Aula di Palazzo Madama e su un tema, quello della sicurezza, che è sempre stata una bandiera di Umberto Bossi e dei suoi.
Succede tutto in pochi minuti. Il Senato sta discutendo l'articolo 39 del disegno di legge messo a punto dal governo. Si tratta, probabilmente, dell'articolo più controverso visto che contiene la tanto annunciata «stretta» sugli immigrati (tassa di soggiorno, tempi di permanenza nei Cpt, possibilità per i medici di pronto soccorso di segnalare i clandestini, test di italiano per stranieri, norme sulle espulsioni).
L'opposizione chiede, ed ottiene, che ci si esprima con voto segreto. E nel segreto dell'urna succede l'imprevedibile: il governo esprime parere contrario su tre subemendamenti e per tre volte viene battuto. Così, d'ora in avanti, gli stranieri irregolari non potranno essere trattenuti nei Centri di identificazione per un periodo superiore ai 60 giorni (la maggioranza voleva portare il limite a 18 mesi, ndr); i familiari di uno straniero regolare non dovranno più vivere in Italia «ininterrottamente da almeno cinque anni» per ricevere il titolo di soggiorno; non ci sarà revoca del permesso se si commette un reato che riguarda i diritti d'autore.
Tre modifiche che pesano come macigni. Dopotutto era stato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, tre giorni fa ad Avellino, a dire che per «contrastare l'immigrazione clandestina e tutto il male che porta, non bisogna essere buonisti (idea sostenuta tra gli altri dal suo predecessore Giuseppe Pisanu, ndr) ma cattivi, determinati ad affermare il rigore della legge».
Peccato che ieri al Senato l'unico «cattivo» era il sottosegretario leghista Roberto Castelli che, interrogato a margine del voto, attaccava: «Sono tornati i franchi tiratori di memoria Dc. Che cosa ho visto? Ho visto in alcuni settori della destra ... che si sono accesi 7 luci verdi, a conferma di almeno sette franchi tiratori. Noi eravamo 136 in Aula, le opposizioni 122. È una contabilità semplice da fare. Sono sette franchi tiratori».
Insomma il segnale è fin troppo chiaro. A parte del Pdl non piace la linea della fermezza sostenuta dal Carroccio. E solo per fortuna (129 sì contro 129 no, ma in caso di pareggio al Senato prevale il voto contrario, ndr) il governo è riuscito a difendere la norma che prevede l'introduzione di una tassa di soggiorno tra gli 80 e i 200 euro.
Così mentre il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri invita i suoi ad una maggiore presenza in Aula, il Viminale definisce «un grave errore» la bocciatura della norma che estende a diciotto mesi la permanenza dei clandestini nei Cie («sconfessa la direttiva europea sui rimpatri e indebolisce la strategia di contrasto all'immigrazione clandestina che il governo sta portando avanti»). La polemica, insomma, è tutt'altro che sopita. Anzi, potrebbe riaccendersi stamattina quando l'Aula, sempre con voto segreto, dovrà votare l'intero articolo 39.
In ogni caso, se il Carroccio incassa tre schiaffi sull'immigrazione, può consolarsi con l'approvazione, dopo una lunga discussione, di un proprio subemendamento a firma dell'esponente leghista e vicepresidente di Palazzo Madama Rosi Mauro, che impone l'obbligo della custodia cautelare in carcere per coloro che commettono uno stupro. «Il Pd, pur con alcuni dissensi e stigmatizzando l'operato della maggioranza che legifera «sull'onda dell'emotività», ha votato a favore. Almeno loro.
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