sabato 7 febbraio 2009
La Cei sugli immigrati clandestini "Noi non denunceremo nessuno"
ROMA - Reazioni e polemiche all'approvazione del ddl sicurezza al Senato, in particolare sull'emendanmento della Lega che di fatto consente ai medici di denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. Dopo la protesta di Medici senza frontiere che parla di una "legge contro la Costituzione", interviene anche la Cei, contraria alla norma: "Alla Chiesa competerà sempre di aiutare le persone in pericolo di vita. Le leggi sono votate secondo le regole della democrazia, ma noi continueremo ad aiutare poveri immigrati non regolari", dice monsignor Domenico Segalini.
E il leader della Fp Cgil, Carlo Podda invita i sanitari "all'obiezione" e alla "disobbedienza civile" se il provvedimento dovesse essere approvato in via definitiva alla Camera. Mentre Rosy Bindi, vicepresidente di Montecitorio, promette "un'opposizione durissima". Il governo, ha detto Bindi, "straccia la Costituzione che riconosce il diritto alla salute come un diritto della persona, un diritto di tutti, compresi gli stranieri e i clandestini".
Cei: Aiutare chi è in difficoltà. Dice monsignor Segalini, vescovo di Palestrina e segretario della commissione Cei per le migrazioni: "Il mio cuore di pastore mi dice di aiutare chi è in difficoltà e non sono obbligato a denunciare nessuno". Così, continua, "le indicazioni che daremo alle realtà di base sono quelle del rispetto delle leggi ma al di sopra di tutto c'è il rispetto della salute", "continueremo a mettere al caldo i barboni" ha aggiunto. Quindi, ha spiegato il responsabile Cei per l'immigrazione, bisogna valutare in questo specifico frangente "oltre le strettezze delle leggi le capacità del cristiano". Compito di un medico, aggiunge, "è quello di assistere chi soffre senza guardare ala religione, al colore della pelle o se è un condannato a morte".
Finocchiaro, spaventoso manifesto ideologico. "Siamo fermamente contrari a questo disegno di legge, che ha in sé una regolazione della materia dell'immigrazione che è spaventosa" commenta la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro. "Si è varcato il limite che sta tra la legge e la persecuzione. Una cosa è una normativa molto rigorosa e un altro è un manifesto ideologico che ha caratteri persecutori" aggiunge Anna Finocchiaro che annuncia "noi continueremo la nostra battaglia anche alla Camera".
Ordini medici: no alle denunce. I medici italiani sono contrari alla possibilità di denunciare i clandestini che sono chiamati a curare. "Ribadiamo il nostro rispettoso ma fermo dissenso", ha spiegato il presidente della federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Amedeo Bianco, "per una norma che va contro l'etica e la deontologia, e si potrebbe rivelare un boomerang sul piano della salute pubblica". La norma "va contro il principo base della tutela della salute pubblica, cioè il libero accesso alle strutture e anzi l'incoraggiamento a recarvisi in caso di problemi di salute". Sul profilo etico, scandisce Bianco, "l'immagine che ne esce è quella di un sistema che forse perde colpi sul piano dell'accoglienza". D'altronde, ricorda Bianco, "la tutela della delinquenza da parte dei medici c'è già. Se viene da noi un clandestino accoltellato, o picchiato, o moribondo, abbiamo già l'obbligo di referto. Ma allargare questa norma a tutti i clandestini mi sembra sia un vulnus alla ragione e alla coscienza".
Fp-Cgil invita all'obiezione. "A nome e per conto dell'intera Funzione Pubblica Cgil, che organizza, fra gli altri, i lavoratori e i medici del servizio sanitario nazionale, condanno fortemente quanto avvenuto" ha detto Podda. "L'emendamento rappresenta in tutta la sua drammaticità il degrado culturale, valoriale e politico che attraversa la maggioranza di centrodestra sul tema dell'immigrazione". Il provvedimento, ha aggiunto, "rappresenta, inoltre, una grave lesione del principio di universalità del diritto alla salute, e indurrà tantissimi stranieri senza permesso di soggiorno a rinunciare alle prestazioni del servizio sanitario nazionale, con tutto quello che ne consegue per i rischi per la salute di tutti i cittadini".
No dei medici cattolici. Anche i medici cattolici italiani si dicono contrari all'emendamento della Lega approvato oggi dal Senato che autorizza i medici a denunciare all'autorità giudiziaria gli immigrati clandestini. "E' una cosa molto grave - dichiara Vincenzo Saraceni, presidente dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) - perché un conto è denunciare un criminale, un conto un clandestino".
Appello medici stranieri. "Faccio un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché intervenga su questa proposta e faccia in modo di risolvere la questione degli immigrati stranieri irregolari presenti in Italia tramite le vie di collaborazione bilaterale con i Paesi di provenienza" afferma il professor Foad Aodi, docente in Fisiatria presso l'università La Sapienza, presidente dell'Amsi (associazione medici di origine straniera) e del Comai, la comunità del Mondo arabo in Italia, in merito alla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati clandestini. Possibilità che secondo l'Amsi porterà a un drastico calo delle visite agli immigrati stessi, spaventati dal rischio di essere denunciati.
Gino Strada, emendamento anti immigrati. "Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti irregolari" commenta Gino Strada definendo l'approvazione dell'emendamento voluta dalla Lega "una norma stolta prima ancora che perversa". "Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile senza distinzione riguardo al colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali". Questo, sottolinea Strada, è il modo in cui Emercency ha lavorato e continuerà a lavorare "anche nel poliambulatoruio per migranti e persone indigenti di Palermo". "Sono certo che i medici italiani" conclude il fondatore di Emergency, "agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani".
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