sabato 6 febbraio 2010
Accordo tra ministri sugli immigrati Sì al permesso di soggiorno a punti
Obbligo di imparare l’italiano e istruire i figli. O scatterà l’espulsione
ROMA — Sarà un «permesso di soggiorno a punti» quello che verrà rilasciato ai nuovi immigrati regolari. Per avere il permesso bisognerà firmare un «accordo per l’integrazione » ma firmare questo accordo comporterà il farsi carico di una serie di obblighi e di adempimenti che solo se portati a termine permetteranno di raggiungere i 30 punti indispensabili per ottenere il documento. Non basterà più seguire la Bossi-Fini. Come «naturale conseguenza» della legge sulla sicurezza, secondo il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ieri ne ha discusso con il collega del Welfare Maurizio Sacconi, solo se entro due anni l'immigrato in attesa di permesso di soggiorno raggiungerà i 30 punti che gli vengono assegnati avrà il permesso. E dovrà dimostrare di aver superato il corso di lingua italiana, di conoscere la Costituzione, di essersi iscritto al Servizio sanitario, di mandare i figli a scuola.
Se commette reati, i punti gli vengono tolti. Se dopo due anni non raggiunge i 30 punti, ha un altro anno per arrivare al punteggio pena l'espulsione. Il decreto arriverà presto in Consiglio dei ministri. «È la legge sulla sicurezza — ha detto Maroni — che parla di specifici obiettivi da raggiungere nel giro di due anni. E saranno gli Sportelli unici per l'immigrazione a valutare l’immigrato. Se gli obiettivi sono stati raggiunti verrà concesso il permesso di soggiorno, altrimenti ci sarà l'espulsione». Questo sistema, ha aggiunto il ministro, serve a «garantire l'integrazione: io ti suggerisco le cose da fare per integrarti nella comunità. Se le fai ti do il permesso, se non le fai significa che non vuoi integrarti. Lo applicheremo solo ai nuovi permessi con durata di due anni. Ma non chiederemo soldi agli immigrati per i corsi di lingua, faremo tutto noi, per garantire standard uniformi in tutte le province». Insorge l’opposizione: il Pd, nelle parole del capogruppo in commissione Affari Costituzionali della Camera Gianclaudio Bressa, considera il «permesso a punti» una «scandalosa lotteria sociale i cui giudici imbrogliano in partenza» e l’Italia «il Paese più xenofobo d’Europa».
Ma ancor più la responsabile Immigrazione del Pd, Livia Turco, critica questa sorta di «forche caudine che ostacoleranno l’integrazione e favoriranno l’illegalità». Secondo la Turco, «in un Paese come l'Italia dove per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno occorre aspettare più di un anno e dove i corsi di lingua e cultura sono gestiti dal volontariato e dalla Chiesa, non si può fare come se fossimo in Canada. Se Maroni e Sacconi vogliono imitare il Canada o gli altri Paesi che hanno questo sistema, risolvano prima i problemi». Che ci sia bisogno di un controllo severo, anche culturale, su chi resta in Italia lo ha pensato pure il capo della Polizia Antonio Manganelli, che ieri ha sottolineato «il rapporto diretto esistente tra aumento di alcune forme di criminalità e immigrazione clandestina. Se ci si fermasse a studiare i dati invece di fare battaglie ideologiche—ha spiegato Manganelli—si capirebbero meglio i fatti».
Controlli e doveri ma anche diritti e protezione. Dal prefetto del dipartimento delle libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno Angelo Malandrino, è arrivato l’annuncio della chiusura dei Cie di Trapani e di Lamezia Terme, come richiesto da Medici senza frontiere, perché «inadeguati». «Saranno chiusi entro l’anno e stiamo pensando a trovare altri locali », ha detto Malandrino. Il Consiglio dei ministri, su proposta dei ministri Frattini e Carfagna, ha recepito la Convenzione di Varsavia, che prevede che si debbano rilasciare permessi di soggiorno agli immigrati vittime di tratta e ridotti in schiavitù, e che lo Stato debba provvedere alla loro assistenza. E introduce un’aggravante per la falsificazione dei documenti, che colpisce chi sfrutta gli immigrati, come è accaduto a Rosarno. Il recepimento della Convenzione è a firma del ministro degli Esteri Frattini e del ministro per le Pari Opportunità Carfagna. ««Con questa Convenzione si rafforzano le misure a favore delle persone », ha detto Mara Carfagna.
Mariolina Iossa
05 febbraio 2010
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