mercoledì 17 febbraio 2010
Caro Bossi, allora siamo d'accordo. Sull'immigrazione, basta slogan
I fatti di via Padova dimostrano che c'è bisogno di serietà e pacatezza
di Antonio Rapisarda Caro ministro Bossi, vede che, in fondo, avevamo ragione noi? Sì, proprio sul discorso dell'immigrazione, quello che più di ogni altro caratterizza alcuni dei punti forti della Lega. Lo sosteniamo da tempo e in tutti i modi: non basta invocare la sicurezza, serve una politica che adesso metta al centro il tema dell'integrazione degli immigrati. I fatti di via Padova a Milano lo hanno dimostrato: si può intervenire per placare una rissa, o una sollevazione, ma se non si interviene nel tessuto sociale il rischio di tensioni a sfondo etnico è davvero dietro l'angolo. Garantire l'ordine pubblico in questi casi è un fatto legato all'emergenza ma questa non può divenire l'ordinaria amministrazione della realtà.Per questo abbiamo registrato con piacere, proprio nel momento “caldo”, le parole sagge del ministro Roberto Maroni che ha suggerito di far abbassare la “febbre”: «Vanno espulsi i clandestini, ma non si risolve un problema come via Padova con i blitz e le camionette. La soluzione non è lo Stato di polizia». Stessa cosa è avvenuta dopo le sue, di parole («I rastrellamenti? Lasciamoli stare») che, lo sappiamo bene, hanno un grande riscontro tra il suo elettorato. E fatto ancora più significativo, questo è accaduto proprio dinanzi alle dichiarazioni di altri leghisti molto influenti a Milano che avevano invocato addirittura le perquisizioni casa per casa per stanare i clandestini. Insomma, dopo tante provocazioni inutili da parte di esponenti del Carroccio (ricordano qualcosa la stagione delle ronde, la sparata dei vagoni della metro di Milano solo per italiani o l'operazione White Christmas?) è un segnale importante quello che è venuto da lei e da esponenti di primo piano del suo partito.Cosa vuol dire questo? Che ancora una volta è nella gestione del fenomeno che si misura la capacità della politica di superare il clima della propaganda. La stessa reazione dei cittadini al corteo del centrodestra – definito dagli abitanti come strumentale – è il segnale che gli slogan non bastano più. Che adesso i cittadini, italiani e immigrati regolari, si aspettano dalle istituzioni il passo successivo: soluzioni. E questo proprio dal centrodestra che, giustamente, non hai mai sminuito il problema dell'immigrazione incontrollata e che adesso è chiamato a trovare provvedimenti efficaci. Anche perché, e lo sappiamo bene, proprio il centrodestra governa il paese e molti enti locali ormai da tempo. Per cui non si comprende contro chi protestare: non si può sempre abbaiare alla luna prendendosela con il buonismo (vero, per carità) della sinistra italiana. Che ben venga adesso nel governo e nella maggioranza una discussione pacata sulle misure – dai piani urbanistici, alla politica degli affitti, alla necessità di non concentrare cittadini della stessa etnie in uno stesso quartiere – da adottare assieme al rispetto della legalità. Così come ben venga un dibattito sul ruolo della cittadinanza che sia però giudicato in base alla “qualità” dei criteri che si vogliono adottare per aiutare gli immigrati ad uscire dall'isolamento sociale e culturale. E lo stesso criterio invochiamo quando si parla di lotta alla mafia e di contrasto alla corruzione. Sia chiaro, come i fatti di Milano dimostrano, il nostro intento non è di sollevare polveroni. Ma di parlare dei problemi veri, non quelli dettati dalla propaganda spicciola. Niente di più. Ci auguriamo che anche su questo, caro ministro, possiamo essere d'accordo.
16 febbraio 2010
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