mercoledì 10 febbraio 2010
Le Nazioni unite bacchettano l’Italia: «Troppi diritti negati»
Dina Galano
IMMIGRAZIONE. Il ministro Maroni in Africa stipula accordi bilaterali con Ghana e Niger. Ma l’Onu attacca.
Bisognerà attendere fino a domani prima di conoscere il responso definitivo delle Nazioni unite circa il rispetto dei diritti umani in Italia. Nelle more del giudizio, l’esame periodico cui sono sottoposti tutti gli Stati membri e che quest’anno riguarda il nostro Paese ha già fatto trasparire qualche perplessità sulla gestione italiana di immigrazione e minoranze, anche per la presenza di diffuse inclinazioni razziste e xenofobe. Proprio mentre il ministro dell’Interno Maroni è impegnato nella sua “Campagna d’Africa”.
Ieri Niger, il giorno prima Ghana. Seguiranno, in un futuro non lontano, Senegal e ancora altri Paesi dell’area Sub-Sahariana. Un tour istituzionale, quello del ministro, volto a stipulare contratti bilaterali per sconfiggere «immigrazione clandestina, traffico di droga e terrorismo», ma soprattutto finalizzato a rimarcare la linea governativa di contrasto ai cosiddetti “viaggi della speranza”.
Il progetto politico è il medesimo inaugurato con la Libia del Colonnello: spostare la questione immigrazione in terra d’Africa, riducendo l’afflusso dei migranti sulle coste europee. Nei numeri, il Trattato di amicizia Italia-Libia ha funzionato: gli sbarchi clandestini in Sicilia sono passati da 30mila nel 2008 a 3.600 nel 2009. Purtroppo, con sensibili ripercussioni sul rispetto della dignità e dei diritti umani delle persone in fuga, spesso da Paesi in guerra o a rischio umanitario, in più occasioni rimarcate sia dalla Agenzie Onu per i rifugiati sia da organizzazioni internazionali.
Che la frontiera euromediterranea debba trasferirsi su suolo africano, infatti, resta un punto fortemente controverso proprio in ragione delle blande garanzie assicurate dai Paesi di provenienza. Ciononostante, il ministro Maroni ha dichiarato di desiderare che l’Italia diventi «il punto di riferimento dei Paesi africani rispetto all’Europa», vantando «accordi bilaterali ottimi con i Paesi mediterranei nella fascia che va dal Marocco all’Egitto».
La strategia a tu-per-tu ha portato a siglare un nuovo patto di natura tecnica con il Ghana, che prevede azioni di contrasto congiunto all’immigrazione irregolare e l’arrivo nel nostro Paese di poliziotti ghanesi che contribuiranno all’identificazione e ai rimpatri dei clandestini.
Il rappresentante italiano ha ricordato che la collaborazione con Accra si è resa ancor più necessaria alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca: «Erano ghanesi tre dei sei africani uccisi nell’ottobre del 2008 a Castelvolturno - ha sottolineato il ministro - mentre gli incidenti del mese scorso a Rosarno hanno coinvolto 40 cittadini del Ghana». Questi episodi hanno sicuramente giocato un ruolo nella valutazione della comunità internazionale riunita in questi giorni a Ginevra che, in materia di rispetto dei diritti umani, ha sì promosso l’Italia ma con riserva. Quando il Consiglio dei diritti umani dell’Onu formulerà le raccomandazioni finali, tra queste dovrebbe figurare anche l’adesione alla Convenzione internazionale sui diritti dei migranti. Un invito che l’Italia non dovrebbe accogliere perché «sul tema - ha detto il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti - ci muoveremo in linea con gli altri Paesi europei e nessuno dei 27 l’ha ratificata».
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