domenica 10 maggio 2009
Clandestini riportati in Libia, la levata di scudi delle Ong
Di Giampaolo Musumeci
Il forzato ritorno di 227 migranti in Libia ha violato il diritto di asilo di queste persone, ponendole a rischio di trattamenti inumani e degradanti. Human Rights Watch (Hrw) stigmatizza così, dopo la viva protesta della Conferenza episcopale, l’operazione condotta ieri dalle motovedette italiane. “L’Italia si comporta come se avesse fatto qualcosa di positivo rimandando immediatamente queste persone indietro” sottolinea Bill Frelick, responsabile del settore rifugiati dell’organizzazione.
“In realtà, hanno negato a queste persone il diritto di asilo e le hanno messe in una situazione difficile. Sappiamo quanto duramente la Libia ha trattato altri migranti rientrati nel Paese”. I ricercatori di Hrw, che si trovano in Sicilia, dopo aver visitato Malta e la Libia, hanno racconto le testimonianze dei migranti, che parlano di maltrattamenti e detenzioni in condizioni inumane da parte delle autorità libiche. Hrw sottolinea che l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani proibisce all’Italia di rifiutare il diritto di asilo quando vi è il rischio di trattamenti degradanti e inumani.
E la denunce di questo tipo riguardanti il paese del Colonnello Gheddafi sono tante, tantissime. Torture, continui abusi dei diritti umani, vera e propria compravendita dei migranti, come fossero schiavi, connivenza della polizia con i trafficanti, prigionie lunghe e ingiustificate. Vi sono testimonianze di come migliaia e migliaia di migranti siano abbandonati, dopo mesi di prigionia, nel deserto a sud della Libia, al confine col Niger, spesso senza viveri e senza acqua. Per i migranti la Libia è un vero inferno.
La levata di scudi da parte anche di Cei, Vaticano, Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu e opposizione non ferma comunque la nuova strategia del Governo. Proprio oggi Maroni, nel corso della cerimonia per il 157° anniversario della fondazione della Polizia, ha ribadito che l’operazione di ieri, “che ha consentito per la prima volta il respingimento diretto in Libia dei clandestini che si trovavano in acque internazionali, conferma l’avvio di una nuova fase nel contrasto all’immigrazione clandestina”.
“La vita delle persone che disperatamente cercano di sottrarsi alla miseria o alla guerra - ha detto ancora il Ministro - viene per noi prima di ogni altra considerazione e questo principio ha sempre ispirato l’attività di “search and rescue” che le forze di Polizia e la Marina Militare svolgono nel Mediterraneo, spesso anche in acque non di competenza italiana”. Quanto alla mancata verifica se vi fossero o meno le condizioni per la richiesta di asilo, Maroni aveva già liquidato la questione ieri affermando che la cosa spetta alle organizzazioni presenti in Libia e non all’Italia. Riguardo alla possibile presenza di minori segnalata da Save The Children, Maroni ha detto che non gli risultava la presenza di bambini a bordo.
Chiamato in causa durante l’anniversario della Polizia a Piazza del Popolo, anche il Ministro della Difesa Ignazio La Russa è intervenuto sul tema. Quella dei respingimenti, ha detto, è “la soluzione più giusta nei confronti dell’immigrazione clandestina, perché solo così si fa capire che non conviene più sbarcare in Italia. E chi critica questa linea “o accetta che gli immigrati finiscano nei Cie, con inutili sofferenze” oppure “vuole che si eluda la legge”. Per La Russa, la “vera novita”‘ di tutta questa operazione è che la Libia “ha accettato di riprendersi gli immigrati”. E in effetti, questo è un dato eclatante. Da anni il governo libico usa come arma politica la questione immigrazione e il flusso di migranti verso Lampedusa.
I recenti accordi con il governo italiano hanno certamente ammorbidito Gheddafi e reso più piane le relazioni tra i due paesi, anche in considerazione dei risarcimenti (per la guerra coloniale) e degli investimenti milionari che l’Italia si è impegnata a dare: 5 miliardi di dollari in vent’anni, sfruttamento di gas e petrolio libici, con l’Eni in prima linea. E la gestione dell’immigrazione fa parte della contropartita garantita da Gheddafi.
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