giovedì 28 maggio 2009
Immigrati, la Ue: «In Libia l'esame per le domande d'asilo»
L'Unione europea continua a insistere sulla necessità di tutelare il diritto d’asilo dei migranti. Proprio «il diritto d’asilo» è al primo posto dei 3 punti contenuti nella lettera inviata ieri dal vicepresidente della Commissione Ue Jacques Barrot alla Presidenza di turno (Repubblica Ceca). Gli altri due punti riguardano «il rafforzamento delle operazioni condotte dall’agenzia Frontex alle frontiere esterne dell’Ue» e «la cooperazione con i Paesi di origine e di transito per la gestione dei flussi migratori». Bruxelles riconosce alla Libia un ruolo centrale e la possibilità di esaminare sul suo territorio, tramite l’Alto commissariato Onu per i diritti dei rifugiati (Acnur), le domande di asilo. Questa soluzione è caldeggiata anche dal governo italiano. Ma in prospettiva, secondo quanto riferiscono fonti della commissione europea, si penserebbe alla concessione di un contributo europeo di 20 milioni di euro per organizzare la cooperazione tra l’Unione e i partner nordafricani nel settore dell’immigrazione.
Più a lungo termine, invece, si dovrebbe tentare la strada della condivisione, tra i 27, dell’accoglienza dei rifugiati politici. Si tratta di un’altra questione più volte sollevata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il «progetto pilota» dell’Ue sarebbe riservato a coloro che hanno già lo status di rifugiato politico e possono essere trasferiti in un altro paese membro. Tutto dovrebbe svolgersi su base volontaria, sia per il rifugiato, sia per il paese che lo accoglie. Non si esclude, in futuro, di allargare il sistema a nazioni extraeuropee, in particolare dell’Africa del Nord, ma con accordi scritti e con l’intervento dell’Acnur.
In realtà, a Bruxelles non ignorano la difficoltà di attuazione di tali propositi e «la diffidenza» che si potrebbe registrare in alcune capitali dell’Unione. «La realizzazione a livello comunitario è molto difficile, ma intanto proponiamo di cominciare con un progetto pilota a cui può aderire chi vuole – hanno spiegato fonti della Commissione –. È chiaro tuttavia che per dare vita a questo nuovo meccanismo sono necessari ulteriori finanziamenti da parte degli Stati membri».
Le proposte di Barrot saranno sul tavolo del Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Interni che si terrà il 4 e 5 giugno a Lussemburgo. È l’avvio di quella «risposta europea» chiesta con urgenza non soltanto dall’Italia, ma anche dagli altri "soci" (Spagna, Grecia, Malta, Cipro) investiti direttamente dal problema dell’immigrazione clandestina.
Ieri, durante il question time alla Camera, Maroni è tornato ad affermare l’importanza di un sostegno concreto da parte dell’Ue, ma ha ribadito che la politica adottata da Roma funziona. Il centro di prima accoglienza di Lampedusa è vuoto – ha sottolineato – dopo che gli ultimi 20 immigrati sono stati trasferiti in una struttura per richiedenti asilo. E il flusso degli sbarchi «si è praticamente azzerato». Obiettivi raggiunti in 20 giorni, «grazie all’efficace politica di contrasto all’immigrazione clandestina attuata dal governo, che ha messo in atto riaccompagnamenti e respingimenti».
Alla base della nuova strategia c’è l’intesa sottoscritta con la Libia, dalle cui coste partono i barconi carichi di migranti, che dopo un lungo periodo di "distrazione" sta ora collaborando con le autorità italiane. I buoni rapporti tra i due Paesi sono ulteriormente testimoniati dalla visita ufficiale del colonnello Gheddafi, atteso a Roma il 10 giugno. «Una visita storica – ha commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini – è la prima occasione d’incontro in Italia con il leader libico».
Danilo Paolini
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