sabato 9 maggio 2009
Mons. Marchetto, lesi diritti umani migranti
CITTA' DEL VATICANO - Il rimpatrio dei clandestini in Libia "ha violato le norme internazionali sui diritti dei rifugiati", e anche alcune norme del pacchetto sicurezza, come quella sulla denuncia obbligatoria dei medici, preludono a "gravi difficoltà" per la realizzazione dei diritti umani dei migranti in Italia. Lo afferma all'ANSA il segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, Monsignor Agostino Marchetto.
"La normativa internazionale, alla quale si è appellata anche l'Onu - ha ricordato monsignor Agostino Marchetto - prevede che i possibili richiedenti asilo non siano respinti, e che, fino a che non ci sia modo di accertarlo, tutti i migranti siano considerati 'rifugiati presunti''". "Capisco che gli attuali flussi misti complicano le cose anche per i governi - ha aggiunto - ma c'é bisogno comunque di rendere operative le norme concordate e riaffermate più volte nelle sedi internazionali". Mons.Marchetto ha poi ribadito la sua convinzione, già espressa più volte ma non sottoscritta dalle massime autorità ecclesiastiche, che la legislazione italiana in materia migratoria sia macchiata da un "peccato originale" rappresentato dalla volontà di "criminalizzare gli emigranti irregolari", una realtà di fronte alla quale "i cittadini sono posti e devono giudicare". Il segretario del dicastero vaticano per i migranti ha poi elogiato l'azione dei movimenti cattolici che hanno criticato i recenti provvedimenti, auspicando che i loro appelli non rimangano inascoltati. Negare di fatto ai clandestini il diritto alle cure e all'educazione per i figli, pena la denuncia - ha osservato Marchetto - rappresenta "una evidente violazione dei diritti fondamentali della persona". "Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. Per quanto mi riguarda - ha concluso - cerco solo di rappresentare la dottrina sociale della chiesa che, nel valutare la soluzione ad un problema impone di verificare non solo se è efficace, ma se è giusta".
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