domenica 17 maggio 2009
Onu: stop alle deportazioni
L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) ha incontato Maroni e gli ha spiegato che ‘i respingimenti’ sono illegali.
L’Agenzia dell’Onu ha ribadito al ministro leghista che la “nuova politica inaugurata dal governo si pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che trova applicazione anche in acque internazionali”. Un principio “fondamentale, che non conosce limitazione geografica” e che “è contenuto anche nella normativa europea e nell’ordinamento giuridico italiano”.
L’Unhcr ha chiesto a Maroni che il governo italiano “riammetta sul proprio territorio” i migranti che sono stati rinviati in Libia, confermando che tra loro vi sono “persone bisognose di protezione”.
Per l’Alto commissariato “L’Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento”.
Nella mattinata con una arroganza intollerabile Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl aveva detto: “Sul problema dei rifugiati, la cui qualità va filtrata e verificata, occorre una corresponsabilità dell’Europa e dell’ONU, che finora sono stati del tutto assenti. Anzi, come è già avvenuto nel passato per l’ex Jugoslavia (vedi Srebrenica), per il Ruanda, adesso per il Darfur il comportamento dell’ONU è molto discutibile. Non parliamo dell’Unhcr che finora operativamente ha fatto assai poco e che invece ha parlato molto”.
Smentendo le affermazioni di Maroni e Berlusconi, l’Unhcr ha messo in chiaro alcuni numeri. Secondo i dati più del 70 per cento delle 31.200 domande d’asilo presentate nel 2008 in Italia provengono da persone sbarcate sulle coste meridionali del Paese.
Inoltre, il 75 per cento circa dei 36.000 migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2008 - due su tre - ha presentato domanda d’asilo, sul posto o successivamente, mentre il tasso di riconoscimento di una qualche forma di protezione (status di rifugiato o protezione sussidiaria/umanitaria) delle persone arrivate via mare è stato di circa il 50 per cento. Sempre l’anno scorso, infine, la maggior parte delle persone arrivate via mare che ha ottenuto protezione internazionale proviene da Somalia, Eritrea, Iraq, Afghanistan e Costa d’Avorio.
La ‘vergogna’ di aver fatto dell’Italia un Paese che viola i diritti umani non sembra impensierire il centro-destra. I respingimenti “andranno avanti, così come previsto dall’accordo tra Italia e Libia” ha detto Maroni dopo l’incontro con l’Unhcr.
Ieri anche direttore dell’ufficio europeo di Amnesty International, Nicolas Beger, è intervenuto scrivendo una lettera a al commissario europeo per Giustizia, Libertà e Sicurezza, Jacques Barrot, e al collega responsabile per gli Affari sociali, Vladimir Spidla.
Per la più autorevole associazione per la difesa dei diritti civili nel mondo l’Unione europea deve agire in modo “urgente” per garantire che il ‘pacchetto sicurezza’ presentato dal governo italiano non discrimini le minoranze, in particolare, Rom e Sinti
Amnesty ha espresso particolare “preoccupazione” per il fatto che alcuni provvedimenti contenuti nel progetto di legge, varato dalla Camera e adesso all’esame del Senato, “potrebbero non essere compatibili con le norme europee e potrebbero colpire in modo sproporzionato le comunità Rom”. “L’Ue deve condannare ogni provvedimento discriminatorio che non solo viola le norme Ue, ma mette a rischio le componenti più vulnerabili della società” si afferma nella lettera.
“Le comunità Rom, i senzatetto e gli immigranti devono poter accedere all’assistenza sanitaria di base e all’istruzione” ha osservato Berger, sottolineando che l’Ue “non può ignorare la creazione di politiche basate sulla razza in nessuno dei suoi Stati membri e deve seguire da vicino il processo legislativo”. “Il principio di non-discriminazione custodito dalle norme internazionali ed europee deve essere garantito”, ha insistito Berger.
Il dirigente di Amnesty poi ha aggiunto: “L’Unione europea deve condannare urgentemente misure come quelle attuate dal governo italiano in modo da segnalare agli altri Stati membri che nessuna politica di controllo delle frontiere può essere attuata a danno dei diritti umani fondamentali di persone che sono in pericolo in mare e degli obblighi internazionali sui diritti umani”.
Chiedendo al commissario Barrot, di “manifestare queste preoccupazioni” al prossimo consiglio dei ministri degli Interni Ue, in programma in Lussemburgo il prossimo 4 giugno “Amnesty International riconosce i problemi che Paesi come Malta o l’Italia devono affrontare rispetto al problema dei migranti nel Mediterraneo ed è convinta che la solidarietà tra Stati membri su questo tema vada rafforzata”, ma in ogni caso “l’assenza di un accordo su queste misure di solidarietà non può essere una scusa per attuare politiche frontaliere che violano i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati”.
Anche il presidente emerito della Caritas don Giovanni Nervo ha accusato il governo, affermando che “la tutela dei diritti degli immigrati è violata in più punti dal ddl sicurezza”.
Con la caritas anche la Cei. Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, ha detto “Quello che ho detto domenica scorsa, va bene anche oggi”,.confermando il giudizio negativo espresso dai vescovi sul ddl sicurezza, nelle parti che riguardano la questione dell’immigrazione.
Per il presidente dell’Unione camere penali italiane, Oreste Dominioni, Il ddl sicurezza è “scarsamente efficace sul piano della sicurezza: per creare sicurezza non si deve ricorrere all’innalzamento delle pene perchè sono strumenti espuntati a questo fine”.
Dominioni ha espresso “totale dissenso” verso le ronde, perchè “rischiano di fomentare scontri anzichè sedarli. L’esclusività dell’autorità di intervento dello Stato ha proprio questa ragione”.
L’Ucpi è contraria anche “all’escalation che tende a rendere sempre più duro il carcere duro”. Sul prolungamento a 6 mesi della permanenza nei Cie, Dominioni ha ribadito che “non si capisce se ciò sia necessario al fine dell’identificazione e, per di più, se è giusto affidare il caso al giudice di pace: è pericoloso affidare una materia a così alto tasso di emotività a un giudice non professionale”.
No anche al reato di clandestinità, all’aggravante di clandestinità in caso di reato e all’istituzione del reato di oltraggio ,”abolito già dal legislatore pre repubblicano”. “Avevamo mosso delle critiche anche al progetto di Mastella - ha concluso Dominioni - ci sono delle linee bipartisan su queste materie e questo è preoccupante per la cultura civile e giuridica”.
Infine su tutta la materia c’è una interpretazione dell’ex presidente della repubblica Francesco Cossiga. Per l’attuale senatore a vita le affermazioni del presidente Napolitano rappresentano una “censura preventiva alla promulgazione” del ddl sicurezza, approvato ieri dalla Camera e ora all’esame del Senato. “La totalità dei quotidiani e dei telegiornali che più o meno fanno opposizione al governo Berlusconi, e cioè quasi la totalità dei quotidiani e delle televisioni italiane, ha interpretato il discorso pronunciato del presidente della Repubblica come una dura reprimenda per la politica sull’immigrazione svolta dal governo italiano, e come una censura senza appello del ddl sicurezza. Governo e maggioranza anche attraverso le stesse parole del premier negano che le parole del Capo dello Stato abbiano questo significato. Poichè Napolitano non è un qualsiasi politico ma è il capo dello Stato, potremo vedere presto quale delle sue interpretazioni è quella esatta; avendo io da parlamentare e ex capo dello Stato gia dato quella incontrovertibile: una censura preventiva del Capo dello Stato alla promulgazione della legge”.
“Vedremo cioè - ha rilevato Cossiga - se alle parole il Capo dello Stato farà come suo solito seguire i fatti e se si rifiuterà o meno di promulgare la legge e di rinviarla alle Camere per una successiva approvazione”.
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