domenica 17 maggio 2009
DIRITTI UMANI. Respingimento: "pratica illegale" riafferma Unhcr a Maroni, l'Italia accolga i profughi
2009-05-17 Redazione UNIMONDO [ICN-News sito partner]
Foto: Migranti respinti dall'Italia al porto di Tripoli - Foto: CIR
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha reiterato ieri al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e al Governo italiano la richiesta di porre fine alla prassi del respingimento di migranti dalla Libia e di "riammettere le persone bisognose di protezione sul territorio". L'Unhcr ha ribadito al ministro che la nuova politica inaugurata dal governo italiano "si pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951, che trova applicazione anche in acque internazionali". "Questo fondamentale principio, che non conosce limitazione geografica, è contenuto anche nella normativa europea e nell'ordinamento giuridico italiano" - sottolinea l'agenzia dell'Onu.
L'incontro, "caratterizzato da uno spirito costruttivo", si è tenuto ieri pomeriggio presso il Viminale, fra il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni ed il Rappresentante in Italia dell'Unhcr, Laurens Jolles, per discutere delle implicazioni derivanti dalla politica dei respingimenti di migranti e richiedenti asilo verso la Libia attuata recentemente dal governo italiano. Confermando che fra coloro che sono stati rinviati in Libia vi sono "persone bisognose di protezione", l'Unhcr ha rinnovato la richiesta al Governo di riammettere queste persone sul territorio italiano sottolineando che "dal punto di vista del diritto internazionale, l'Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento".
L'Unhcr aveva già espresso nei giorni scorsi con due comunicati la propria "forte preoccupazione" per la prassi dei respingimenti adottata dal Governo - definendola un "radicale mutamento nelle politiche migratorie del Governo italiano" e aveva rivolto un appello alle autorità italiane a continuare "ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell'Unione Europea" e a " riammettere sul proprio territorio coloro che sono stati rimandati indietro dall'Italia e che sono stati identificati dall'Unhcr come richiedenti asilo".
In merito alla possibilità di vagliare in Libia le domande di asilo, l'Unhcr ha sottolineato "che non vi sono al momento le condizioni necessarie per svolgere tale attività". Nel corso dell'incontro l'Unhcr ha discusso col ministro Maroni della possibilità di costituire un tavolo tecnico con le parti coinvolte e la partecipazione dell'Unione Europea, per elaborare una strategia che miri a rafforzare lo spazio di protezione in Libia, ivi compresa la ratifica da parte di questo paese della Convenzione di Ginevra del 1951. Le preoccupazioni dell'Unhcr sono acuite dal fatto che la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra e non possiede una legge sull'asilo né un sistema di accoglienza e protezione dei rifugiati. Ciò nonostante, l'Unhcr sta facendo il possibile per fornire assistenza umanitaria e di base ai migranti rinviati in Libia dall'Italia. Il ministro dell'Interno ha affermato che non intende cambiare linea: "Andiamo avanti con i respingimenti, del problema si faccia carico l'Unione Europea" - ha detto Maroni.
Tra i respinti in Libia lo scorso 7 maggio vi sono 24 persone, per la maggior parte somali ed eritrei, che hanno richiesto al Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) di presentare ricorso contro il Governo italiano presso la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. "La Libia - afferma l'avv. Anton Giulio Lana, del Direttivo dell'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo - non ha aderito alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati e non dispone sino ad oggi di alcun sistema di protezione dei rifugiati. È dunque alto, concreto e documentabile il rischio di rimpatrio in Somalia e in Eritrea o in altri Paesi che violano sistematicamente i diritti umani". "Risulta, inoltre, che le persone respinte in Libia non siano state nemmeno identificate - conclude l'Avv. Lana - non sono state accertate le loro generalità, né tanto meno esse hanno ricevuto un provvedimento individuale di respingimento" -come richiesto dalle norme internazionali. Il Cir ha presentato inoltre una serie di foto scattate al porto di Tripoli all'arrivo dei 238 migranti respinti in Libia lo scorso 7 maggio.
L'Alto Commisariato ha anche presentato al ministro Maroni e reso pubblico un dettagliato documento che riporta il "Parere consultivo sull'applicazione extraterritoriale degli obblighi di non-refoulement derivanti dalla Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e dal suo Protocollo del 1967" (in .doc). "Il principio di non-refoulement (non respingimento) - si legge nel documento - così come enunciato nell'art. 33 della Convenzione del 1951 non implica, come tale, il diritto di un individuo di ottenere l'asilo in un determinato Stato. Esso comunque significa che, anche nel caso in cui gli Stati non siano preparati a garantire asilo a persone che cercano protezione internazionale sul loro territorio, essi devono seguire un percorso che non risulti nel loro trasferimento, diretto o indiretto, in un luogo nel quale la loro vita o libertà sarebbe in pericolo a causa della loro razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche. Come regola generale, al fine di dare attuazione agli obblighi assunti con la Convenzione del 1951 e/o col Protocollo del 1967, agli Stati è richiesto di fornire accesso al territorio e a eque ed efficienti procedure d'asilo agli individui che cercano protezione internazionale".
La pratica del respingimento è stata nei giorni scorsi ripetutamente denunciata dal Tavolo Asilo e da numerose associazioni per la tutela dei diritti umani laiche e cattoliche che hanno chiesto al governo italiano di rimettersi in linea con il diritto internazionale sui diritti umani, a partire dal rispetto del principio di non respingimento contenuto nella Convenzione di Ginevra. Ieri il Presidente della Commissione Libertà civili dell'Europarlamento, Gerard Deprez ha scritto al vicepresidente della Commissione Ue, Jacques Barrot, per chiedere di conoscere "con urgenza" la posizione dell'esecutivo europeo sui respingimenti di immigrati effettuati dall'Italia verso la Libia.
L'Unhcr sottolinea che "il 75% circa dei 36.000 migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2008 - due su tre - ha presentato domanda d'asilo, sul posto o successivamente, mentre il tasso di riconoscimento di una qualche forma di protezione (status di rifugiato o protezione sussidiaria/umanitaria) delle persone arrivate via mare è stato di circa il 50%". "Nel 2008, la maggior parte delle persone arrivate via mare che ha ottenuto protezione internazionale proviene da Somalia, Eritrea, Iraq, Afghanistan e Costa d'Avorio".
Va ricordato che dal marzo 2006, l'Unhcr ed i propri partner, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e la Croce Rossa Italiana (CRI) hanno stabilito un presidio fisso a Lampedusa. Il progetto, finanziato dal Ministero dell'Interno e dal programma ARGO dell'Unione Europea, mira al rafforzamento delle capacità di accoglienza e dei servizi per chi, in fuga da persecuzioni e conflitti armati, rischia la vita per attraversare il Canale di Sicilia. [GB]
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento